A fine 2014, il prezzo del petrolio ha toccato il minimo da cinque anni, passando dagli oltre 110 ai 48 dollari al barile. Nessuno, tuttavia, ha festeggiato. I prezzi di benzina e gasolio per le auto non si sono adeguati al ribasso. Così come sui biglietti aerei i passeggeri continuano a pagare sempre la stessa sopratassa carburante, il cosiddetto fuel surcharge adottato circa dieci anni fa da molte compagnie davanti ai prezzi del petrolio in crescita. Una spesa che va dai 25 euro per le tratte brevi fino agli oltre 450 euro per quelle lunghe, che dovrebbe fare riferimento all’indicizzazione del prezzo del barile e che invece sembra adeguarsi solo in ascesa, mai in discesa. Tanto che anche le autorità inglesi hanno fatto appello alle compagnie aeree di adeguare i prezzi dei biglietti al prezzo più basso del petrolio per agevolare i viaggiatori.
Non è un caso che l’International Air Transport Association (Iata) in un comunicato ha dichiarato che per il 2015 si attende un guadagno extra di 4 miliardi di dollari rispetto al 2014, proprio grazie al minor costo del carburante. Nel 2013, secondo i calcoli fatti dalla stessa Iata, il costo del carburante per le compagnie è stato di 208 miliardi di dollari, nel 2014 di 204 miliardi e per il 2015 ci si aspetta un calo fino a 192 miliardi di dollari. «Le prospettive dell’industria stanno migliorando. L’economia globale continua a recuperare e la caduta dei prezzi del petrolio dovrebbe rafforzare la ripresa per l’anno prossimo», ha detto Tony Tyler, direttore della Iata.
Nel 2011, davanti all’impennata del prezzo del petrolio, British Airways e Virgin Atlantic hanno aumentato la sopratassa giustificando l’aumento del costo del biglietto come qualcosa al di fuori del loro controllo. Quello che ci si aspetterebbe ora, davanti al calo del costo del petrolio, sarebbe un calo parallelo del prezzo dei biglietti aerei. Tony Tyler lo scorso novembre aveva assicurato che ci sarebbe stata una diminuzione delle tariffe extra applicate sui biglietti. Di solito però, aveva messo in guardia, il costo del carburante per gli aerei segue l’andamento del greggio con circa un mese di ritardo. Un mese dopo, a dicembre, lo stesso Tyler ha annunciato un calo dei prezzi dei biglietti aerei nel 2015, ma solo del 5 per cento. «In molti casi le compagnie operano con un prezzo base e una tariffa extra per il carburante», aveva spiegato, «vedrete che presto questi extra si ridurranno». Cosa che, almeno per il momento, ancora non è avvenuta. E chi ha prenotato un volo durante le vacanze di Natale se n’è accorto eccome.
Le eccezioni sono poche. Una è la asiatica Cathay Pacific, con sede a Hong Kong, che ogni mese adegua la fuel surcharge al prezzo del petrolio, anche al ribasso. A dicembre 2014, ad esempio, la sopratassa sui voli tra hong Kong e il Sudest pacifico, Nord America, Europa, Africa, Medio Oriente e India era di 80,5 dollari. A gennaio 2015 è scesa a 72,60 dollari. La Japan Airlines ha annunciato che diminuirà la fuel surcharge a partire dal 1 febbraio 2015, con una riduzione di 86 euro a biglietto. E anche la Qatar Airways, nei primi giorni del 2015, davanti al petrolio ai minimi ha fatto sapere di voler eliminare il supplemento carburante dai biglietti senza specificare però da quando.
