Caro direttore, ma le coop hanno ancora un senso?

Caro direttore, ma le coop hanno ancora un senso?

Come la pensano gli italiani lo si può comprendere anche dalle lettere ai giornali. C’è un sito, in Italia, che, quotidianamente, pubblica le lettere più interessanti, www.carodirettore.eu, nato per iniziativa dell’Azienda di soggiorno e turismo di Bolzano. Linkiesta ne propone qualcuna, rimandando al sito i lettori che vorranno avere un panorama ancora più vasto di ciò che gli italiani scrivono ai giornali, quotidiani e periodici.

Repubblica 9 gennaio

E ora, cari francesi, non dovete vedere come nemici quelli con la pelle scura

Dopo la strage di Charlie Hebdo, francesi ma soprattutto parigini, sforzatevi — vi prego — di non scorgere nell’uomo dalla carnagione più scura che viaggerà al vostro fianco un sicuro nemico; controllate l’istinto di incenerire con gli occhi chiunque avrà la barba un po’ più lunga degli standard o dei tratti somatici arabi. Non abbandonatevi all’equivalenza che vede nelle moschee delle fucine di assassini. Se le vostre reazioni faranno del terrorismo di pochi il terrorismo di tutti, avranno vinto i pochi. E tu che vivi a Parigi, sei musulmana, porti il velo e devi andare alle poste, esci di casa e sforzati di contenere la paura per le eventuali ripercussioni. Se la tua vita si ferma, avranno vinto loro. Se la tua fiducia in una Parigi e in una Francia laica, libera, tollerante e multietnica si spegne, avranno vinto loro — i terroristi, ma in questo caso anche nazionalisti, i razzisti, gli islamofobi. Colleghi giornalisti di Charb, Wolinski, Cabu e Tignous entrate nelle redazioni dei vostri giornali e disegnate quello che volete disegnare, scrivete quello che volete scrivere. Se censurerete le vostre parole non solo avranno vinto loro, ma tutti quelli che prima di loro hanno in qualche modo limitato, offeso, calpestato la madre di tutte le libertà: quella di pensiero, di espressione, di stampa. Perché, se così sarà, avremo perso tutti.

Camilla Marchisotti, [email protected]

Corriere della Sera 9 gennaio

D’accordo “JesuisCharlie” ma soprattutto “NousommesEurope”

Dietro i buoni propositi e la sincera difesa dei diritti fondamentali della nostra civiltà, la campagna lanciata sui social network basata sull’hashtag “JesuisCharlie” nasconde qualcosa di quasi puerile nella sua coralità, ammantata dall’ideologia occidentale di libertà e pluralismo. Del resto, scatta automatico il confronto tra la provocazione islamica e le sue ghigliottine e lo slogan cliccato e condiviso più o meno scientemente da metà Europa anche da chi, probabilmente, non è minimamente consapevole di quanto stia accadendo nella nostra società. In una società democratica, dove per noi, nuove generazioni, valori come la libertà d’espressione sono sì difesi, ma perchè dati per scontati, è facile esporsi su Facebook e accodarsi al carosello di commenti e indignazioni, per l’appunto, scontati. Ma dov’è il fuoco sacro che muove gli europei? Dov’è, nel nostro contesto sociale, l’intenzione costruttiva di opporre al loro Stato islamico la nostra Europa e sì, anche i nostri valori? Fa bene Houellebecq a porci domande urgenti sul nostro futuro e a dirci perché dovremmo avere paura di questi fondamentalisti; e lo stesso Gian Arturo Ferrari (Corriere, 7 gennaio: “Se l’Europa avesse forza e dignità… saprebbe far fronte, pagare i propri debiti, darsi una propria identità”). Ma non possiamo nascondere il destino e il futuro delle nostre Nazioni sotto un bellissimo ma sterile slogan pro libertà d’espressione. E’ bene invece difendere l’Europa, riassettarne le basi fattualmente e sì, ideologicamente con democratiche intenzioni. Tra un’ideologia perfetta, ma astratta e un’ideologia più o meno veniale ma concreta, nel cuore del popolo europeo vincerà quella che farà i loro interesse: la seconda. Difendiamo l’uguaglianza e l’Europa e non solo astratti diritti. Insegnate a me che ho 18 anni e alla mia generazione che abbiamo un futuro da costruire; quindi non solo “JesuisCharlie”, ma “NoussommesEurope”!

Iacopo Gronchi, Montopoli in Val d’Arno (Pi)

Ma hanno ancora senso le cooperative?

Spesso le società cooperative si trovano al centro dell’attenzione mediatica per episodi di corruzione, per il fatto che i loro dipendenti non hanno la protezione né dell’art. 18 né i contributi previdenziali, e quando saranno vecchi non avranno Tfr e pensione ecc. Sussiste ancora un valido motivo economico o di altro tipo che giustifichi l’esistenza di società cooperative?

Pietro Volpi, [email protected]

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