«Io stagista (gratis) in un ministero di nullafacenti»

«Io stagista (gratis) in un ministero di nullafacenti»

Come la pensano gli italiani lo si può comprendere anche dalle lettere ai giornali. C’è un sito, in Italia, che, quotidianamente, pubblica le lettere più interessanti, www.carodirettore.eu, nato per iniziativa dell’Azienda di soggiorno e turismo di Bolzano. Linkiesta ne propone qualcuna, rimandando al sito i lettori che vorranno avere un panorama ancora più vasto di ciò che gli italiani scrivono ai giornali, quotidiani e periodici.

Repubblica 6 dicembre

L’immoralità dilaga perché sono saltati i controlli (e altri salteranno)

Il livello della classe dirigente e della sua moralità è sceso parecchio, però dobbiamo, credo, rilevare che una grossa fetta di responsabilità ce l’hanno coloro che hanno in pratica smantellato i controlli amministrativi sugli atti comunali. La Costituzione (artt. 125, 130) disegna uno Stato “verticale” con gli Enti locali sottoposti al controllo di uno Stato ancora fondato sui prefetti (Giunta provinciale amministrativa, ecc.). Poi sono venute le Regioni e istituiti i Coreco, prima tecnici, poi per lo più politici, quindi meno penetranti. Infine, con la sciagurata riforma del Titolo V della Costituzione del 2001 in nome di una malintesa “semplificazione”, Enti locali, Regioni, Stato sono stati messi sullo stesso piano; così i controlli di organismi “neutrali” sono praticamente evaporati, salvo quelli, tardivi, della Corte dei conti. L’elezione diretta del sindaco e dei “governatori” ha poi tolto poteri di controllo alle assemblee elettive, quindi alle opposizioni. Tutti insieme allegramente senza, di fatto, più controlli. Ora il governo propone che i segretari comunali vengano nominati da sindaci e giunte e non più selezionati attraverso concorsi. Un altro controllo che salta. Facciamoci gli auguri.

Vittorio Emiliani, [email protected]

Io stagista (gratis) in un ministero tra impiegati nullafacenti

Ho 27 anni e sto facendo un dottorato in Italianistica alle università di Strasburgo e di Pisa. Mi considero una cittadina europea. Nonostante tutto, vorrei lavorare in Italia, il mio Paese: qui ci sono le mie radici e le persone che amo. Eppure questo desiderio si fa sempre più lontano. Ho appena terminato un periodo di stage (non retribuito, ovviamente) in un ministero italiano. Molti amici mi hanno detto che avrei perso tempo e che lavorare gratis è un’offesa ai miei studi. Ma io sono andata avanti, fiduciosa. Che cosa ho trovato? Negli uffici ministeriali pascolano impiegati entrati con concorsi di anni luce addietro, che non sanno usare la posta elettronica, che guardano l’orologio aspettando l’uscita. I pochi giovani sono precari, con stipendi da fame. Ho provato a dire la mia, ma ero solo una “stagista”. In Francia ho insegnato all’università. In Italia i giovani non vengono considerati una risorsa, ma un peso. Vengono tenuti in sospeso tra un contrattino e l’altro. Le nostre idee potrebbero salvare il futuro, ma non c’è posto per noi.

Lettera firmata

Corriere della Sera 6 dicembre

Nessuna sanzione se non hai il Pos

Lo studio medico privato al quale mi sono rivolto per una prestazione, all’atto del pagamento, dichiara di non disporre del Pos per l’utilizzo di carte di credito e di bancomat. Alla mia reazione stupita, mi viene risposto che la mancanza di sanzioni per l’inadempimento induce a non utilizzarlo mantenendo il contante come unica alternativa di pagamento. Sono stato quindi invitato a raggiungere il bancomat più vicino per prelevare quanto necessario. È questa l’efficacia delle norme per la riduzione dell’utilizzo del contante?

Marcello Airaghi, [email protected]

ItaliaOggi 6 dicembre

Chi sono io per giudicare? E poi, Francesco, critica tutti

S’allunga ogni giorno la lista di coloro che il Papa della misericordia mette all’indice. Ieri Francesco ha bacchettato i “cristiani vanitosi”, ossia “cristiani dell’apparenza”, per i quali la fede è come un po’ di trucco e “basta un po’ di pioggia che se ne va via”. Prima ancora c’erano stati i vescovi che si pavoneggiavano, quindi i credenti che facevano troppo can can allo scambio della pace e quelli convinti che la “Madonna sia una postina”. E molti altri. Bergoglio sembra che non riesca a dire le cose, bellissime , che sa dire, senza trovare, contestualmente, qualcuno su cui puntare il dito. Che in genere lo trova dentro la Chiesa. Lui che, un giorno, ha acceso le speranze di mezzo mondo, dicendo: “Chi sono io per giudicare?”.

