Esattamente un anno fa di questi tempi, in preda ad una ventata di nostalgia mista a malinconia frutto della lettura di articoli come questo, abbiamo dato vita ad una sorta di playlist redazionale in cui ognuno di noi proponeva i brani per lui più significativi del 1994. Perché proprio del 1994, direte voi? Se proprio non volete fare lo sforzo di tirar fuori un po’ di intuito, qui potrete trovare la soluzione al misterioso enigma. Letto? Eh sì, è proprio così. Adesso però non cominciate con le solite manfrine da anziani del dopolavoro ferroviario: come passano gli anni, quelli sì che erano bei tempi, adesso non se ne fanno più di canzoni così e via discorrendo.
All’epoca niente mi avrebbe fatto presupporre che a distanza di un anno esatto, dicevamo, mi sarei ritrovato un freddo sabato notte invernale in coda all’esterno di una nota discoteca della periferia milanese, per partecipare ad un evento il cui nome potrebbe creare qualche equivoco: “Febbre a 90”. Tranquilli non si tratta di un set per le riprese di un film porno (ahimé), ma di una serata danzante in cui giravano solo i dischi dei più famosi pezzi degli anni ’90. In realtà la vera molla che mi ha spinto a partecipare è stato l’aver letto da qualche parte che all’ingresso distribuivano gratuitamente le famose caramelle gommose “goleador” (piccola nota: se non conoscete le goleador potete anche terminare qui la lettura e continuare a fare video con Dubsmash. Il web vi ringrazierà).
Con l’acquolina in bocca, e dopo un pomeriggio passato a guardare in alternanza puntate di Beverly Hills 90210 e Bayside School giusto per entrare nel clima, mi presento all’entrata alle ore 00:18, bellamente convinto di arrivare in anticipo rispetto agli standard di ingresso nelle discoteche cittadine. Il risultato lo vedete nell’immagine qui sopra. In fila non posso fare a meno di notare come qualcuno sia entrato davvero nella parte sfoggiando look e accessori dell’epoca, tipo jeans ascellari ma cortissimi e sfilacciati, camicie quadrettate e walkman con tanto di cuffie con auricolari di spugna neri. Senza volerlo il mio sguardo finisce sullo smartphone della ragazza che mi precede — in quella che ormai più che una fila si è tramutata nell’interno di un vagone della metro verde tra Garibaldi e Centrale nell’ora di punta. Sta chattando su WhatsApp con un certo Marco: “Cosa fai allora, vieni?” scrive lei, “resto a casa, sono stanco morto” taglia corto lui. E tanti saluti all’idea di limonare duro sulle note di “What is Love”.
00.59, finalmente sono dentro e ad accogliermi c’è una dolce donzella piena di caramelle gommose e colorate in mano: foto e scorta per la serata. Si parte bene insomma. L’entusiasmo però si trasforma subito in irrequietezza quando rimango in fila altri venti minuti al guardaroba, mentre nel frattempo suonavano hit indimenticabili della dance anni ’90 come “Freed from desire” di Gala, “The Rhythm of the Night” di Corona e “All That She Wants” di Ace of Base. Ecchecazzo serata anni ’90, organizzazione anni ’90. Ma è quando senti un ragazzotto esclamare “io questa non l’ho mai sentita” mentre suona “Everybody” dei Backstreet Boys, che capisci che anche qui non sei proprio tra i più giovani. Amen.
C’è chi distribuisce goleador all’ingresso
Davanti al palco dove sono posizionate le consolle e i dj avvitano e svitano manopole non proprio in stile anni ’90, campeggiano giganti sagome di cartone che raffigurano personaggi e accessori icone di quei tempi. Al centro i Nirvana, a fianco il joystick del Nintendo, il Gameboy, il Nokia 3310 con tanto di Snake sullo schermo e un sorridente Steve del telefilm “Otto Sotto Un Tetto”. L’atmosfera si surriscalda e la dance lascia spazio all’alternative rock, al punk rock, al rap-rock e al grunge. In sequenza vanno “Narcotic” dei Liquido, “Everybody Get Up” dei Five, “Song 2” dei Blur e “Brimful Of Asha” dei Cornershop. In molti conoscono a memoria le parole, altri non volendo essere da meno telefonino alla mano rivolto verso l’alto lasciano che sia Shazam a suggerirgli i titoli. Nel frattempo hanno cominciato a circolare le maschere di personaggi “famosi” di quegli anni, ed è un attimo che ti ritrovi a ballare a fianco di Ambra Angiolini, Max Pezzali, Will Smith, Robocop e Geri Halliwell.
Le maschere con dei volti icone degli anni 90
D’un tratto impazzano Green Day e Blink 182. Con “Basket Case” e “Whats my Age Again” si dà animo ai simil-facinorosi che attaccano con una serie di spintoni senza senso in cui mi ritrovo mio malgrado coinvolto. Ma ne esco bene. Gli anni ’90 poi, si sa, hanno anche esaltato il mito dell’Nba. Chi non ha comprato un pallone della Spalding “firmato” da Shaquille O’Neal, una maglietta dei Lakers, o un cappello dei Chicago Bulls? A tal proposito ecco a voi Michael Jordan:
Lui la serata l’ha presa sul serio
Diciamolo: è grazie agli 883 che abbiamo conquistato le nostre prime ragazze e ci siamo sentiti fichissimi. “Non ti passa più”, “La dura legge del gol”, “S’incazza”, “Nord Sud Ovest Est”, “Con Un Deca” hanno rappresentano la colonna sonora di una generazione che solo crescendo avrebbe capito quanto sarebbe stata diversa la realtà da quella dei testi raccontati dal duo Pezzali-Repetto. Ma a Max qui sembrano volergli tutti un gran bene, e allora via a cantare a squarciagola “Gli Anni” e “Hanno Ucciso l’Uomo Ragno”. A seguire ovazione per John Scatman e per il sublime Robert Miles con la sua immortale “Children”. I deejay continuano a tenere banco nel bene e nel male, alternano stili elettrizzanti a cali di ritmo repentini. Passare da “Smells Like Teen Spirit” dei Nirvana a “T’appartengo” di Ambra Angiolini e da “Tubthumping” dei Chumbawamba a “Con te partirò” di Andrea Bocelli mi provoca uno scompenso umorale pari a quello di una donna in piena crisi mestruale.
Nel finale c’è spazio anche per il momento sentimentale quando partono le note di “Notti Magiche” inno dei mondiali di calcio del 1990, a cui tutti siamo legati anche se ci portano alla mente ricordi non proprio piacevoli. Ormai siamo alla fine, le luci del locale si riaccendono il volume si abbassa e in sottofondo passa “La gente della notte” di Jovanotti: La pista si svuota e sul pavimento ci sono solo i bicchieri di plastica vuoti a fare compagnia alla carta dei volti ormai stracciati delle maschere.
E tra un discorso sui massimi sistemi universali,
e un panino super-cafone (a proposito hanno passato anche Er Piotta)
si ritorna al presente nella speranza di poter un giorno trovare la colonna sonora adatta a questi anni passati con le spalle al muro.