Dovevano aprire il parlamento come una scatoletta di tonno, sono ormai destinati all’irrilevanza politica. Se il primo sconfitto dell’elezione del presidente della Repubblica è Silvio Berlusconi, in seconda posizione, a poca distanza, si piazza il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo. E con lui pure il guru Gianroberto Casaleggio, il blog e persino qualche dissidente, un apparato che in queste ore concitate per l’elezione di Sergio Mattarella non è riuscito a incidere di una virgola su destini del Colle. Anzi ha rappresentato al meglio uno sbandamento generale, da cui sarà difficile rialzarsi. I grillini si sono incartati più volte. Grillo è stato costretto a intervenire altrettante per sedare scelte che a suo parere potevano rivelarsi impopolari.
Il risultato è un’accozzaglia di errori da matita rossa, con il popolo della rete spesso incredulo sui social network di fronte al teatrino inscenato da un movimento che avrebbe dovuto cambiare le cose in Italia. La frana di Grillo e dei suoi è incominciata con le Quirinarie di giovedì scorso, quando dall’urna della rete è uscito il nome di Ferdinando Imposimato, il magistrato che ha anche sostituito Sante Licheri alla trasmissione Forum. Da lì, insieme con l’uscita di altre nove tra deputati e senatori finiti nel gruppo Alternativa Libera, è incominciato il declino, un lento appannamento che ha portato i Cinque Stelle a ragionare una sera prima della votazione su chi votare sabato 31 gennaio: una scelta del tutto inutile dopo che Matteo Renzi è riuscito a far cambiare idea ad Angelino Alfano sulla possibilità di votare persino per Mattarella.
Eppure c’è chi aveva consigliato ai grillini di proporre in prima votazione Romano Prodi o Pier Luigi Bersani per provare a spaccare il Partito Democratico. Nulla di fatto. Così in questi giorni gli stessi deputati a Cinque Stelle hanno vagato per la Camera dei Deputati senza un’idea precisa in testa. C’è persino già chi giovedì spendeva parole di elogio per Mattarella. E venerdì 30 gennaio, pomeriggio, alcuni avevano avuto l’ìdea di votare per il giudice costiuzionale alla terza votazione, così per scoprire la carte del Pd. Anche qui fumata nera. E’ servito l’intervento di Beppe Grillo sul suo blog per spegnere ogni possibilità di tattica politica.
Con un blog dal titolo “Mattarella e l’uranio impoverito”, un lungo commento dove si ricorda il passato di ministro della Difesa dell’ex politico Dc e le morti dei militari italiani di cancro. In tutto questo pure i dissidenti pentastellati ne escono con le ossa rotte. Forse sabato alcuni di loro, si discute su una ventina di grandi elettori, voteranno per Mattarella. Ma data l’ampia convergenza che sta virando in queste ore su “Sergiuzzo”, appare come una vittoria di Pirro. Grillo e i suoi in pratica non hanno per nulla inciso sul Quirinale. E passeranno alla storia per un’altra sconfitta politica dalle conseguenze inaspettate, soprattutto all’interno.
Perché a fronte delle «scelte inutili» di Casaleggio, come le definiscono alcuni grillini a microfoni spenti, si acuiscono le faide interne. C’è chi accusa i cinque vice, nominati da Grillo quando il comico genovese disse di essere “stanco”. Intoccabili a detta di alcuni, e persino «un po’ montati di testa» secondo altri. Lo sbandamento di M5s non c’è stato almeno, a quanto pare, nel segreto dell’urna. Numeri alla mano i grillini hanno votato per Imposimato, ma tra gli ex c’è chi ha votato qualche giornalista amico e chi ha preferito dare il voto all’ormai dimenticato Stefano Rodotà. Chi si è fotografato, scatenando persino delle surreali polemiche sulla trasparenza del voto, bandiera che i grillini avevano sbandierato nei mesi scorso.
Tutto e il contrario di tutto – è saltata pure la diretta streaming dell’incontro altro vanto pentastellato all’insegna della trasparenza durante questa legislatura -, sbeffeggiati persino perché capaci di attaccare in pubblico l’ex presidente Giorgio Napolitano, ma poi di chiedergli una foto assieme nei corridoi di Montecitorio. Gira da qualche ora una foto su twitter del senatore Domenico Giarrusso a pranzo al Senato. I siti del Giornale e di Dagospia hanno scritto che si trattava di Giorgio Napolitano. Giarrusso ha smentito: «Era Gabriele Albertini, Ma chi può pensare che uno va a inciuciare con Napolitano sull’elezione del presidente della Repubblica proprio al ristorante del ». Resta il fatto, in ogni caso, che era a pranzo con un ex senatore di Forza Italia, già sindaco di Milano. Due anni fa, quando dovevano aprire il parlamento come una scatoletta di tonno non sarebbe mai accaduto.