«Grande è la confusione sotto il cielo: quindi la situazione è eccellente». Scomodare Mao Tze Tung è quasi d’obbligo per raccontare le fibrillazioni della politica a Milano, in vista dell’Expo 2015 ma soprattutto della tornata elettorale del 2016, quando scadrà il mandato del sindaco Giuliano Pisapia e si voterà per la Città Metropolitana. Da un paio di settimane le voci su una possibile ricandidatura dell’avvocato gentile della giunta arancione hanno ricominciato a farsi più insistenti. Anche se gira voce che potrebbe rinunciare, spianando così la strada a un lunga schiera di possibili candidati, tra cui Stefano Boeri, il suo sfidante alle primarie del 2010. Il Corriere della Sera in un pezzo di lunedì 12 gennaio ha spiegato che l’ex deputato indipendente di Rifondazione Comunista dovrebbe sciogliere la riserva questa settimana. Il punto, però, non è chiaro. Sembra più frutto della tensione latente tra un parte del Pd e il primo cittadino, da tempo alle strette. Non a caso il segretario cittadino Pietro Bussolati ha cercato sempre sul Corriere di smorzare i toni. L’obiettivo non dichiarato è quello non mettere in difficoltà Pisapia prima dell’Expo.
Ma la partita di giro è molto grande. Perché s’inserisce nello scontro tra il Partito Democratico e la cosiddetta Leopolda rossa, quell’amalgama politico che va da Nichi Vendola fino a Pippo Civati, intenzionato a creare un nuovo soggetto di sinistra lasciando a Matteo Renzi il progetto del Partito della Nazione. La partita su Milano s’inserisce proprio su questo terreno. A questo bisogna aggiungere il timore del primo cittadino milanese a ripresentarsi, ormai in piazza della Scala lo hanno soprannominato “Sciur Tentenna”, come le divisioni interne al Pd locale e le difficoltà nel centrodestra di trovare un candidato: stando ai sondaggi l’unico che potrebbe sfidare Pisapia al momento è Matteo Salvini il segretario della Lega Nord. Se quindi la confusione sotto il cielo è grande, grandi sono anche le operazioni politiche che in questi primi giorni di gennaio hanno iniziato a muoversi.
Il Laboratorio renziano
Da tempo i rapporti tra il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il primo cittadino non sono così idilliaci. Una parte del Pd, quella più giovane, cresciuta alla scuola politica di Gianni Cervetti, il migliorista amico del presidente della Repubblica uscente Giorgio Napolitano, vorrebbe candidare a Milano nel 2016 un giovane. Di nomi ne girano diversi. Si parla di Alessia Mosca, di Lia Quartapelle, già candidata per il ministero degli Esteri, ma pure degli assessori Pierfrancesco Majorino e Pierfrancesco Maran. Gli ultimi due smentiscono le ambizioni e confermano la propria fiducia a Pisapia. Ma le voci continuano a girare. E a muoversi è anche la vecchia ala Ds lombarda che avrebbe già individuato in Emanuele Fiano detto Lele un ottimo candidato sindaco da schierare nel 2016. Tra la schiera di assessori che potrebbero candidarsi c’è sempre poi Ada Lucia De Cesaris, vicesindaco, donna macchina dell’amministrazione comunale, che però negli ultimi mesi sarebbe entrata in attrito con Cinzia Sasso, giornalista di Repubblica e moglie di Pisapia, zarina di palazzo Marino.
Intorno a questo caos hanno iniziato così a muoversi alcuni esponenti liberali della politica milanese, ex socialisti o membri di quelle che furono le giunte di Gabriele Albertini, per cercare di allargare l’offerta politica. E’ la cosiddetta area riformista, da tempo in sonno, che però starebbe lavorando per far convergere Renzi e il Pd su un candidato unico, ovvero l’archistar Stefano Boeri. L’ex assessore alla Cultura, poi silurato proprio da Pisapia, ha lavorato in silenzio in questi mesi. Ha vinto un premio per il suo bosco verticale – grattacielo di Porta Nuova – e sogna da tempo di occupare la poltrona più importante di piazza della Scala. Di certo, secondo quanto si sostiene nei salotti milanesi, Boeri si candiderebbe solo di fronte a una rinuncia da parte di Pisapia e nel caso in cui Renzi e il Pd dovessero sostenerlo. Non sarebbe difficile, date le buone relazioni tra il premier e la famiglia: l’economista Tito è appena stato nominato presidente dell’Inps e lo stesso Stefano ha gestito l’estate del comune di Firenze del 2014. Ma si tratta comunque di un combinazione difficile date le difficoltà degli ultimi anni tra Boeri e il Pd.
Il centrodestra tra Passera e Lupi
Se il centrosinistra non ride, ma comunque appare più forte per i sondaggi favorevoli, nel centrodestra è una valle di lacrime. Forza Italia e Nuovo Centrodestra non sanno che pesci pigliare. Maurizio Lupi, ministro per le Infrastrutture, che da anni sogna di conquistare palazzo Marino sa bene che non può farcela solo con le proprie gambe. Il partito di Angelino Alfano viaggia intorno al 2%. L’unico modo sarebbe un accordo con Silvio Berlusconi, ma anche qui la situazione è troppo liquida per poter azzardare un pronostico. Tutto dipende da Pisapia contro cui Lupi sa perfettamente di non poter competere. Al momento quindi l’unico nome spendibile è quello di Salvini, il segretario leghista che da poco ha svoltato a destra. Ma Berlusconi non sarebbe d’accordo, più che mai convinto che un candidato così estremista sfonderebbe con difficoltà in una città moderata come Milano dove non a caso la Lega ha sempre fatto fatica a raccogliere voti.
Il jolly è Corrado Passera. Il leader di Italia Unica che attende il cadavere dell’ex Cavaliere lungo il fiume ha iniziato a muoversi sotto le guglie del Duomo. Tra incontri e meeting nei salotti milanesi, dove si possono incrociare ex forzaitalioti come Aldo Brandirali o gli ultimi rimasti di Scelta Civica di Mario Monti, c’è l’obiettivo di costruire una lista civica di centro che possa competere anche nel caso in cui il candidato dovesse essere proprio Pisapia. Passera avrebbe trovato già un paio di candidati su cui puntare. Il primo è Ferruccio De Bortoli, l’attuale direttore del Corriere della Sera in uscita dalla redazione di via Solferino. L’altro è Sergio Scalpelli, ex assessore della giunta Albertini, stimato sia a destra sia a sinistra. Ma tutto dipende da Pisapia? Cosa deciderà il Sciur Tentenna?