La Nato risponde a Putin: nuove manovre in Est Europa

La Nato risponde a Putin: nuove manovre in Est Europa

Il primo gennaio 2015 la Nato ha ufficialmente terminato le missioni militari in Afghanistan e il paese ha preso pieno controllo della propria sicurezza. La missione in Afghanistan, durata undici anni e con il mandato delle Nazioni Unite, è stata la prima che l’alleanza militare ha svolto fuori dai confini europei.

Ma ora che l’impegno afghano è concluso, il prossimo futuro della Nato ritorna a essere dominato dalle preoccupazioni per un’altra zona geografica e un altro tema internazionale: l’Europa e il difficile rapporto con la Russia. Nell’aprile del 1949, dodici paesi firmarono a Washington il Trattato dell’Atlantico del Nord in funzione antisovietica; 65 anni più tardi, dopo il crollo dell’Unione Sovietica e l’ingresso dei primi paesi ex comunisti nell’alleanza – a partire dal 1999 – la Russia continua a sentirsi minacciata dai piani di espansione della Nato verso i suoi confini.

La Nato intende concentrare i suoi sforzi per il 2015 nella creazione di una forza di reazione ultra-rapida, che il segretario generale dell’organizzazione Jens Stoltenberg – in carica da appena tre mesi – ha definito «il maggior rafforzamento della nostra difesa collettiva dalla fine della Guerra Fredda».

La nuova forza multinazionale, spesso chiamata spearhead,“punta di lancia”, e ufficialmente Very High Readiness Joint Task Force (“task force comune ad altissima rapidità”), è stata fortemente voluta dagli Stati Uniti e decisa nel corso di una riunione dei paesi Nato in Galles lo scorso settembre, a cui hanno partecipato Barack Obama e diversi leader europei.

La Nato ha già una forza di intervento rapido, in grado di essere dispiegata in circa cinque giorni nelle aree di crisi. La nuova task force dovrebbe abbreviare quelle tempistiche, anche se le sue caratteristiche precise non sono ancora note. Un funzionario Nato ha detto a Reuters lo scorso settembre che l’obiettivo è di arrivare nelle aree interessate in due giorni e che potrebbe essere composta da pochi uomini o anche avere le dimensioni di una brigata, che nella Nato ha un organico di 3.000-5.000 uomini.

Stoltenberg ha detto che nel 2015 verrà formato un primo nucleo della spearhead, con alcune migliaia di uomini fornite in primo luogo da Germania, Olanda e Norvegia. Entro febbraio verranno prese altre decisioni importanti, con l’obiettivo di renderla permanente nel 2016.

Le altre due questioni da definire sono dove avrà le sue basi – alcune saranno probabilmente in Polonia – e chi darà i soldi per la sua gestione: gli Stati Uniti, in passato, hanno invitato i paesi europei a un maggior impegno economico nell’alleanza, mentre un analista intervistato da Associated Press ha detto che parte dell’impegno potrebbe essere sostenuto dalla Germania.

A settembre scorso, i leader europei hanno anche assunto l’impegno di aumentare le spese per la difesa fino al 2 per cento del Pil, ma solo entro dieci anni. Solo quattro paesi, tra i 28 dell’alleanza, rispettano oggi quella cifra (l’Italia spende intorno all’1,2 per cento).

La nuova forza di intervento rapida dovrà anche fare i conti con l’accordo, risalente al 1997, in cui la Nato si impegnò a non stabilire basi militari nei paesi dell’Est. Negli ultimi anni, tuttavia, diversi paesi orientali tra cui la Polonia hanno chiesto che, per poter rispondere ad eventuali attacchi russi, l’alleanza invii migliaia di uomini in pianta stabile nei loro territori.

I turbolenti confini europei

Il maggior impegno della Nato in Europa è anche una conseguenza degli avvenimenti recenti nelle zone di confine europee. Negli ultimi tempi, vicino al territorio russo, le attività militari si sono intensificate, e si prevede che questo continuerà anche nel corso del 2015 con attività aeree, navali e di terra.

Il primo gennaio 2015, ad esempio, l’aeronautica militare italiana ha sostituito quella portoghese, con quattro Eurofighter, nella missione Baltic Air Policing, che opera nei cieli di Lettonia, Lituania ed Estonia (membri della Nato dal 2004). È tutt’altro che un’operazione secondaria, se si tiene conto del fatto che nel corso del 2014 gli aerei militari della Nato si sono alzati in volo oltre 150 volte in risposta ad attività e sconfinamenti di velivoli russi, il triplo dei casi rispetto all’anno precedente.

La Russia, infatti, ha intensificato le sue attività nell’area baltica a partire dai primi mesi dell’anno: per restare a un caso recente, quando la Lituania ha annunciato sostegno alle forze governative ucraina lo scorso novembre, la Russia ha risposto lanciando una grande esercitazione militare a sorpresa, con migliaia di uomini e decine di navi, nell’enclave di Kaliningrad, ai confini con il paese baltico.

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