I soldi di Mosca rischiano di spaccare ancora di più la Lega Nord di Matteo Salvini, da tempo ai ferri corti con Flavio Tosi, il sindaco di Verona pronto a correre per la leadership del centrodestra. Se a Bergamo qualche giorno fa, in occasione del Berghem Meeting, proprio Salvini rispondendo a una cronista aveva detto «basta divisioni e distinguo dentro la Lega», questa volta la bordata è arrivata dall’estero, dalla capitale russa. Perché la frase del leader leghista sui soldi in prestito dalle banche moscovite, con il passaggio su Ca de Sass («Lo accetterei da chiunque mi offrisse condizioni migliori di, per esempio, Banca Intesa») non è parsa una battuta lanciata lì a caso. Anzi. C’è chi l’ha letta come una frecciata contro Antonio Fallico, il numero uno di Banca Intesa in Russia, ex Pci e siciliano di Bronte, amico di Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, personaggio tra i più potenti nelle relazioni tra Vladimir Putin e il nostro Paese. Ma Fallico è al contempo un grande amico di Tosi, anche perché proprio a Verona c’è da pochi anni il Consolato Onorario della Federazione Russa di cui è il numero uno. Era il 28 novembre del 2008 quando presentò questa piccola ambasciata insieme al primo cittadino scaligero.
C’è quindi un fronte bancario russo dentro la Lega Nord? Di certo attaccare in questo modo una delle banche più importanti in Italia non è stato casuale. Fallico, già professore universitario sempre a Verona, ha iniziato la sua carriera da banchiere nella Banca Cattolica del Veneto. Il suo mentore fu però Paolo Biasi, attuale presidente di Cariverona, azionista di Unicredit, fondazione legata a doppio filo con il comune scaligero. A dirlo fu lo stesso Fallico in un’intervista al giornalista del Corriere della Sera Feruccio Pinotti: «La Cattolica venne incorporata e fusa nel Nuovo Banco Ambrosiano il 31 dicembre 1989. Chi mi diede fiducia fu Paolo Biasi, allora vicepresidente della Cattolica, che un giorno disse al vicedirettore generale: «Questo è il nostro uomo a Mosca”, accreditandomi ancora di più ai vertici del nuovo gruppo». E l’uomo di Mosca – che conosce Putin da più di trent’anni da quando il presidente era vicesindaco di San Pietroburgo – ha già fatto sapere cosa ne pensa di Salvini in una chiacchierata con il settimanale russo Vlast (Potere). Alla domanda «al posto di Putin, come accoglierebbe la richiesta di amicizia di Salvini?”, la risposta è stata: «Con molta cautela».
Cautela che si vede nella Lega di Tosi, poco incline alla svolta lepenista salviniana, stesa sugli euroscettici e sulla destra europea. Il primo cittadino veronese parla da tempo con il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano, ma soprattutto con un (guarda caso) altro ex Banca Intesa pronto a scendere in politica, ovvero Corrado Passera. L’idea è quella di cercare consensi al centro, dando alla Lega una impostazione meno radicale. Il punto però sono sempre i soldi. Che continuano a diminuire in un Carroccio che ha dovuto già chiudere il numero cartaceo della Padania e che vede diversi dipendenti della sede di via Bellerio già in cassa integrazione. «I soldi di Putin» come qualcuno li ha ribattezzati pensando al prestito di 9 milioni di euro ottenuti dal Front National di Marine Le Pen potrebbero essere molto utili. Anche se l’ex leader del Carroccio Umberto Bossi ha spesso mostrato diffidenza riguardo la possibilità di ottenerli.
Del resto, che Salvini stia cercando di arrivare a chiudere un accordo pecuniario, dopo ben tre viaggi nell’ex Unione Sovietica, è ormai chiaro a tutti. Ma la questione appare sempre più spinosa. Il giro russo di Salvini può puntare in particolare, tramite l’associazione Lombardia Russia, su Oleg Osipov, direttore del Centro Russo di Scienza e Cultura in Italia. Sarebbe lui, insieme con l’europarlamentare Mario Borghezio, a tenere i rapporti con i partiti politici filo Putin a Mosca. Di certo vanta maggior spessore politico e di relazione Fallico, uno che da diversi anni organizza a Verona il Forum Euroasiatico, un vertice che può contare tra gli invitati Intesa Sanpaolo, Gazprombank e appunto Banca Intesa Russia. Fallico fu persino, secondo alcuni, citato da Wikileaks per come intermediario tra lo stesso Putin e Berlusconi, cosa poi che lui stesso smentì: « Che Salvini abbia lanciato un messaggio? A Berlusconi perché Di certo c’è che a Mosca vale una regola «non si muove foglia che Fallico non voglia».