Lazio, la destra litiga. Il grande elettore è grillino

Lazio, la destra litiga. Il grande elettore è grillino

Psicodramma alla Regione Lazio. I partiti di centrodestra litigano su chi mandare a Montecitorio per eleggere il presidente della Repubblica, e alla fine la spunta un grillino. La curiosa vicenda arriva dalla Pisana, dove i consiglieri regionali hanno designato i tre grandi elettori attesi in Parlamento tra una settimana. Eletti senza sorpresa i due rappresentanti della maggioranza  – il governatore Nicola Zingaretti e il il presidente dell’Aula Daniele Leodori – a lasciare un inevitabile strascico di polemiche è la nomina del terzo delegato. L’esponente dell’opposizione. 

Per miracolo dei veti incrociati, alla fine a conquistare un seggio nel Parlamento in seduta comune è il capogruppo del Movimento Cinque Stelle Gianluca Perilli. Il primo ad essere sorpreso è proprio il grillino. «Siamo più che soddisfatti – le prime parole da grande elettore – È stato accolto il nostro appello rivolto ai consiglieri liberi dai giochi di partito a votare la forza più numerosa dell’opposizione».

Più dell’onestà intellettuale, però, sembra aver influito qualche dispetto nel centrodestra. Nel ruolo dell’impallinato ci si trova Giuseppe Cangemi, esponente di Ncd, per l’occasione sostenuto anche da Forza Italia. Certo della nomina, alla fine il consigliere alfaniano deve fare i conti con l’asettica verità dei numeri. Nove voti contro dieci. La sua designazione salta e passa il candidato pentastellato (nonostante il suo gruppo conti solo sette consiglieri). Intanto in Consiglio Regionale è caccia al colpevole. Anche perché, almeno sulla carta, Cangemi non avrebbe dovuto avere problemi. Alla Pisana il centrodestra è ben rappresentato: Forza Italia può contare su cinque consiglieri, il Nuovo Centrodestra su quattro. E poi ci sono i quattro esponenti dei gruppi La Destra, Fratelli d’Italia, Lista Storace e Lista Civica Bongiorno. 

«Capolavoro alla regione Lazio», ironizza il vicepresidente del Consiglio regionale Francesco Storace. Recentemente proprio l’ex ministro aveva chiesto agli alleati di centrodestra la possibilità di essere nominato tra i delegati al Parlamento. Un’ipotesi che aveva fatto sorgere qualche imbarazzo: non più tardi di due mesi fa proprio Storace era stato condannato a sei mesi di reclusione, con sospensione della pena, per vilipendio al capo dello Stato. Reato discutibile, sia chiaro. Commesso dal segretario de La Destra alcuni anni fa, per aver definito “indegno” Giorgio Napolitano. 

Eppure il veto sulla nomina di Storace non avrebbe nulla a che vedere con quella vicenda. Piuttosto, si legge nelle cronache di Palazzo, Forza Italia e Nuovo Centrodestra avrebbero preferito individuare un candidato più “allineato” con le indicazioni di partito. Che l’anonima bocciatura sia nata proprio in dissenso a questa scelta? Intanto resta il mistero sui franchi tiratori che hanno impallinato Cangemi.

Al centro del caso finisce anche il rappresentante di Ncd Fabio De Lillo, assente alla votazione. Il consigliere silurato denuncia il ricorso ad anticipatici “giochini”. E non le manda a dire al collega: «La sua assenza ha pesato per la mia mancata elezione – questo lo sfogo raccolto dall’agenzia Dire – Sarà inviata una nota al partito nazionale che deciderà». Mentre prosegue la caccia ai colpevoli, nel centrodestra laziale volano gli stracci. «È un’occasione persa perché si era trovata una sintesi in una parte del centrodestra, invece qualcuno ha pensato di non presentarsi in aula in maniera vigliacca». Tra voti segreti e veti incrociati, la lunga corsa verso il Quirinale è già iniziata. Se il buongiorno si vede dal mattino, il premier Matteo Renzi può iniziare a preoccuparsi. 

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