Procrastinare non fa male. Che cosa può succedere se, invece che finire di lavare i piatti subito, lo si fa dopo una mezz’ora su Facebook? Niente. Il problema è quando si procrastinano decisioni importanti, sulla salute ad esempio (“La dieta? Comincio domani, anzi, lunedì”) o sull’economia (“La riforma? La applichiamo l’anno prossimo”). Una delle cose più misteriose, al riguardo, è allora capire perché si procrastina. Vox si è interrogato al riguardo ed è venuta fuori una serie di cose interessanti.
Perché si procrastina
Prima di tutto, non è (solo) colpa di incapacità di organizzare il proprio tempo o la propria volontà: è una cosa che coinvolge una sfera più profonda delle emozioni umane. Almeno, è quello che pensa Tymothy A. Pychyl, un professore canadese della Carleton University di Ottawa, che al fenomeno procrastinazione ha dedicato 19 anni di studio.
Sembra che la chiave sia tutta “nell’eccessivo potere del bambino di sei anni che è dentro di noi” e nel contrasto tra “sé presente” e “sé futuro”. Per dirla in breve, il “sé presente” vince sempre sul “sé futuro”, che essendo futuro viene percepito come lontano e, soprattutto, come qualcosa di esterno e irreale.
Per questo motivo se a qualcuno viene mostrata l’immagine di sé stesso da anziano, magari resa più convincente in modo digitale, sarà più propenso a investire in fondi pensione, perché ha di fronte qualcosa di più concreto. Chi ha una visione più strutturata del proprio “sé futuro” tenderà a procrastinare meno e a vederlo in continuità con il “sé presente”.
Come smettere di procrastinare
Imparare a immaginarsi di più nel futuro. È una delle cose più difficili (e non a caso una delle domande cui è più difficile rispondere nei colloqui di lavoro) da abituarsi a fare, ma se diventa un’abitudine i risultati arrivano in fretta. Si diventa più responsabili nei confronti di sé stessi e, di conseguenza, si diventa più responsabili nei confronti degli altri.
Cominciare a fare qualcosa subito. Il grande problema della procrastinazione è che tutto ciò che va realizzato viene rimandato. Se invece, con un po’ di forza di volontà, ci si costringe a inziare subito, anche una parte, di ciò che ci tocca fare, ecco che le cose cambiano. È quel minimo di motivazione che intrappola la volontà e la costringe ad agire per il verso giusto.
La formula migliore è quella che implementa le intenzioni: “Se…. allora…” del tipo: “Se suona il telefono, non rispondo”. “Se finisco il capitolo, ne comincio subito un altro”. È la motivazione, bellezza, e non puoi farci niente.