«Le mie riflessioni avranno come destinatario chi presto mi succederà come Presidente della Repubblica». Così inizia il discorso di fine anno del Presidente Napolitano. «Sento il peso dell’età», prosegue il Presidente e a chi gli chiede di proseguire, risponde che ha «il dovere di preoccuparsi di segni di affaticamento e di trarne le conseguenze».
Lo scorso anno, ha continuato Napolitano, «speravo di vedere almeno iniziare le riforme istituzionali», e oggi, a distanza di un anno, «il sogno si è avverato». Plausi a Renzi, per il suo «vasto programma di riforme» e per aver iniziato un proficuo dialogo «con le forze esterne alla maggioranza».
Gli Stati Uniti, da cui partì la crisi, «vedono la loro economia ripartire», mentre l’Italia sta provando a convincere l’Europa a promuovere una crescita condivisa: «Ma non c’è niente di più pericoloso di chi vuole il ritorno alla Lira».
«Ho fatto del mio meglio in questi anni per rappresentare e rafforzare l’unità nazionale, per sanare le ferite che aveva subito. Se vi sono riuscito toccherà a chi analizzerà il mio operato», afferma il Presidente, che torna a rimarcare la necessità «del confronto tra gli opposti schieramenti». In questa direzione «si sta andando avanti» e questo «è l’unico modo in cui si può andare avanti».
Cita Fabiola Gianotti, Samanta Cristofoletti, il medico di Emergency Fabrizi, i soccorritori del naufragio della Norman Atlantic, per dire che «la forza dell’Italia è il capitale umano». E Papa Francesco, cui si associa nel monito contro «il rischio dell’indifferenza globale». La globalizzazione, continua, «ha portato pace», ma quest’anno abbiamo visto l’imbarbarimento imporsi «sulle rovine dell’Iraq e della Siria» o ancora «nelle regioni-ponte tra la Russia e l’Europa».
Cita i fab lab, Napolitano, come esempio di giovani «che reagiscono alla crisi e non stanno con le mani in mano di fronte alla disoccupazione». Ciascuno faccia la sua parte al meglio, continua, per ridare all’Italia un futuro: «Che il 2015 sia un anno fecondo per il nostro Paese, le nostre famiglie, i nostri ragazzi».