Goffredo Pistelli

Libero 6 dicembre

Chiediamo agli italiani di affidare il governo ai carabinieri

Nel maggio 2012 scrissi a questa rubrica, che poi ha gentilmente pubblicato, che era necessario affidare il governo agli uomini dell’Arma dei Carabinieri (con tutte le accortezze del caso). Oggi alla luce dei fatti di Roma, ne sono ancora più convinto. Perché non lanciate un sondaggio sull’argomento? Ci saranno belle sorprese.

Sandro Ricci, Terni

Corriere della Sera 7 dicembre

Dopo il presepe potrebbero infastidire anche Dante, Manzoni, Leonardo…

Il preside di una scuola di Bergamo ha vietato il presepe perché può essere «occasione di discriminazione». Ha ragione: in una scuola pubblica certa discriminazioni non devono essere ammesse. Ma allora perché non fare le cose al completo? Via Dante, Petrarca, Manzoni, D’Annunzio, Leonardo, Marconi, Colombo, Vespucci ecc. ecc. Sono tutti «esemplari» della nostra cultura che potrebbero infastidire…

Severino Storti Gajani, Usmate (Mb)

Singolare che contro la corruzione nessuno scioperi

I sindacati hanno confermato lo sciopero contro il provvedimento del governo che ormai è legge. Ma, in tutti questi anni di scandali, concussioni, tangenti, non ho mai sentito che invitassero a manifestare contro queste ruberie che danneggiano tutti i cittadini e penalizzano i lavoratori che operano con onestà e abnegazione.

Annibale Antonelli, Formia (Lt)

Repubblica 7 dicembre

Il presepio ha un valore che è comunitario

Leggo su Repubblica il titolone: «Leghisti e Le Pen alla battaglia del presepe. “Lo difendiamo noi”». Trasecolo, m’indigno. Perché sono da sempre un difensore di quello che amo chiamare – con il callo del dialetto – presepio, senza essere per questo né leghista né lepenista né passatista. Difendo un ricordo d’infanzia, difendo il valore simbolico di un rituale che diventava comunitario: bambini e adulti insieme per costruire la memoria di un evento che suona universale. Ma del fatto che la politica e l’ideologia ci si mescolino – pur capendo bene che le cose mutano e i panorami interculturali diversamente si disegnino imponendo aggiornamenti e correzioni – non mi capacito e mi dico: ma guarda un po’, forse che alla capanna non possono convenire gli uomini di ogni credo e religione? Forse che non possono su quella soglia essere convocati tutti i derelitti del mondo, non importa da quali culture e da quali geografie provenienti? E scavalco gli ostacoli di mezzo, brucio ogni bandiera sventolata per pretesto. E mi attengo al testo: a quell’annuncio che da quella capanna parla per tutti, senza escludere nessuno. Nemmeno i leghisti. Nemmeno i lepenisti, della cui difesa, tuttavia, può anche fare a meno.

Giovanni Tesio, Torino

Cosa mi ha insegnato l’autogestione

Per il quarto anno consecutivo ho partecipato alla settimana di autogestione del mio istituto. Cosa ne ho ricavato? La maturità tanto ambita non si ottiene semplicemente dal rapporto che c’è tra il banco e la cattedra, non si ottiene stando sempre chini sui libri. Auto-gestire vuol dire responsabilizzarsi. E mi sono accorto di quanto queste 4 settimane siano state fondamentali per la mia crescita. L’autogestione non è semplice protesta, è molto più: se fosse possibile la metterei obbligatoria in tutte le scuole per ogni anno. Autogestione è vedere quel tuo amico sempre in ritardo che entra per primo a scuola per assolvere al suo compito. O quel ragazzo che ieri buttava la carta a terra che oggi lavora duramente per pulire la scuola. Autogestione è dibattere questioni politiche attuali e imparare ad ascoltare l’opinione altrui, a ragionare con la propria testa. Non vedo che cosa ci sia di sbagliato.

Claudio Macchiarella, Bagheria (Palermo)

