Non sono ancora chiari i motivi dell’arresto di Giulietto Chiesa, l’ex europarlamentare per l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, già corrispondente dell’Unità da Mosca. Sul suo blog sono diversi gli interventi a favore della Russia di Putin, come nell’ultimo editoriale video.
In Estonia, dove è stato arrestato Chiesa, la popolazione russa costituisce circa un quarto degli 1,3 milioni di abitanti e vive principalmente a Tallinn e nelle province più orientali. Negli ultimi anni, i rapporti tra l’etnia di lingua russa e quella maggioritaria sono stati spesso molto difficili, visto che dopo la fine dell’Unione Sovietica rimangono aperte molte questioni riferite alla cittadinanza e al riconoscimento delle minoranze linguistiche (il russo non è riconosciuto come lingua ufficiale del paese).
Rispondendo a un lettore, pochi giorni fa, come si può leggere sul suo sito, spiegava: «Putin è accusato di tutte le nefandezze. Prima, quando era molto amico dell’Occidente, nessuna accusa. Adesso, da quando difende gl’interessi nazionali della Russia, è diventato un dittatore da eliminare. Che sia stato lui a fare uccidere la Politkovskaja è una accusa senza il minimo fondamento. Che in Russia si uccidano i giornalisti perché fanno il loro mestiere è vero. Da noi si sono uccisi magistrati per decenni. Negli Stati Uniti la polizia spara sui neri, anzi sui bambini neri. Ma il livello degli scandali occidentali è manovrato politicamente. Per cui il pubblico “vede” le nequizie russe (tutte addebitate al “dittatore”) ma non vede quelle occidentali, che vengono dimenticate. Diritti umani? In Russia la pena di morte non c’è più, negli USA c’è ancora. In America c’è meno libertà religiosa che in Russia. I gay esistono e vivono normalmente, né meglio né peggio che in Italia. Sono visibili e non si nascondono affatto. Non è considerato giusto consentire matrimoni gay e tanto meno adozioni. Ma queste sono opinioni largamente maggioritarie in Russia e anche in Europa e, dunque, compito di un dirigente politico è tenere conto dei sentimenti popolari prevalenti. Si può dissentire dall’opinione popolare e introdurre norme che si ritengono più progressiste, ma questo lo devono decidere i russi e non noi. Altrimenti ci arroghiamo diritti che mai consentiremmo ad altri. Insomma la nostra presunzione è senza limiti e il nostro senso della storia e il rispetto per la storia altrui sono molto bassi».