Portineria MilanoL’ombra nera di Mafia Capitale si allunga su Londra

L’ombra nera di Mafia Capitale si allunga su Londra

Era pronto a fuggire, Massimo Carminati. L’ex terrorista nero, protagonista della Mafia Capitale, aveva fiutato il pericolo dell’arresto ed era pronto a lasciare l’Italia. Ne sono certi gli investigatori, che al termine della lunga indagine hanno deciso di intervenire senza perdere tempo. Quando i carabinieri del Ros fermano Carminati in una stradina di campagna vicino alla sua abitazione di Sacrofano – alle porte della Capitale – sono convinti che il boss ha già pianificato la fuga all’estero. Probabilmente a Londra, come risulta dalle carte dell’ordinanza di custodia cautelare che ha sgominato la Cupola. In Inghilterra Carminati ha acquistato un immobile, così rivelano le intercettazioni in mano ai magistrati. Un appartamento nel lussuoso quartiere di Notting Hill. 

E sempre nella City Carminati ha rivelato ai sodali di voler effettuare alcuni investimenti economici. Soprattutto immobiliari, ma anche qualche attività commerciale. Magari da affidare al figlio Andrea. Come emerge dalle carte dell’inchiesta, il contatto nella capitale britannica è Fabrizio Franco Testa (anche lui in arresto, ndr), manager e presidente di Tecnosky del gruppo Enav, uomo molto vicino all’ex sindaco Gianni Alemanno. I magistrati lo descrivono così: «È la testa di ponte dell’organizzazione nel settore politico e istituzionale, coordina le attività corruttive dell’associazione, si occupa della nomina di persone gradite all’organizzazione in posti chiave della pubblica amministrazione».

LE RIVELAZIONI DEL FIGLIO DI ROBERTO CALVI

È la storia che si ripete. Forse persino inconsapevolmente. Perché Londra non è una città qualsiasi. All’ombra del Big Ben negli anni si è rifugiata una lunga schiera di neofascisti italiani. Un esilio reso più agevole dalle complesse procedure per l’estradizione. Una destinazione quasi obbligata, dopo la caduta del regime di Francisco Franco in Spagna. Sono storie di terroristi neri e di stragi impunite. Ma anche di misteri e leggende. Gli anni di piombo, la massoneria coperta, i servizi segreti. Qualcuno ha ipotizzato persino il coinvolgimento dell’MI6, gli 007 britannici. Interessati ad assoldare alcuni estremisti italiani come informatori. O più semplicemente a proteggerli: un debito d’onore dopo la prima guerra civile in Libano, quando alcuni camerati si unirono alle Falangi Libanesi di Bachir Jemayel sostenute all’epoca anche dall’esercito inglese. Sono trame mai chiarite, oscure, che dalla stazione di Bologna arrivano fino al Ponte dei Frati Neri, lungo il Tamigi. E lambiscono la vicenda del banchiere Roberto Calvi, trovato impiccato sotto il Blackfriars Bridge nell’estate del 1982. 

È proprio Carlo, il figlio dell’ex numero uno del Banco Ambrosiano, ad aver indagato a fondo sul sistema di relazioni che ha tutelato gli estremisti neri in fuga Oltremanica. Calvi ne ha parlato per la prima volta nel 2012, in un’intervista al settimanale Sette concessa al giornalista Ferruccio Pinotti, autore del libro Poteri Forti. Oggi conferma tutto a Linkiesta. «Quando io e mia madre siamo arrivati a Londra nel 1982 – spiega – ci siamo resi conto che c’era un distaccamento della banda della Magliana e di diversi esponenti dei Nar, era evidente». Il figlio del banchiere, che ora vive in Canada, ha raccontato l’esistenza di un’internazionale nera – una Spectre, per citare Ian Fleming – che dopo il piombo degli anni 70 diede rifugio a tanti neofascisti italiani accusati o sospettati di terrorismo. Calvi sostiene di aver speso 20 milioni di dollari per ricostruire con l’agenzia investigativa americana Kroll le trame che legano estrema destra, banda della Magliana e finanzieri spregiudicati. «A Londra esiste una misteriosa rete, la League of Saint George, che offre ospitalità ai terroristi neri di tutto il mondo. Ha anche un braccio finanziario, il Saint Michael’s the Arcangel Trust, un piccolo quanto ricchissimo gruppo nazista in contatto con personaggi e fondi delle ex SS».

