Via i vessilli verdi, il Sole delle Alpi, gli spadoni di Alberto da Giussano. Via qualsiasi riferimento alla Lega Nord. Per conquistare il meridione d’Italia Matteo Salvini punta su un completo restyling del Carroccio. Il nuovo movimento si chiama “Noi con Salvini”. Il logo presentato oggi a Roma assomiglia vagamente al famoso marchio di banane: un bollino blu e giallo. «È un simbolo non particolarmente intelligente – si giustifica con realismo il segretario – ma sobrio». Cancellati gli slogan anti-meridionalisti di un tempo, i riferimenti alla Lega restano cromaticamente subliminali. «Solo mischiando il blu e il giallo – raccontano i bene informati – si ottiene il verde della Padania».
Al netto della forma, il progetto della costola meridionale del Carroccio parte con entusiasmo. Mentre Salvini presenta la nuova Lega nella sala del Mappamondo di Montecitorio, da Napoli a Palermo migliaia di curiosi hanno già chiesto l’iscrizione. I più convinti sono arrivati nella Capitale. Accorsi alla Camera dei deputati, molti non sono neppure riusciti a entrare. Tanto che alla fine, quando la sala è già gremita, i commessi sono costretti a sbarrare l’ingresso. Ci sono campani, calabresi, siciliani. Spicca un nutrito gruppetto di giovani pugliesi. «Ma Roma e il Lazio sono in ebollizione» assicura Salvini. A giudicare dalle cravatte verdi e dalle spillette con vecchi simboli del Carroccio, forse non tutti hanno colto il vero senso della sfida. Ma quando Salvini elenca i principi fondanti del movimento, l’applauso scroscia sincero. La carta dei valori da sottoscrivere è chiara: i leghisti meridionali si impegnano a lottare contro l’immigrazione incontrollata, per la legalità e per la difesa del made in Italy. Le battaglie sono le stesse, sopra e sotto il Po. Contro la moneta unica e le politiche economiche del governo Renzi. Per la certezza della pena e la chiusura dei campi rom.
Dalla secessione alla destra lepenista, il passaggio non è privo di incoerenze. Ecco perché Salvini ci tiene a precisare: «Restiamo indipendentisti e continuiamo a puntare sul federalismo». Poi però puntualizza: «Ma non abbiamo mai attaccato i cittadini del Sud. Quando dicevamo Roma Ladrona, non ce l’avevamo con i romani. Gli sprechi in Sicilia? Non sono colpa dei siciliani, ma di chi amministra quella regione». Certo, in rete si trova ancora un vecchio video del giovane segretario che lancia cori da stadio contro i napoletani. Eppure, insiste Salvini, oggi nasce una nuova fase. «Questo non è un progetto politico, è un progetto di vita. Per chi sogna un futuro diverso per questo Paese, da Nord a Sud».
Le aspirazioni politiche di Salvini sono evidenti. Lo sbarco al Sud servirà a rafforzare la sua leadership, ora finalmente nazionale. È un passaggio obbligato per puntare alla guida del centrodestra. Si pensa a una coalizione dove ci sarà spazio per Forza Italia, ovviamente. Per Fratelli d’Italia, che pure nelle regioni meridionali rischia di venire cannibalizzata dalla nuova Lega. Ma non per il partito di Angelino Alfano. «In questo progetto non c’è spazio» spiega Salvini. Del resto diventa difficile costruire un’alternativa al renzismo «assieme a chi governa con Renzi». In sala ci sono diversi parlamentari della Lega Nord. Seduto tra i due capigruppo di Camera e Senato, in prima fila annuisce orgoglioso il senatore Raffaele Volpi. È la mente del progetto. A lui Salvini si è rivolto qualche mese fa per tentare l’incredibile espansione a Sud. Ed è proprio il senatore lombardo – a giudicare dalle strette di mano e dalle foto ricordo – il punto di riferimento delle nuove truppe meridionali.
Ma chi saranno i protagonisti del movimento? Al momento siamo solo alle pre-adesioni, spiega Salvini. Non sono stati affidati incarichi a nessuno. «Questo è un progetto nuovo, fresco, giovane – racconta – Un progetto di gente che arriva alla politica dopo anni di disinteresse». A dare un’occhiata in sala qualche dubbio resta. Tra tanti sconosciuti si intravedono numerosi volti noti. C’è la bionda Barbara Mannucci, già deputata berlusconiana e neoattivista del movimento di Salvini nella Capitale. Ma anche il primo consigliere comunale leghista a Roma, l’ex esponente di Ncd Marco Pomarici. Un passato da presidente del Consiglio capitolino e una dote da 5mila preferenze. Proprio dietro l’europarlamentare Mario Borghezio – che in città ha dato vita a una discussa alleanza con i ragazzi di CasaPound – si intravede l’ex deputata di origine marocchina Souad Sbai. A un certo punto si affaccia in sala anche Gianfranco Polillo. Già esponente del Partito Repubblicano, Mario Monti lo aveva scelto come sottosegretario all’Economia nel suo governo tecnico. La rappresentanza più numerosa è sicuramente quella degli ex An. Resta in piedi in fondo alla sala Silvano Moffa, già Movimento Sociale, Alleanza Nazionale, poi capofila del gruppo dei Responsabili. C’è il napoletano Gianluca Cantalamessa, esponente della destra campana. I più esperti riconoscono Francesco Proietti Cosimi, Checchino. Per lungo tempo stretto collaboratore di Gianfranco Fini.
Non per tutti, giura Salvini, ci sarà posto nel nuovo partito. «Diciamo no ai riciclati» spiega. «Nessun rischio infiltrazioni, né assalti alla diligenza. In ogni caso l’onestà e la fedina penale pulita restano condizioni necessarie per aderire». Il tempo stringe. Entro la fine dell’anno si attendono alcune decine di migliaia di adesioni sulla piattaforma online. Subito dopo Salvini partirà per il Sud. Almeno 120 gli appuntamenti a cui è stato invitato, dalla Calabria alla Sardegna. Dove sarà possibile, andrà lui. Altrove, saranno spediti i parlamentari leghisti.