Atene, domenica 25 gennaio. In un’atmosfera da finale dei mondiali, radunati davanti al maxischermo allestito sotto la tenda sede del comitato di Syriza, in piazza Klafthmonos, centinaia di militanti del partito di Tsipras esplodono in un boato, travolti da una gioia incontrollabile.
Sono le 19, le urne sono chiuse, e la televisione ha appena dato il risultato dei primi exit poll: Syriza 39,5%-35,5%; Nea Demokratia 27%-23%; To Potami e Alba Dorata 8%-6,4%, KKE 5,7%-4,7%, PASOK 5,2%-4,2%. Se così fosse, significherebbe maggioranza assoluta e possibilità di governare senza dover ricorrere ad alleanze.
Nelle vie adiacenti alla piazza le macchine improvvisano caroselli, a pochi metri di distanza il gazebo del PASOK, il partito socialista che ha condiviso il peso del governo con Nea Demokratia, è abbandonato, chiuso da un lucchetto per biciclette. Di fronte, poco distante palco in allestimento per il discorso del vincitore, è chiuso anche il piccolo stand del KKE, il partito comunista greco. Dalle finestre aperte delle case di via Euripide che da piazza Klafthmonos scende verso piazza Elefteria (piazza Libertà), dove si trova il palazzo in cui ha sede Syriza, si distingue il rumore dei bicchieri per i brindisi di chi ha votato Tsipras.
Col passare del tempo vengono diffusi i dati reali e il risultato prende forma. Gli aggiornamenti arrivano mentre una folla in festa si è già riversata nella piazza ai piedi del palco predisposto sotto l’Università di Atene. Una piazza che racconta anni di sacrifici e di disperazione. In prima fila, sventolano senza sosta le bandiere bianche e viola delle lavoratrici addette alle pulizie dipendenti del ministero delle finanze che sono state licenziate un anno e mezzo fa. Raffigurano il disegno di un politico inseguito da una signora armata della propria scopa, e la scritta: «Donne delle pulizie combattenti: puliamo noi per voi»; e il numero 595, come le lavoratrici licenziate in tronco.
Mentre si aspetta l’arrivo del vincitore s’intonano ripetutamente i cori «Venceremos, Syriza, Podemos», che rivendica orgogliosamente l’unione con i “compagni” spagnoli del partito di Fabio Iglesias, e «Alexis, siamo con te per il cambiamento». La colonna sonora di sottofondo alterna brani dei Pink Floyd, dei Metallica, dei Clash, con una particolare insistenza per la versione dei Modena City Ramblers di “Bella ciao”.
Tsipras vince le elezioni con il 36,3% dei consensi, aggiudicandosi 149 seggi su 300, ne mancano due ai 151 che avrebbero garantito a Syriza di formare un governo contando solo sulle proprie forze. Al 27,8% si fermano i conservatori di Nea Demokratia del premier uscente, Antonis Samaras. Terzi i neonazisti di Alba Dorata, che raccolgono il 6,2%. Nel caso di un fallimento del governo guidato da Alexis Tsipras, potrebbero avere la forza politica per diventare parte di una coalizione di governo.
Dietro si susseguono via via i partiti: to Potami al 6%, i comunisti del KKE, al 5,4%, gli Indipendenti greci al 4,7%, e quel che rimane dei socialisti del PASOK, al 4,6%. Fuori dal Parlamento la nuova formazione politica di Giorgos Papandreu (ex PASOK), Kinima, che non va oltre il 2,4%.
Quando finalmente sale sul palco Alexis Tsipras, visibilmente emozionato, la piazza si scioglie in un lungo applauso. Fedele ai messaggi lanciati durante la campagna elettorale, nel suo discorso il leader di Syriza ribadisce – attenuando i toni – la sfida all’Europa: «Il popolo greco archivia la Troika… Andremo in Europa con il nuovo piano per la Grecia per i prossimi quattro anni di prosperità»; e prova infondere speranza tra la gente: «La nostra priorità è ridare dignità al popolo greco. Con ottimismo e speranza, riportiamo sulla Grecia il sole della democrazia».
L’elettorato greco ha voluto lanciare un messaggio forte e chiaro, che spiegano bene alcuni sostenitori a pochi metri dal neoeletto: «In quarant’anni si sono alternati al governo solo due partiti con i risultati che vediamo. Era ora di provare qualcosa di nuovo, anche se sconosciuto». I greci sono consapevoli che non è detto che questo risultato porti il paese fuori dalle difficoltà. Nessuno si illude o ha la certezza che quella intrapresa sia la strada giusta.
Nonostante la schiacciante vittoria di Syriza, la situazione politica rimane complicata. Si apre, infatti, la partita delle alleanze, con i centristi di To Potami e gli Indipendenti greci, formazione di destra che si batte contro l’austerity, che potrebbero garantire un appoggio esterno al governo. Sullo sfondo, il preoccupante risultato di Alba Dorata, che si pone come terza forza politica del paese.