Le competenze di comprensione del testo e di calcolo sono fra le principali componenti della produtitività individuale di molti lavoratori, ma soprattuto dei laureati. La prima inchiesta internazionale sulle competenze della popolazione adulta, Oecd Piaac, rende possibile un confrotno fra Paesi che sia il più possibile omogeneo. Le competenze sono misurate attraverso test cognitivi e logici che misurano, grazie a una metodologia psicometrica, le capacità e le competenze di un campione rappresentativo della popolazione adulta di ogni Paese.
Focalizzandosi sul gruppo di età dei 25-34 con una laurea, si può notare come sia per le competenze di lettura che per quelle numeriche i nostri laureati non brillino certo nel contesto internazionale. Sono ultimi nel primo caso, penultimi nel secondo, sebbene in questo ultimo caso l’errore campionario di stima ci riserva il margine del dubbio che il nostro Paese sia “solo” nel gruppo dei peggiori. Una magra consolazione. Se invece di concentrarsi sulla stima della media campionaria, si considera l’intera distribuzione, si può notare come nei confronti di Germania e Francia i nostri giovani laureati si distribuiscano con una coda molto lunga su punteggi medio bassi. L’area al di sotto della curva misura la densità relativa del fenomeno, e per l’Italia tale superficie è ben più grande per punteggi relativamente bassi, rispetto ai nostri due maggiori partner europei. Le nostre università, e le nostre scuole in genere – studi simili hanno infatti mostrato che tale gap esiste almeno sin dai 15 anni – formano perciò laureati in gran parte mancanti delle competenze necessarie per essere competitivi sul mercato del lavoro.