Corriere della Sera 8 dicembre

L’evasione fiscale è un fenomeno trasversale

Cosa ho portato all’attenzione della Corte dei Conti che non è piaciuto all’ex ministro Vincenzo Visco (Corriere di ieri)? Sostanzialmente che, laddove si sottolinea che l’81,4% del gettito Irpef deriva da contribuenti il cui reddito prevalente è da lavoro dipendente o da pensione, sarebbe opportuno evidenziare anche che questa tipologia di contribuenti corrisponde all’82,7% del totale. Anche i dati della media individuale dell’Irpef netta versata dimostrano che è avventato parlare di “ingiustificata grave sperequazione” tra il livello di contribuzione delle diverse categorie: 5.240 euro per i dipendenti, 3.770 per i pensionati, 4.880 per i piccoli imprenditori, 15.110 per gli autonomi. Per tacere dell’Irap. Questi numeri, ovviamente, non implicano affatto che non si debba essere determinati nel combattere l’evasione; implicano solo la consapevolezza che si tratta di un fenomeno trasversale, con una distribuzione di intensità che varia senz’altro, ma solo in funzione di modalità tecniche di prelievo e non di diverse tensioni etiche categoriali. Questa consapevolezza è decisiva proprio per combattere l’evasione con maggiore efficienza. Perché è chiaro che solo una politica capace di costruire attorno a sé un patto tra gli onesti delle diverse categorie può spezzare quel circuito di evasione e corruzione devastante per il Paese che il puro e semplice conflitto categoriale, tanto caro ad alcuni, ha invece aiutato a incancrenirsi. Aggiungo infine che la vera lotta all’evasione è cosa diversa dalla mera caccia al gettito degli anni passati, fatta con la carota pelosa dei condoni o con il bastone ferrato dell’ideologia strisciante, a seconda del proprio presunto elettorato di riferimento. E sottolineo presunto perché, se gli ex ministri non se ne sono accorti, dopo 15 anni di queste politiche, sono sempre di meno i cittadini che vanno a votare.

Enrico Zanetti, sottosegretario all’Economia

Repubblica 9 dicembre

Chi non vuole l’Europa non sa nulla del passato

Leggendo su Repubblica del 29 novembre scorso le parole di Umberto Eco ai giovani sulla necessità dell’Europa ho ricordato la mia adolescenza, vissuta fra le macerie di Milano. La paura, la fame, le alzatacce notturne al suono delle sirene. La discesa per le scale, la mano stretta a quella di mio padre, fino alla cantina, con gente terrorizzata. La tessera annonaria non offriva nemmeno il minimo per saziarci. Alla borsa nera cibo a prezzi da strozzinaggio. Ho ricordato le fughe per strada al rumore di un aereo che chiamavamo “Pippo”: mitragliava chiunque vedesse. Rivedo i morti, i feriti di ogni notte, raccolti la mattina dopo dagli uomini della protezione antiaerea. Eco ha ragione: i giovani d’oggi devono prendere coscienza di quanto valida sia la Ue, grande conquista di pace. I partiti che ne auspicano un ritorno al nazionalismo non sanno bene di che parlano.

Luigia Bimbi, [email protected]

Corriere della Sera 9 dicembre

Con Schroder la Germania se ne infischiò del patto di stabilità

Nel suo ultimo libro, Helmut Kohl accusa Gerhard Schröder di essere stato il responsabile della crisi che attraversa l’Ue. E ricorda che la Germania, nel 2003 guidata da Schröder, superò i parametri di Maastricht, presentando un bilancio con un debito dell’82% rispetto al Pil, infischiandosene quindi dei patti di stabilità e delle norme di bilancio. Perché oggi la Germania si irrigidisce, predica e pretende rigore e austerità, anziché essere riconoscente verso quei Paesi (che non si opposero nel 2003, Italia compresa!) che chiedono all’Ue una certa flessibilità per rientrare con maggior tempo nei parametri di Maastricht?

Giovannino Gliozzi, Reggio Calabria

Vorrei una classifica delle città in base alla corruzione

Periodicamente viene stilata la classifica delle città dove si vive meglio. Penso che, ora come ora, la gente gradirebbe vedere la classifica delle città con meno corruzione e più trasparenza nelle spese pubbliche. Avrebbe di che complimentarsi e provare un po’ di invidia…

Alessandro Prandi, alessandro.prandi51@ gmail.com

ItaliaOggi 9 dicembre

Mantova, giornali per il sindaco. Ma con lo sconto

Quotidiani, nel senso di giornali, con lo sconto. E’ l’obiettivo, evidentemente nell’ambito di una campagna di austerità, che si sono posti al comune di Mantova, settore Affari generali e istituzionali-segreteria del sindaco, che ha indetto una gara per la “fornitura”, nel 2015, di ben cinque quotidiani, tre al sindaco e due all’ufficio stampa. Con consegna tassativa alla portineria del comune entro le 8 e a casa del sindaco, il sabato e i festivi. La “fornitura” sarà “affidata al rivenditore che proporrà il prezzo più basso”.

Ugo Vigna

Messaggero 9 dicembre

Quando a comandare è l’audience

Com’è cambiata la scala dei valori! I media, ben lontani da uno scopo educativo, non fanno altro che inseguire l’”audience”, lo “share” a prescindere da quanto sia eticamente corretto il prodotto fornito, palesando l’assenza totale di qualsiasi etica di riferimento. Si corre sul filo solo delle eventuali denunce all’ombra di una legalità anch’essa ampiamente inesistente e chiamata in causa solo per il “diritto” ma non per la giustizia, essendo consapevoli di quali danni possa provocare alla giustizia, l’applicazione del diritto viste le numerose leggi italiane: tutto legale, anche il contrario.

Arcadio Damiani, Pescara

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