Come la pensano gli italiani lo si può comprendere anche dalle lettere ai giornali. C’è un sito, in Italia, che, quotidianamente, pubblica le lettere più interessanti, www.carodirettore.eu, nato per iniziativa dell’Azienda di soggiorno e turismo di Bolzano. Linkiesta ne propone qualcuna, rimandando al sito i lettori che vorranno avere un panorama ancora più vasto di ciò che gli italiani scrivono ai giornali, quotidiani e periodici.
Addavenì, nella sanità, l’era digitale
Mi sono trasferita da pochi mesi a Torino dopo venti anni a Cremona, e ho fatto le richieste necessarie per la mia nuova situazione. Tra le pratiche, ho effettuato la scelta per il nuovo medico. Nella mia ingenuità, tenendo conto che da anni i medici usano il computer per archiviare i dati dei pazienti (e per le ricette), pensavo che con una semplice mossa il nuovo medico potesse avere dal precedente le informazioni. E invece… nulla di tutto ciò. Sono una sconosciuta per il nuovo medico, ho dovuto dichiarare la mia storia, ed è probabile che mi sia dimenticata di segnalare tutto, visto il lungo periodo a cui ho fatto riferimento. Alla domanda sul perché non fosse possibile avere i dati dal precedente collega, con un clic, il medico mi ha detto che non tutti usano lo stesso programma. Lo trovo lontano dal buon senso, dispendioso e poco funzionale. Altro che era digitale.
Silvia Vaccaneo, Torino, da Repubblica del 31 dicembre
Un selfie si porta via le chiacchiere tra passanti
Un tempo non lontano chi voleva un ricordo della sua visita chiedeva a un passante di scattargli una foto. Questo spesso apriva al sorriso e a due chiacchiere che sono sempre benvenute. Il selfie ha cancellato tutto ciò e anche nei gruppi formati da tante persone ora per farsi un selfie, anziché passarsi la macchina fotografica cambiando pose e posizioni, si vendono aste lunghe un metro. La tecnologia tende a isolare le persone facendo estinguere anche gesti e frasi semplici come “mi può scattare una foto”.
Alberto Ritieni, Napoli, da Repubblica del 31 dicembre
Nel 2015 mi aspetto le “quote azzurre”
Riflessione di fine anno. Premetto che sono sempre a favore delle donne nell’eterna e doverosa rimonta sociale che le ha viste scalare numerose posizioni nel tessuto sociale degli ultimi 50 anni. Sono rimasto fedele a questa idea anche dopo il personalissimo caso del mio divorzio in cui mi sono reso conto di quanto sia sbilanciata a sfavore dell’uomo la giurisprudenza (perché il ministro delle pari opportunità si occupa solo di donne?), e anche oggi in cui registro a tutti i livelli il momento di grave difficoltà emotiva degli uomini (sin da bambini) rispetto a questa rimonta. Qualche settimana fa, guardando il TG3, notavo che una bella donna conduceva il tg diretto da un altra donna, la prima notizia riguardava il lavoratori di Ast (Acciai speciali Terni) e l’ad (una donna) stava portando avanti un vertice molto delicato con le ministre Guidi e Madia. A seguire il TG manda in onda le interviste a Camusso (Cgil) e Furlan (Cisl)… il povero maschietto della Uil nemmeno lo menzionano. Finalmente si cambia notizia e si collegano con l’astronauta italiano in orbita: Samanta Cristoforetti! Ragionavo tra me e me e pensavo che un simile TG era addirittura impensabile sino a qualche anno fa, e di questo ero sinceramente contento, ma ora onestamete non capisco più questo gran strillare a favore delle cosiddette quote rosa. Non è che tra poco dovremmo battagliare per introdurre quelle azzurre?
Andrea Cerruti, da Stampa del 31 dicembre
L’evoluzione della maleducazione al cinema
L’evoluzione del tasso di maleducazione degli italiani si misura al cinema. Una volta, tanti anni fa, c’erano quelli che ti fumavano vicino durante la proiezione del film. Poi, fortunatamente, è arrivata una legge che li ha fermati. Negli anni a seguire, accanto a quelli che mangiavano pop corn e caramelle a bocca aperta, scartando e accartocciando la carta in continuazione, si sono affiancati quelli che non spengono mai né cellulare né suonerie durante i film. E oggi c’è l’ennesima evoluzione della maleducazione cinemina, e cioè quella di coloro i quali, durante i film, accendono in continuazione il telefonino per leggere whatsapp e Facebook, accecandoti gli occhi abituati al buio. Ed è un continuo, come se un film fosse per loro solo una fastidiosa interruzione dell’attività vitale principale che è chattare.
Carlo Olivi, da ItaliaOggi del 31 dicembre
Magistratura pro No Tav e nemica della Lega
La Lega è banda armata, i No Tav sono neo partigiani che lottano contro i treni capitalisti. Questo sentenzia la magistratura democratica, quella che stava con chi tirava gli estintori, quella che te lo do io il Frecciarossa, quella che te lo do io il Camiciaverde, che non è l’espresso della Val Camonica. Ora sappiamo, altro che trattativa Stato-mafia, qui siamo di fronte alla trattativa magistratura-No Tav.
Roberto Zanella dal Giornale del 3 dicembre
Ci si preoccupa dei palestinesi (4 milioni) e non dei curdi (30 milioni)
Perché tutto il mondo si affanna a riconoscere lo Stato della Palestina, mentre nessuno muove un dito a favore del diritto ad una patria del popolo curdo? Stiamo parlando di 4 milioni di abitanti (Cisgiordania e Gaza) contro oltre 30 milioni di curdi.
Mariangela Cecchini, [email protected], dal Corriere della Sera del 31 dicembre
Il pil è calato poco solo perché ora si considerano anche le attività illegali
Nella conferenza stampa di fine anno Renzi ha affermato che per il 2014 il Pil si è contratto di «appena» lo 0,4%. Non c’è nulla di cui essere soddisfatti. Grazie alle direttive europee agli Stati viene consentito di inserire nel Pil anche la parte di economia che fa capo alle attività illegali quali prostituzione, mafia e traffico di stupefacenti. In Italia il settore contribuisce per un paio di punti percentuali sull’economia nazionale. Senza questo aiutino il Pil sarebbe sceso ben oltre lo 0,4%.
Felice Carpusi Visombala, [email protected], dal Corriere della Sera del 31 dicembre
Non sorprendiamoci per le violenze tra i passeggeri del traghetto
Molti stigmatizzano e condannano (giustamente) il comportamento di quei passeggeri della nave inabissata in Adriatico che, per salvarsi, hanno commesso atti di violenza. Condanna sì, ma nessuna sorpresa, se solo un italiano su 5 concede precedenza ai pedoni che traversano una strada. Quindi, se solo uno su 5 è disposto a perdere qualche istante del suo «prezioso» tempo, figuriamoci che cosa può avvenire in un naufragio!
Francesco Ferroni, francesco.ferroni54@ gmail.com, dal Corriere della Sera del 31 dicembre