L’attività del Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo
Nel corso dell’anno appena passato il Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo (Casa) ha affrontato nel corso di 53 riunioni 465 casi, passato al vaglio 255 segnalazioni su criticità da approfondire e di queste almeno 212 hanno riguardato lo scenario internazionale, incluso il nostro Paese.
Interessate sono praticamente tutte le regioni lungo lo stivale, quelle del nord, la Sicilia e in particolare la Calabria. Al tavolo Casa lavorano il Direttore centrale della Polizia di Prevenzione Mario Papa, i Carabinieri, Aisi e Aise (le due agenzie dell’Intelligence nostrana), Guardia di Finanza e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.
Come riporta Il Sole 24 Ore il Casa al 9 settembre 2014 aveva passato al vaglio 162 casi, di cui 129 relativi a gruppi terroristici internazionali. Nel dettaglio 81 segnalazioni hanno riguardato specificatamente l’Italia e l’altra metà gli Stati occidentali, Italia compresa. Da giugno a fine agosto 2014 il Comitato ha diramato oltre 25 allerta relative a possibili minacce riconducibili in Italia all’ “Islamic State”.
Da giugno a fine agosto 2014 il Comitato ha diramato oltre 25 allerte relative a possibili minacce riconducibili in Italia all’ “Islamic State”
I fronti da cui arrivano le aperture dei dossier più importanti sono principalmente due: i forum online in lingua araba, motivo per cui il monitoraggio è stato infatti assegnato a personale che conosce l’arabo, e il fronte carcerario. Nelle carceri italiane, ricordò nel 2010 l’allora capo del Dap Franco Ionta, i detenuti in qualche modo riconducibili a frange dell’integralismo islamico erano circa 40mila.
Il dilemma della “superprocura”
Negli ultimi quattro giorni, seppur a distanza e a bassa intensità, c’è stata una certa tensione sul tema dell’istituzione di una superprocura ad hoc per l’antiterrorismo. Si sono succeduti gli incontri di Ministero dell’Interno e della Giustizia con i vertici degli uffici giudiziari italiani sul tema e le possibilità che si prospettano sono due. Soluzioni che incontrano favori ben distinti tra il capo della Direzione Nazionale Antimafia Franco Roberti, supportata anche da un disegno di legge presentato da Stefano Dambruoso nel settembre 2013, (magistrato eletto con Scelta Civica) e il ministro della Giustizia Andrea Orlando.
Due ipotesi per la superprocura antiterrorismo: l’accorpamento con l’antimafia oppure una struttura ad hoc
La prima delle due ipotesi, caldeggiata da Roberti e dal ddl Dambruoso, prevede l’accorpamento di una struttura antiterrorismo agli uffici dell’antimafia. Il disegno di legge di Dambruoso per roberti «deve andare avanti. Sarebbe assurdo creare una struttura a parte, con duplicazione di costi perché la Dna è una struttura già predisposta per far fronte alle esigenze del coordinamento e della circolazione delle informazioni».
Di altro avvisto invece il titolare della Giustizia, Andrea Orlando. Per il ministro, che alle agenzie sulla soluzione Roberti-Dambruoso ha consegnato un parere di «perplessità», nonostante questo fosse «l’orientamento di partenza», sarebbe preferibile seguire invece la strada di una procura ad hoc per l’antiterrorismo che andrebbe a lavorare in modo autonomo, pagando però dazio in termini di condivisione delle informazioni.
Sono in corso in questi giorni contatti tra i ministeri di Interno e Giustizia con i capi delle Procura per le valutazioni sul punto.
Le operazioni bancarie sospette segnalate a Bankitalia
Interessante in ottica anti-terrorismo è l’osservazione dell’andamento delle segnalazioni di operazioni sospette arrivate a Bankitalia da parte di professionisti e istituti di credito. Non si sta parlando di cifre considerevoli, ma le segnalazioni non sono comunque mancate.
Su un totale di 64.601 segnalazioni sono state 131, in calo rispetto alle 171 del 2012, le 205 del 2011, 222 nel 2010 e 366 nel 2009. A queste si aggiungono, riporta Il Sole 24 Ore le 32 segnalazioni del primo semestre del 2014.
Fonte: Rapporto Annuale 2013 Bankitalia-Uif
Sempre da un punto di vista economico-finanziario sul terrorismo internazionale risulta interessante l’indagine della procura di Milano riguardo una mega evasione iva di 1.150milioni sottratti al fisco che per gli 007 italiani sarebbero finiti nelle casse dei fondamentalisti islamici per la jihad.
Sul primo filone gli inquirenti hanno scoperto una frode da 660 milioni, di cui 80 sequestrati. Trentotto gli indagati di cui 11 ricercati, e un centinaio le perquisizioni eseguite in società e abitazioni. Un’inchiesta parallela, ancora in corso, sta già disvelando, scrive il Corriere un’altra frode del tutto analoga che ha sottratto ai contribuenti italiani altri 450 milioni.
Nella zona del milanese a cavallo tra 2011 e 2012 alcuni episodi di violenza si sono manifestati nei confronti di una parte della comunità siriana. Partono le indagini in seguito a un assalto presso l’ambasciata di Damasco a Roma avvenuta nel febbraio 2012. Vengono arrestati dodici siriani, gran parte dei quali residenti tra Milano e la Brianza.
Scattano subito gli approfondimenti anche da parte della procura milanese per capire se facessero parte di una organizzazione più strutturata. Come ha riportato L’Espresso, «L’intuizione si rivela esatta: i primi mesi di indagini svelano che gli assaltatori dell’ambasciata fanno effettivamente parte di un gruppo di reclutatori per la Siria. Sono tutti sunniti di tendenza salafita, l’ideologia più reazionaria ed estremista. Ma si sono radicalizzati in tempi recenti, dopo aver vissuto e lavorato per anni in Italia, tra le province di Milano, Como Monza, sempre in regola con i permessi, senza infrangere la legge».
Per anni non ci sono stati problemi di convivenza tra i siriani in Italia, ma la recrudescenza degli scontri tra il presidente Assad e i ribelli ha alzato la tensione anche qui, e così, soprattutto nel milanese si sono consumati pestaggi e violenze all’interno della stessa comunità siriana.
A proposito di hinterland milanese, Maria Giulia Sergio, l’italiana di 27 anni, originaria di Torre del Greco (Napoli), che sarebbe partita nei mesi scorsi per andare a combattere in Siria a fianco delle milizie dello Stato Islamico, una dei quattro “foreign fighters” italiani, ha vissuto ad Inzago proprio nelle periferie del milanese.