La banda della Magliana. Le fughe dei neofascisti a Londra. Le inchieste della magistratura. I legami con la politica italiana, servizi segreti deviati, poliziotti al servizio della mala e armi. A leggere le cronache di questi giorni sull’inchiesta per Mafia Capitale sembra di essere ritornati negli anni ’70. Carlo Calvi, figlio di Roberto, «il banchiere di Dio» trovato impiccato sotto il Ponte dei Frati Neri a Londra il 18 giugno 1982 con le tasche dei pantaloni pieni di pietre, adesso vive in Canada. Ma le notizie che giungono dall’Italia portano le lancette della storia indietro di quasi 40 anni. Già nel 2010 l’arresto di Flavio Carboni nell’inchiesta P3 aveva riacceso i riflettori su un’Italia dove faccendieri e delinquenti tendono a rinnovarsi, a non scomparire mai dalla scena. Accade in questi giorni con l’inchiesta sul Mondo di Mezzo, tra Massimo Carminati o Ernesto Diotallevi, protagonisti dei tanti misteri d’Italia dove il caso Calvi e quello del Banco Ambrosiano ricoprono un capitolo di notevole importanza.
Si torna a parlare di gruppi di interesse che corrompono il funzionamento delle istituzioni, proprio come accadeva all’inizio degli anni ’80. Parlare con Calvi è un viaggio nel passato, tra nomi che appaiono e scompaiono nelle tante inchieste della magistratura spesso finite senza trovare colpevoli. Calvi è un’enciclopedia vivente, ricorda i passaggi, gli avvocati e i tanti nomi che ricompaiono in questi giorni nell’inchiesta su Mafia Capitale: («Mi ha colpito il vostro articolo su Carminati e Milano, quello del collegamento tra la Banda della Magliana e il capoluogo lombardo è un argomento di notevole interesse giudiziario»). Ma quello di Calvi è anche uno sguardo sul presente, perché il figlio del numero del Banco Ambrosiano è ancora adesso in contatto con la magistratura italiana per diversi processi, in particolare quello di Bologna per la strage del rapido 904 del 23 ottobre del 1984, quando morirono 17 persone e rimasero ferite 267.
Carboni nel 2010, ora ritorna anche Massimo Carminati, ma nell’ultima inchiesta si parla pure di Danilo Abbruciati che ferì Roberto Rosone il vice di suo padre al Banco Ambrosiano.
Mi pare ci sia molto materiale in mano alla procura di Roma. Colpisce la figura di Carminati e le sue relazioni con la mala milanese, come con Frankie Turatello. Ricordo che proprio durante il processo per l’agguato di Abbruciati, l’avvocato di Rosone faceva numerose domande rispetto ai viaggi della banda a Milano
«Personaggi come quelli arrestati di recente e che ritornano di continuo nella storia criminale d’Italia, sono ancora in giro proprio perché chi ha interessi economici o politici alla fine ha bisogno anche di queste persone che appunto stanno nel “mondo di mezzo»
Pare la legge dell’eterno ritorno. Il mondo di sopra, il mondo di sotto
Carboni è sempre stata una persona di cerniera a livelli alti e bassi della società. E questa è la cosa che più mi ha colpito sulla sua figura in grado di passare da De Mita a Pisanu e arrivare a Diotallevi della Banda della Magliana.
L’Italia è ancora così, ferma a quarant’anni fa?
Queste cose durano nel tempo proprio perché ci sono questi uomini cerniera, che frequentano politici e allo stesso tempo si rivolgono poi agli usurai, come fece Carboni quando iniziò a sviluppare affari immobiliari in Sardegna. Personaggi come quelli arrestati di recente e che ritornano di continuo nella storia criminale d’Italia, sono ancora in giro proprio perché chi ha interessi economici o politici alla fine ha bisogno anche di queste persone che appunto stanno nel “mondo di mezzo”.
Potremmo dire che suo padre faceva parte del mondo di sopra
Mio papà per esempio incontrò Pazienza (Francesco, faccendiere e agente del Sismi, condannato nel processo dell’Ambrosiano a tre anni di carcere) attraverso Flaminio Piccoli (presidente della DC, ndr) e Loris Corbi (presidente della Società Italiana condotte d’acqua, ndr) che avevano attività in politica e in economia. C’è ruolo di contatto tra livelli più alti e bassi della società così uno ha necessariamente bisogno dell’altro.
Un’altra cosa che ritorna è il ruolo di questi antiquari, come Ernesto Diotallevi. Persino Carminati aveva quadri di Pollock e Warhol in casa
La questione antiquari è molto divertente. Ne trovammo moltissimi a Londra negli anni ’80, erano italiani, nel giro dell’estremismo di destra e della Banda della Magliana. Di fatto nessuno di loro è mai stato un vero antiquario.
Lei ha indagato moltissimo sulle reti internazionali di questi gruppi di potere. Anche sulla rete
E’ stato fatto molto durante i processi, ma molte cose sono rimaste lì ma sono solide, come per esempio la rogatoria di Jersey, con il giro di denaro con Londra, l’Italia e il Brasile. Venne fuori proprio dalle testimonianze di alcuni estremisti di destra.
Eppure le inchieste su Licio Gelli, per esempio, non hanno dato grossi risultati
In generale l’opportunità mancata è, e rimane, quella rispetto alle indagini di Piero Luigi Vigna (ex procuratore nazionale antimafia deceduto nel 2012, ndr) riguardo una serie di interessi che erano stati ricostruiti anche nel processo Spatola in Brasile e Argentina. Questo lo ritroviamo nelle indagini valutarie e nella transazione in cui Licio Gelli e Ortolani ricevono una serie di proprietà di Andrea Rizzoli, poi seguite da personaggi legati alla camorra in Brasile.
La Camorra compare anche nell’ordinanza su Mafia Capitale
Dalla polizia inglese abbiamo inoltre notizie riguardanti proprio l’intervento della camorra nella cura degli interessi di Gelli e Ortolani. Nel processo non emerse granché riguardo questi punti, purtroppo. Secondo me la parte più interessante, e su cui ho avuto alcune conferme, è il sostegno del gruppo Misso (clan del Rione Sanità a Napoli) a Gelli in Brasile. Secondo me quella è la parte un po’ mancata nel corso del processo: storie di estorsioni e vantaggi forniti alla fine degli anni ’70 tra costrizione e vantaggi che soprattutto Ortolani era in grado di fornire vantaggi controllando entità estere di Eni e Bnl.
Nel senso?
Quello che succede in quegli anni è che da un lato la Banca d’Italia imponeva che non ci fossero sostegni dall’estero a questo tipo di cordate, dall’altra parte invece Eni e Bnl rimpiazzavano tutto quello che Banca d’Italia toglieva. Era uno strano cortocircuito. L’aspetto ricattatorio, in questo senso, secondo me andava privilegiato. E un punto su cui sicuramente ci sono stati riscontri sono gli interessi della camorra a Londra.
Non crede che sia mancato un certo lavoro di coordinamento tra le inchieste nazionali e internazionali su queste vicende?
Certamente, ci sarebbe da fare un lavoro di coordinamento sulle inchieste portate avanti in questi anni da magistrati per vie separate. Sembra strano, ma questo materiale è sparso dappertutto e rivisitarlo può dare spunti molto interessanti. Anche e soprattutto da parte delle autorità inglesi. Ci sono zone d’ombra e spazi che personaggi border-line sfruttano per rimanere impuniti: è come se ci fosse in Europa uno spazio “Off-Shore” nel sistema giuridico. Sapersi muovere consente molte possibilità di sfuggire alla legge nel centro dell’Europa.
«Ci sono zone d’ombra e spazi che personaggi border-line sfruttano per rimanere impuniti: è come se ci fosse in Europa uno spazio “Off-Shore” nel sistema giuridico»
Un esempio?
Avvocati, che per far risultare di essere fuori dal territorio inglese, si recano a Jersey (isola nel canale della Manica ndr) per parlare con i propri clienti. Così, di fatto, ci sono personaggi che sono lasciati liberi dal sistema giuridico.
Spera che in futuro sia fatta chiarezza su tanti misteri d’Italia?
Quello che ho sempre cercato di evidenziare, e spero risulti dal nuovo processo sulla strage del Rapido 904, è il sostegno della camorra alle attività di Gelli e Ortolani in Brasile e Argentina. Per quanto riguarda il lato riciclaggio del processo dell’Ambrosiano invece non credo si possa arrivare a novità importanti: la prima cosa che le banche creditrici fanno è vendere la Banca del Gottardo ed era quella che aveva clienti individuali, mentre il Banco Ambrosiano di clienti individuali praticamente non ne aveva, e risalire ai singoli è dunque diventato complicato.
Sono processi ancora in corso
Ho fatto richiesta Roma perché vaglino la testimonianza di Olindo Canali, che al processo Mori a Palermo ha detto cose che secondo me sono ancora verificabili, in particolare riguardo le indagini in cui Gelli viene prosciolto in Sicilia all’inizio del 2001. Per quello che so dagli avvocati a Bologna vorrebbero ascoltare ancora Gelli, ma non credo che porterà qualche risultato. Al contrario, la testimonianza di Canali che riguarda i casinò a Milano negli anni ’70 è di notevole importanza. Ci sono elementi ancora verificabili grazie alla massa di materiale che la Guardia di Finanza ha raccolto quando ha avuto accesso alla Banca del Gottardo.
«Gelli? Uno che oggi fa un po’ il verso al suo stesso personaggio»
Ha sentito Gelli negli ultimi tempi?
Non l’ho sentito (ride, ndr). Certo non bisogna farne un personaggio di peso più di quello che è. Uno che fa un po’ il verso al suo stesso personaggio. Dice un po’ quello che sa che la gente vuole sentirsi dire. Insomma, come diceva anche Tina Anselmi, lui sicuramente non è la mente che tutto muove, ma secondo me su queste vicende ci sono ancora cose che possono essere approfondite perché lui ha avuto spazi di impunità in cui muoversi agevolmente e avere il suo ruolo all’interno di Eni con personaggi interni alla P2.