Il resto delle compagnie, low cost escluse, continua tuttavia ad applicare prezzi salati, non adeguando la fuel surcharge al prezzo del petrolio. Prendiamo un viaggio per le Filippine con una compagnia extraeuropea. L’itinerario scelto prevede due voli: Malpensa-Abu Dhabi, e Abu Dhabi- Manila, andata e ritorno. A maggio 2012 la sopratassa carburante era di 266 euro. Il 7 gennaio 2014 era di 300 euro. Costi che pesano, e non poco, sull quantità di euro pagati dai passeggeri. Il costo finale di un biglietto aereo è la somma di fattori diversi, di cui la tariffa vera e propria è solo una piccola parte. Come spiega Adiconsum, vanno tenuti in considerazione i costi di sicurezza, l’assicurazione, l’addizionale fuel surcharge, i costi che la compagnia aerea versa al gestore dei servizi aeroportuali, il costo per i bagagli ecc. Il prezzo di listino di un volo da Roma o Milano per Dakar, ad esempio, con una compagnia europea è di sole 23 euro. A questi vanno aggiunti 551 euro di tasse, delle quali 346 sono per il supplemento carburante (fuel surcharge).
Diverso è il caso delle compagnie low cost, Ryanair, Easyjet, Wizzair, e qualche altra poca compagnia come Saudia, che non incassano il sovraprezzo carburante attraverso la tassa fuel surcharge, ma lo inglobano nel prezzo base. «Il nostro modello di business», spiegano da Easyjet, «si basa sul mantenimento basso dei costi, in modo da far risparmiare i clienti. Il costo della nostra tariffa media è sceso di anno in anno, e a differenza di altre compagnie aeree non abbiamo la sopratassa carburante». Stessa cosa dicono da Ryanair e Wizzair.
Con il prezzo del petrolio ai minimi, sostengono dalle agenzie di viaggio, la fuel surcharge potrebbe addirittura scomparire per essere inglobata nel costo base del biglietto come avviene per le low cost. Per il 2015, non sono previsti grossi aumenti e il prezzo medio secondo gli analisti sarà di 68 dollari al barile. I costi dei biglietti aerei dovrebbero già essere diminuiti. E invece così non è. Perché? Le compagnie aeree non navigano nell’oro e i viaggi non rendono molto, certo. Ma secondo gli agenti di viaggio, ci sarebbero anche altri motivi. Il primo sarebbe di tipo fiscale: «Il costo base del biglietto identifica il vero costo del biglietto, su cui la compagnia paga le tasse e quindi trae i suoi utili. Sulle tasse aeroportuali e sulla fuel surcharge invece le compagnie non pagano imposta. Quindi il supplemento carburante così come appare ora, nel campo delle tasse, pur essendo un profitto per l’impresa sfugge alle imposte». Il secondo motivo sarebbe di tipo commerciale. «Nei confronti dei rivenditori – agenzie viaggi, tour operator ecc – lo spostamento del sovraprezzo carburante dal campo tasse al campo costo base porterebbe a modificare sensibilmente i volumi d’affari rendendoli giocoforza più sostanziosi. Gli intermediari andrebbero quindi maggiormente remunerati e questo si tradurrebbe in un maggior costo per le aerolinee».
Un altro motivo potrebbe essere la modalità di rifornimento delle compagnie aeree, che acquistano il combustibile in anticipo per evitare di trovarsi sprovviste. «In questo momento», ha spiegato The Independent, «le compagnie stanno pagando 95 sterline al barile (oltre 120 euro, ndr), cioè il doppio del prezzo di mercato». Che è come «pagare più di 2 sterline a litro, mentre tutti gli altri intorno pagano 1,20 sterline». A questo va aggiunto anche l’andamento delle altre valute in relazione al dollaro, visto che il prezzo del petrolio è espresso in dollari. Se l’euro si indebolisce, il costo del petrolio per noi aumenta. È per questo che molti degli sforzi delle compagnie sono indirizzati a rendere più efficienti i voli utilizzando meno carburante. Le tariffe, bisogna anche aggiungere, sono decise da quello che il mercato è disposto a pagare, per cui qualsiasi riduzione o eliminazione del supplemento carburante sarebbero comunque contrastati da un aumento della tariffa base. Niente brindisi di inizio anno per i viaggiatori.