Del resto la morte del padre s’intreccia suo malgrado con la storia della Banda della Magliana.  Ci sono i rapporti mai del tutto chiariti con il boss mafioso Pippo Calò e con Ernesto Diotallevi, altro personaggio di spicco della banda che imperversava a Roma tra gli anni ’70 e ’80. La stessa dove Massimo Carminati era conosciuto come “il Nero”, il braccio armato, l’esperto di esplosivi e pistole. Dal passato al presente. Nelle carte della procura di Roma compaiono persino i nomi del boss della banda Danilo Abbruciati e dell’ex capo mafia Stefano Bontate. Mondi che s’intrecciano. Calvi lo ha ribadito nell’intervista: «Oltre ad aver creato a poco a poco una rete di mutuo soccorso che è divenuta un piccolo impero economico, questi estremisti di destra avevano rapporti con i servizi segreti inglesi».

NEOFASCISTI A LONDRA

Misteri ancora da chiarire. Di certo negli anni Ottanta alcuni estremisti neri hanno trovato rifugio proprio a Londra. «Basterà ricordare – scrive Carlo Calvi in una memoria che ha consegnato a Linkiesta – che secondo l’Interpol 17 su 19 attivisti dei Nar che hanno lasciato l’Italia tra il 1981 e il 1982  sono diventati residenti permanenti nel Regno Unito». Per ricostruire alcune vicende legate a quel periodo è utile leggere i vecchi resoconti stenografici della Camera dei deputati. Nel 1986 un gruppo di deputati del Partito Comunista – tra loro c’è anche Luciano Violante – interroga il governo sulla presenza a Londra di alcuni «terroristi neofascisti che risiedono impunemente da molti anni fuori d’Italia». A Palazzo Chigi c’è Bettino Craxi, il Guardasigilli è Mino Martinazzoli. Ma a chiarire la vicenda è il sottosegretario alla Giustizia Antonio Carpino.

Il rappresentante del governo conferma la presenza a Londra di diversi latitanti italiani, colpiti da «numerosi provvedimenti restrittivi della libertà personale». Alcuni sono coinvolti più o meno direttamente nell’esperienza dei Nuclei armati rivoluzionari. A Montecitorio Carpino fa i nomi di Massimo Morsello e Roberto Fiore, che pochi anni dopo avrebbero dato vita al movimento di Forza Nuova. Il primo, conosciuto nell’ambiente anche per l’attività di cantautore, sarà soprannominato il “De Gregori nero”. Il secondo è ancora oggi il leader politico del movimento. Nell’intervento del sottosegretario si leggono anche i nomi di Stefano Tiraboschi e Marcello De Angelis, anche loro a Londra. «Tutti esponenti – così dice Carpino – di movimenti eversivi di estrema destra». 

Ma riportarli in Italia è impossibile. Il governo rivela di aver richiesto al Regno Unito l’estradizione del gruppo con tre diverse note, datate il 19 settembre, l’8 ottobre e il 14 novembre 1981. Sempre senza risultato. Il magistrato britannico non ha accolto la richiesta per insufficienza di prove. È Carpino a spiegare in Aula che «i giudici inglesi, chiamati a pronunciarsi sull’ammissibilità delle prove offerte dalle autorità italiane, avevano ritenuto le stesse in buona parte inammissibili. Più esattamente tali erano stati giudicati sia i rapporti di polizia sia la maggior parte delle deposizioni testimoniali trasmesse, trattandosi per lo più di notizie apprese da terzi e comunque di prove di natura meramente indiziaria». 

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter