In un periodo non così positivo del calcio italiano, in fondo, non ci resta che inserirci in quel grande discorso calcistico che anima le coscienze degli appassionati a fine anno. No, non è la fine dei giorni di Champions. È il Pallone d’Oro. Il premio al miglior calciatore d’Europa, da quando non viene più assegnato da France Football ma dalla Fifa, viene consegnato all’inizio dell’anno nuovo e non più a dicembre. E il 12 gennaio 2015 potrebbe essere una data storica. Nel terzetto finale che si giocherà il premio, oltre ai soliti Lionel Messi e Cristiano Ronaldo, ci sarà anche la categoria meno premiata nella storia del trofeo: un portiere.
Manuel Neuer è senza dubbio il portiere più forte della sua generazione. Tanto che, come tutti i più grandi, ha dato il nome a un preciso movimento: il dribbling del portiere. Chiedetelo a David Marshall, numero uno del Cardiff City, squadra di Championship britannica. Nel saltare con una dribblata secca un attaccante che voleva rubargli la palla, si è visto affibbiare da chi ha postato il video su Youtube l’appellativo del collega tedesco: “Marshall fa un Manuel Neuer”, spiega il titolo.
Già, perché Neuer è il classico giocatore completo, di cui si dice abbia reinventato un intero ruolo. Come giustamente notava tempo fa Michele Gazzetti su GQ, «da quando nel 1992 è cambiata la regola del retropassaggio al portiere, si può dire che i giocatori di movimento in campo siano passati da 10 a 11». Con la conseguenza che, nel tempo, i portieri si sono dovuti adeguare, venendo integrati mano a mano nel gioco della squadra. Un cambiamento radicale soprattutto per quelle scuole di pensiero calcistiche europee che non prevedevano che il portiere dovesse essere bravo pure con i piedi. Per i numero uno brasiliani, l’integrazione nel gioco di movimento in Europa è stata meno indolore. Da sempre, i portieri verdeoro non hanno solo sofferto del complesso dei “piedi fucilati”, che li costringeva a parate spettacolari per supplire alle mancanze degli altri compagni a livello di numeri e dribbling. Negli ultimi anni, estremi difensori che hanno fatto benissimo in Serie A come Dida o Julio Cesar hanno fatto vedere di saperci fare bene pure con piedi. Nel caso del portiere nerazzurro in particolare: Julio Cesar è stata una vera e propria manna per il disegno tattico di Mourinho, che prevedeva spesso di iniziare l’azione di gioco dal basso, cioè dalla difesa.
Ma in Europa, un portiere non sudamericano capace di assistere il gioco come fosse un libero ancora mancava. Almeno, in maniera così “sfacciata” come fa Neuer. Con lui, il tiqui-taqa di Pep Guardiola al Bayern Monaco ha trovato la perfetta sublimazione. Non che la nazionale tedesca non ne abbia tratto giovamento. Anzi. Nel match contro l’Algeria, si è avuta la perfetta dimensione di un Neuer capace di fare di tutto, dal “classico” portiere bravo tra i pali, al libero che interviene sulla palla fuori dall’area, non solo per “spazzare” ma anche per andare in contrasto con un avversario, (o anticiparlo di testa) o per impostare verso un compagno. Il tutto a testa alta e petto in fuori. E mentre la Germania passava il turno e andava verso la sua quarta Coppa del mondo, Neuer si guadagnava il titolo di miglior portiere della competizione. Con statistiche mondiali impressionanti. Se si guarda la classifica dei best passers del Mondiale, troviamo anche lui. Una classifica dominata dai tedeschi (4 nei primi cinque: Lahm, Kroos, Schweinsteiger e Boateng) e che vede Neuer al 24° posto, con l’82% di passaggi completati: meglio di gente dai piedi finissimi come Wesley Sneijder (72%), Messi (68%) e Oscar (anche lui 68%). Il tutto uscendo dalla propria linea di porta per 22 volte in un torneo, record assoluto tra i portieri ai Mondiali.
Una soddisfazione, per uno che voleva giocare centrocampista. Ma che fu relegato in porta fin da piccolo, per la sua struttura fisica. Lui obbedì, da bravo soldatino tedesco. Già a quattro anni Manuel era più alto di tutti gli altri, fino ad arrivare a diventare un omone di 193 centimetri di 92 chili. Il tutto senza togliergli agilità. Perché se pensate che Neuer sia un incrocio tra un panzer e un gattone di marmo, di quelli che escono a petto in fuori fino a centrocampo (come abbiamo fatto tutti almeno una volta nella vita ai videogiochi) e poi non sanno tuffarsi, allora conviene riavvolgere il nastro indietro da quel Germania-Algeria. Fino ad arrivare alla Champions League del 2011. Neuer erà già una certezza dello Schalke 04, tanto che il Bayern Monaco lo aveva prenotato per la stagione successiva. Nel 2007, sempre in Champions, era stato protagonista nel match contro il Porto. Al Dragao, Manuel Neuer aveva parato di tutto, con tutto. Mani, piedi, petto. Persino un intervento in acrobazia, ad allargare le gambe a compasso per chiudere lo speccio della porta a un compagno. Una prestazione incredibile, che durò fino ai supplementari e ai rigori, dove ne parò due su tre.
Ma l’affermazione, come detto, arriva nel 2011. A San Siro nei quarti di finale contro l’Inter, Neuer venne infilato dopo pochi minuti da Stankovic, da fuori area. Per un portiere, uno dei gol peggiori da prendere. Ma la colpa fu sua: per una volta, aveva sbagliato ad uscire in maniera perentoria di testa su Milito al limite dell’area, servendo di fatto il serbo. Eppure fu lo Schalke a passare in semifinale. Mentre l’Inter del triplete si sgretolava, Neuer diventava una certezza. Contro il Manchester United, a Gelsenkirchen, il portiere tedesco prese sì due gol, ma fece alcune parate pazzesche, di puro istinto, come quella a mano aperta su Ryan Giggs. Un marchio di fabbrica rivisto al Mondiale, contro Benzema ai quarti.
La Germania spesso ha avuto grandi portieri. È una questione di tradizione, certo. La storia degli ultimi 30 anni ha visto la porta della Mannschaft difesa da portieri del rango di Schumacher, Illgner e Kahn. Ma la storia da sola non basta. C’entra il metodo: «La preparazione dei portieri in Germania è molto buona, non abbiamo solo un numero uno forte, ma almeno tre o quattro», spiegò Neuer in una intervista concessa alla Fifa. Certo per Neuer è un vantaggio potersi allenare tutti i giorni parando tiri di gente esperta come Schweinsteiger, Lahm, Goetze e Lewandowski. Che è anche molto brava a palleggiare (e dalla quale si impara sempre). A tutto questo si aggiunge una preparazione meticolosa che prevede il perfetto equilibrio di potenza e agilità: non è da tutti parare con una mano sola, in sospensione, mentre con l’altra si regge tutto il peso del corpo.
Ecco, si potrebbe quasi dire che Neuer è il Cristiano Ronaldo dei portieri. Forte fisicamente ed agile e talentuoso allo stesso tempo. Verosimilmente, saranno loro due a giocarsi il Pallone d’Oro 2014. Per Messi, finalista mondiale e vincitore del premio di miglior giocatore della Coppa del mondo nonostante un torneo giocato bene solo nella prima fase, appare al momento sicuro del bronzo. Neure tempo fa ha tenuto a prendere la distanze dal portoghese («Sono un calciatore, non un testimonial di mutande»), ma i due sono decisivi allo stesso modo. Ronaldo trascinando il Real Madrid verso la decima con il record di gol in una Champions, Neuer prendendosi il Mondiale e chiudendo la porta del Bayern (3 gol presi in 14 partite di Bundesliga fino ad ora). La differenza tra i due sta nel fatto che Ronaldo è “costretto” a farsi trascinatore unico di una nazionale, come quella portoghese, che spesso si aggrappa a lui come accaduto nelle ultime qualificazioni mondiali. Se lui non gira, come in Brasile per le non perfette condizioni fisiche, non gira una squadra. Una situazione che non ripete nel Real, dove allo stesso modo di Neuer è stella fra le stelle di un ingranaggio praticamente perfetto e che loro contribuiscono a far girare. La differenza sta nel fatto che a Ronaldo è stato riconosciuto il suo grande contributo al calcio per due volte. Entrambe giuste, giustissime: CR7 ha interpretato il ruolo dell’esterno, inserendosi nella grande tradizione del numeri sette dello United. Neuer è andato oltre la tradizione dei portieri tedeschi, reinventandone il ruolo. Il Pallone d’Oro, per noi, lo merita lui.