«È da almeno un anno e mezzo che denuncio questo sistema. Il risultato? Sono rimasto solo, mi hanno isolato politicamente». Riccardo Magi è il presidente dei Radicali. Consigliere comunale a Roma, nel 2013 è stato eletto con la lista civica del sindaco Marino. Un altro marziano in città. «Una definizione che rivendico con un certo orgoglio, visto quello che è emerso in questi giorni». Da tempo Magi denuncia gli sprechi e le stranezze del Campidoglio. Senza risultati. La scorsa estate con una campagna online ha attaccato pubblicamente «l’unica politica adottata a Roma negli ultimi vent’anni, sia dalla destra che dalla sinistra, quella delle spese disastrose e delle clientele». Esattamente un anno fa aveva denunciato lo scandalo della spartizione dei fondi nella manovrina del Campidoglio. Una prassi tutta romana, che per anni ha permesso ai consiglieri di indicare la destinazione di fondi da stanziare con un maxiemendamento al bilancio. Un attacco che gli era costato un duro scontro con l’allora capogruppo del Pd Francesco D’Ausilio. «E quella manovra d’aula – racconta oggi Magi – era solo la punta dell’iceberg di un sistema consociativo molto più radicato».
Insomma, era davvero evidente che a Roma qualcosa non andava?
Ma come si spiega che un consigliere comunale – al massimo delle presenze in Aula si arriva a guadagnare 1.700 euro al mese – in campagna elettorale riesce a spendere 100-150mila euro? E questo fenomeno riguarda anche il sistema elettorale. Come fanno politici che non partecipano mai al dibattito pubblico a prendere fino a 10mila preferenze? Attenzione, perché questa riflessione non riguarda solo Roma. È un tema nazionale che poniamo anche a Renzi. A lungo andare il sistema delle preferenze alimenta le clientele.
Lei si è lamentato più volte della gestione del potere a Roma. La scorsa estate ha lanciato il sito saiperchearoma, poco prima aveva messo in rete la piattaforma opencampidoglio.
Da quando sono entrato in Campidoglio ho sentito l’esigenza di raccontare. Di creare piattaforme online per far luce sulla Metro C, sulla gestione delle municipalizzate, dei campi rom… Anche se ovviamente queste sono iniziative che spettano all’amministrazione. È il sindaco che dovrebbe garantire la trasparenza.
Mai ricevuto pressioni per le sue denunce?
Sicuramente nei miei confronti c’è stato un totale isolamento politico. Le faccio alcuni esempi. Per portare in Aula la delibera sull’anagrafe pubblica dei rifiuti ho dovuto fare uno sciopero della fame di dieci giorni. Per calendarizzare l’altra delibera sul testamento biologico ho dovuto far diffidare il presidente dell’assemblea Mirko Coratti dal prefetto di Roma. Quella era una delibera di iniziativa popolare, doveva essere discussa entro sei mesi. Ci sono voluti cinque anni.
Insomma, anche dal Pd non le hanno reso la vita facile.
Ripeto, un isolamento politico totale. Lo scorso luglio, in occasione del bilancio di previsione 2014, mi sono opposto. In commissione l’emendamento della giunta è arrivato come al solito a notte inoltrata. Io ho votato contro, perché c’erano delle voci poco chiare. E la maggioranza è andata sotto. In quei giorni la voce più insistente che si sentiva in Campidoglio era: “Adesso cacciate Magi dalla commissione bilancio”.
Ha scoperto di essere un “marziano”, un po’ come il sindaco Marino.
Diciamo che mi ci sono sentito parecchie volte.
Era un’offesa, sta diventando un complimento.
Beh, rispetto a certi scenari oggi rivendico con un certo orgoglio il mio essere marziano. Le racconto un’altra vicenda. Mesi fa ho preparato assieme all’associazione 21 luglio un dossier sulla gestione dei campi rom in città. Quando presentammo la nostra iniziativa nel VII municipio, un sedicente responsabile del campo de La Barbuta minacciò di “mandare in coma” il presidente dell’associazione. Insomma, già allora erano evidenti gli interessi che giravano attorno ai 25 milioni di euro spesi ogni anno dal Comune per la gestione dei campi. Guarda caso, adesso leggiamo nelle intercettazioni che si guadagna di più con i campi rom che con la droga.
Un anno e mezzo fa lei è stato eletto nella lista Marino.
Anche se molti colleghi del Pd mi considerano più un rappresentante dell’opposizione che della maggioranza.
Alla luce dell’inchiesta su Mafia Capitale, cosa pensa del sindaco?
Forse non è un caso se nelle ultime settimane abbiamo assistito a una lunga serie di attacchi contro la giunta. Penso ai sondaggi del Pd sul crollo di consensi del sindaco, alla questione delle multe, soprattutto alla vicenda di Tor Sapienza. Su quest’ultima sarebbe interessante approfondire, visto che in molti hanno avuto l’impressione di una rivolta preparata a tavolino. Oggi scopriamo che c’era un business legato ai centri per gli immigrati. Viene da pensare. Chissà, forse se la protesta fosse proseguita sarebbe stato necessario spostare tutte queste persone in altri centri. Magari strutture già pronte a ricevere gli immigrati sull’onda dell’emergenza, con affidamenti diretti…
Adesso Ignazio Marino deve rimanere al suo posto?
Ho sempre avuto molte ragioni per criticare l’azione di questa giunta. Ma ora l’inchiesta della magistratura offre un’occasione unica. Gli equilibri politici in Campidoglio sono stati terremotati. Siamo all’ultima chiamata. Se davvero in questo anno e mezzo il sindaco non è riuscito a dimostrare discontinuità con il passato per la presenza di alcuni “frenatori”, adesso può andare avanti spedito in una coraggiosa azione di risanamento.
Insomma, sì a Marino. Ma a certe condizioni.
Nel giro di settimane e mesi dobbiamo vedere forti elementi di cambiamento. Devono riguardare l’assetto politico della giunta, ovviamente. Ma non solo quello. Penso alla sostituzione dei responsabili dei dipartimenti. A Roma ci sono dirigenti comunali inamovibili, che restano sempre al loro posto.
Ma lei è pronto a entrare in giunta?
Noi radicali andiamo avanti per obiettivi. Se ci si chiarisce e ci si intende su quelli… La giunta deve mettere mano seriamente al sistema delle partecipate, iniziare davvero a tagliare gli sprechi, studiare il progetto della metro C, rivedere subito tutte le gare. A fronte di questi impegni, la mia disponibilità c’è.