Così il battito d’ali di una farfalla in una parte del mondo può scatenare un uragano da tutt’altra parte, così l’abbattimento di un vecchio stadio in Ungheria può collegare tra loro una partita giocata in Russia e un film ambientato in Francia. A inizio novembre, il governo ungherese ha disposto l’abbattimento dello stadio Nandor Hidegkuti di Budapest, per far posto a un nuovo impianto. A molti la notizia non dirà granché, a parte smuovere i ricordi di qualche nostalgico del grande calcio ungherese che fu. Se non fosse che in quello stadio sono state girate le scene della partita di calcio tra prigionieri alleati e militari nazisti del film “Fuga per la vittoria”. Una pellicola che vide impegnate molte celebrità del calcio dell’epoca, da Osvaldo Ardiles a Bobby Moore e che è passata alla storia per una rovesciata di Pelè e un rigore finale parato da Sylvester Stallone.
Kiev: La partita della morte (vera o presunta)
Il film del 1981 è liberamente ispirato a un episodio dell’agosto del 1942. Alcuni militari tedeschi di stanza a Kiev vennero a sapere che in un campo di prigionia erano detenuti alcuni giocatori ucraini, impegnati come lavoratori in un panificio del campo. I tedeschi, per dimostrare la propria superiorità, decisero di sfidarli una partita di calcio. Ai tedeschi si unirono alcuni ungheresi, che però vennero sconfitti 5-1 dallo Start, la squadra che riuniva i detenuti, ex giocatori di Dinamo Kiev e Lokomotiv: il pubblico era tutto per loro e non se la sentirono di perdere. I tedeschi organizzarono così un’altra partita, per il 9 agosto del 1942. Questa fu la “Partita della morte”. Di fronte lo Start c’è il Flakelf, composta da ufficiali tedeschi della Luftwaffe. L’arbitro fu un ufficiale delle SS.
Lo Start vinse 5-3, ma ad umiliare i tedeschi ci pensò un gol non segnato da Klymenko, che dopo aver dribblato mezza squadra avversaria, portiere compreso, si fermò sulla linea di porta ed anziché segnare calciò la palla verso il centrocampo. Un’umiliazione che venne lavata nell’unico modo possibile. L’attaccante Korotkych fu torturato e fucilato. Molti altri furono internati in un lager e uccisi. Ne sopravvissero solo due. Uno era Makar Hončarenko, al quale la Dinamo Kiev ha dedicato una statua.
Lo Start vinse 5-3, ma ad umiliare i tedeschi ci pensò un gol non segnato da Klymenko, che dopo aver dribblato mezza squadra avversaria, portiere compreso, si fermò sulla linea di porta ed anziché segnare calciò la palla verso il centrocampo
Questa è la versione che è arrivata fino ai giorni nostri. Ma da circa vent’anni qualcuno ha messo in dubbio alcuni aspetti di quella partita, che sarebbe stata raccontata come la partita della morte su ordine del governo sovietico, come propaganda antinazista. A porre dubbi sono stati alcuni superstiti che si incontrarono sul campo di calcio di Kiev. Nel 1992 uno dei giocatori, Makar Honcharenko, spiegò che l’arbitro andò negli spogliatoi a parlare con i ragazzi dello Start, non per minacciarli, ma per dire solo: «Vi prego soltanto di giocare correttamente e di stringere la mano ai vostri avversari». Poi venne il turno, 10 anni dopo, di Vladlen Putistin, figlio di Mykhaylo, altro protagonista del match. Vladlen era in possesso di una foto che ritraeva i giocatori russi e tedeschi sorridere assieme a fine gara. Nessuna esecuzione o prigionia per via del risultato, dunque. Ma molti di quei giocatori hanno effettivamente fatto quella fine, anche se mesi dopo la partita. Secondo una recente ricostruzione, gli improgionati che lavoravano nella panetteria avrebbero cercato di mettere del veleno nel pane destinato ai tedeschi e per questo finirono chi subito fucilato, chi imprigionato.
Quarant’anni dopo quella partita, uscì il film “Fuga per la vittoria”. La leggenda narra che quando si procedette alla sceneggiatura, Sylvester Stallone avesse insistito per inserire una scena nella quale lui doveva segnare il rigore decisivo. Erano gli anni in cui Sly godeva dell’enorme popolarità datagli da “Rocky”, film da lui sceneggiato e che fu un enorme successo: girato e prodotto con pochi soldi, incassò milioni di dollari ed arrivò agli Oscar. Stallone sarà accontentato, in parte. Per rendere più credibile il film, il rigore verrà concesso ai cattivi, i nazisti, che lo sbaglieranno: sarà lui a pararlo.
Nel film, ispirato alla partita della morte, il match si disputa tra militari tedeschi e un gruppo di prigionieri di un campo in Francia. Lì comanda il maggiore Von Steiner, che ora è militare ma che ha un passato da buon calciatore, tanto che ha fatto parte della selezione nazionale. Von Steiner riconosce tra i prigionieri inglesi John Colby. Anche lui ha fatto parte della nazionale ed ha giocato in un club inglese, il West Ham. Colby riesce a mettere assieme una squadra di calcio di alleati. Tutti capaci di giocare davvero a calcio. Sì, perché oltre a due attori veri come Sylvester Stallone e Michael Caine, ci sono calciatori del calibro di Pelè (la cui rovesciata è nella storia del cinema), Bobby Moore e Osvaldo Ardiles. Nel film, al gruppo si aggrega anche il canadese Hatch (Stallone), che è stato contattato da partigiani francesi per organizzare una fuga durante l’intervallo della partita.
La leggenda narra che quando si procedette alla sceneggiatura, Sylvester Stallone avesse insistito per inserire una scena nella quale lui doveva segnare il rigore decisivo
Si gioca (per finta) allo stadio di Colombes, dove si disputarono alcuni incontri della Coppa del mondo ’38, anche se le scene si girano in realtà in Ungheria. La fuga non si farà nella pausa, per l’orgoglio dei giocatori nel voler vincere contro i nazisti: ma fuggiranno alla fine, dopo il rigore parato da Hatch.
Qui si gioca la riedizione filmica di quella partita di Kiev. Inaugurato nel 1912, è stata la casa storica del MTK (Magyar Testgyakorlók Köre), la seconda squadra più titolata d’Ungheria, con 23 campionati nazionali vinti dal 1888 ad oggi. La squadra biancoblu può vantare anche una finale europea: quella di Coppa delle Coppe persa contro lo Sporting Lisbona nel 1964.
Lo stadio venne intitolato nel 2002 a Hidegkuti, il giocatore più rappresentativo del MTK e membro della Aranycsapat, la “Squadra d’oro” della nazionale ungherese
Lo stadio venne intitolato nel 2002 a Hidegkuti, il giocatore più rappresentativo del MTK e membro della Aranycsapat, la “Squadra d’oro” della nazionale ungherese che con giocatori del calibro di Puskas e Kocsis vinse la medaglia d’oro ai Giochi Olimpici del 1952 ed arrivò a giocare la finale Mondiale del 1954. Prototipo del centravanti moderno, Hidegkuti giocò nel MTK 328 partite, segnando 238 reti.
Lo Stadion Hidegkuti è entrato ora nel grande progetto del governo ungherese di rivitalizzare il proprio calcio, dopo anni di anonimato. Un progetto che ha visto la costruzione di nuovi stadi e l’intenzione di realizzarne di altri, tra cui il nuovo Hidegkuti. Il vecchio Stadion ha visto entrare le ruspe a inizio novembre 2014 e verrà abbattuto per fare spazio a un nuovo impianto, che nascerà nel 2016.