“Il nuovo contratto a tutele crescenti cambierà tutto” o è “l’ennesima occasione persa?”. I giudizi e le attese sul Jobs Act, che dopo essere passato in Aula attende i decreti attuativi, sono diversi non solo tra i politici ma anche tra gli addetti ai lavori e tra gli avvocati giuslavoristi. Abbiamo messo a confronto le opinioni di tre soci di tre degli studi legali più affermati nel campo del lavoro: Raffaele De Luca Tamajo, senior partner di Toffoletto De Luca Tamajo e Soci; Luca Failla, founding partner dello studio legale Lablaw; Fabrizio Daverio, giuslavorista e socio fondatore dello Studio legale Daverio&Florio. A ciascuno sono state poste cinque domande sugli effetti della nuova legislazione sul lavoro. In comune c’è un’opinione non scontata: il contratto a tutele crescenti può davvero diventare il contratto prevalente, a patto che gli incentivi siano veri e robusti.
1) La modifica dell’articolo 18 cambierà in profondità i rapporti tra aziende e lavoratori?
De Luca Tamajo: La legge delega non autorizza alcuna modifica o alleggerimento dell’articolo 18 per i lavoratori già in servizio, mentre allude ad un modello contrattuale a tutele economiche crescenti solo per i nuovi assunti. Credo che i decreti delegati dovranno occuparsi anche di ridisciplinare i licenziamenti collettivi.
Failla: Ci sarà necessariamente un effetto, anche solo psicologico. Per i nuovi assunti con contratto a tutele crescenti cambierà tutto. Per loro inizierà un nuovo modo di affrontare il mondo del lavoro: il posto non sarà più stabile ma monetizzabile. L’impatto sarà diverso se il nuovo contratto a tutele crescenti riguarderà solo l’assunzione dei giovani o anche quella di chi perde un posto di lavoro e viene assunto in un’altra azienda. Ma il messaggio arriverà a tutti: “fuori c’è un mondo in cui non c’è più il posto fisso”. Stiamo dando colpi di piccone fortissimi a un tabù.
Daverio: La modifica dell’articolo 18 riguarda esclusivamente i nuovi contratti di lavoro a tempo indeterminato. Purtroppo ancora una volta avremo una varietà di disciplina. Due lavoratori che svolgono lo stesso lavoro con il medesimo inquadramento saranno tutelati in modo diverso a seconda della loro data di assunzione.
2) Quali saranno gli effetti della modifica dell’articolo 18 sull’occupazione?
De Luca Tamajo: Se e quali saranno gli effetti sull’occupazione, ancora non è possibile prevederlo. L’incremento occupazionale dipende da variabili molto più ampie e complesse. È invece possibile prevedere che la nuova disciplina nonché la nuova regolamentazione delle mansioni influirà sui livelli di produttività delle industria italiana, attualmente particolarmente bassi.
Failla: Credo che ci sarà un effetto sull’occupazione. È possibile che il contratto a tutele crescenti possa assorbire forme di lavoro oggi coperte da altri contratti, come quelli a progetto, a tempo determinato o in somministrazione. Se ci saranno adeguati incentivi, il nuovo contratto prenderà piede: sarà anche uno strumento di marketing perché nelle statistiche saliranno i contratti a tempo indeterminato. Ma ci sarà una traslazione di forme contrattuali, non la creazione di nuovo lavoro. Per quello servono gli investimenti.
Daverio: La scommessa è che favorirà la decisione di investire in Italia. L’intenzione è certamente buona ma il sistema che risulta dalle varie riforme è così complicato che la prima sfida sarà quello di capirlo – e di farlo comprendere agli investitori anche esteri – prima ancora di valutarlo.
3) Quali saranno gli effetti di tutto il Jobs Act sull’occupazione?
De Luca Tamajo: La legge delega è solo uno dei tasselli della politica del lavoro di questo Governo. Un indirizzo che troverà il proprio completamento e il proprio segno definitivo quando saranno emanati i decreti delegati, ma che già presenta profili di coraggiosa novità.
Failla: Sono dubbioso sulla possibilità di resuscitare i centri per l’impiego (il cui rilancio costituisce un’altra parte importante del Jobs Act, ndr). Quante volte ci abbiamo già provato? Ma se il personale non è adeguato, la situazione non cambierà. Si dovrebbe piuttosto fare convenzioni con le agenzie del lavoro (private, ndr), che conoscono meglio le esigenze di imprese e lavoratori.
Daverio: Il Governo punta ad incrementare la percentuale dei contratti di lavoro non precari e probabilmente qualche risultato positivo sarà ottenuto. Attendiamo comunque i dati complessivi.
4) Quali sono le priorità da inserire nei decreti attuativi?
De Luca Tamajo: Una delle priorità è fare chiarezza sulle situazioni giuridiche in tema di lavoro, che all’attuale stato di cronica incertezza disincentivano la propensione delle aziende all’investimento.
Failla: Se vogliamo agire sull’occupazione dobbiamo partire dal riordino delle politiche attive e dai servizi per il lavoro, attraverso le convenzioni con le agenzie per il lavoro. È poi necessaria la semplificazione: abbiamo un ordinamento del lavoro farraginoso e un’occasione unica per cambiarla. Non dobbiamo buttarla via: puntiamo sul Testo Unico sul Lavoro di Ichino e Tiraboschi, che aiuterà le imprese e il lavoro.
Daverio: La semplicità delle formulazioni per assicurare la certezza del diritto.
5) Il contratto a tutele crescenti diverrà il contratto prevalente nel mercato del lavoro?
De Luca Tamajo: Specie se opereranno adeguati incentivi, il cosiddetto contratto a tutele crescenti è destinato a diventare, per i nuovi assunti, la forma comune del rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato.
Failla: Credo che sia una buona opportunità per sostituire forme contrattuali meno stabili. Dipenderà da quanto sarà appetibile. Per esempio, quanto saranno alte le soglie per gli indennizzi in caso di licenziamento e alti gli incentivi all’assunzione. Alcuni contratti come la somministrazione ha un senso che rimangano, ma bisogna incidere sulle forme patologiche.
Daverio: Il contratto di lavoro a tempo indeterminato è già ora il contratto prevalente. Quello a tutele crescenti varrà solo per i neo-assunti, e probabilmente sarà usato massicciamente solo dopo la trafila di stage-somministrazione- contratto a tempo determinato. A meno che il mercato del lavoro non sia oggetto di agevolazioni alle assunzioni di un certo tipo anche in termini di sconto sui contributi. È su questo che le attese sono più forti.
Dall’alto a sinistra in senso orario: Luca Failla, founding partner dello studio legale Lablaw; Raffaele De Luca Tamajo, senior partner di Toffoletto De Luca Tamajo e Soci; Fabrizio Daverio, giuslavorista e socio fondatore dello Studio legale Daverio&Florio