Pegida: «La Germania deve restare tedesca»

Pegida: «La Germania deve restare tedesca»

Lunedì 5 gennaio, alle 18.30, si terrà nella città tedesca di Dresda una manifestazione chiamata eufemisticamente «grande passeggiata serale». Per l’undicesimo lunedì successivo, i partecipanti saranno chiamati a rispettare alcune regole date dagli organizzatori: restare pacifici, non bere, non parlare con la stampa e camminare in silenzio.

La manifestazione – che si prevede attiri fino a ventimila persone, in una città di circa 500mila – è indetta da un’organizzazione chiamata Pegida, una sigla dal tedesco Patriotische Europäer gegen die Islamisierung des Abendlandes, cioè “Europei patriottici contro l’islamizzazione dell’Occidente”. Uno degli ultimi appelli per i circa centomila fan della pagina su Facebook chiede di partecipare «Per la nostra patria! Per i nostri bambini!». Una sezione locale di Pegida, chiamata Kögida, ha indetto per lo stesso giorno la « prima passeggiata» a Colonia, lungo il Reno. In segno di protesta contro questa «passeggiata», la cattedrale di Colonia spegnerà le luci che la illuminano.

Le manifestazioni di Pegida hanno portato all’attenzione dell’opinione pubblica tedesca – e, negli ultimi giorni, internazionale – il crescente supporto a una serie di iniziative contro l’immigrazione straniera, contro le politiche di accoglienza del governo tedesco e in favore di una “difesa” contro una presunta crescente “islamizzazione” del paese. I principali partiti tedeschi si sono detti preoccupati per l’ondata recente di manifestazioni e la percezione che i discorsi xenofobi e razzisti stiano acquistando consenso.

La Germania è oggi il secondo paese del mondo, dopo gli Stati Uniti, come meta di emigrazione, e nel corso del 2014 ha accolto circa 200 mila richiedenti asilo – la cifra più alta tra tutti i paesi europei – per la maggior parte provenienti da Siria e Iraq. Negli ultimi mesi, ci sono state in tutta la Germania decine di episodi di intolleranza contro i richiedenti asilo, ben 86 secondo il governo federale tra gennaio e la fine di settembre del 2014.

I manifestanti di Pegida parlano di una Germania invasa dagli immigrati di religione musulmana e mostrano cartelli e striscioni con slogan come «Rivogliamo indietro la nostra patria» e «Fate fare i bagagli ai richiedenti asilo criminali». In un recente sondaggio che ha fatto molto clamore in Germania, un terzo degli intervistati ha detto che parteciperebbe a una manifestazione di Pegida se si tenesse nella sua città.

Il centro di questo movimento è stato finora Dresda, capitale del Land orientale della Sassonia. È interessante notare che, dopo essere stata una delle zone più isolate durante il regime comunista della DDR – era chiamata «la valle degli ignari», perché non vi arrivava il segnale della TV della Germania Ovest – è oggi una delle zone dove l’immigrazione è più bassa, mentre in molte parti del paese l’immigrazione è un fenomeno comune da decenni. La popolazione straniera in Sassonia è intorno al 2 per cento (in Germania nel complesso è dell’8 per cento), con una percentuale di musulmani assai inferiore allo 0,5 per cento.

Neonazisti e sondaggi

Ma chi aderisce alle dimostrazioni di Pegida, e quali movimenti politici la sostengono? La stampa tedesca descrive una mescolanza di semplici cittadini, militanti di estrema destra e appartenenti a gruppi ultras. È un mix visto altrove in Germania negli ultimi mesi. Già a novembre, dopo una manifestazione a Colonia – non organizzata da Pegida – sfociata in violenze e scontri, Spiegel aveva pubblicato un articolo intitolato La nuova destra tedesca: La profana alleanza tra neonazisti e ultras del calcio. Almeno due organizzazioni di ultras, Faust des Ostens (“Pugno dell’est”) e Hooligans Elbflorenz (“Hooligan della Firenze dell’Elba”, un soprannome di Dresda), hanno aderito alle manifestazioni di Pegida.

L’estrema destra tedesca è ben rappresentata dai militanti neonazisti del Partito Nazionaldemocratico Tedesco ( Nationaldemokratische Partei Deutschlands, NPD), che ha qualche migliaio di aderenti e dalla riunificazione ha ottenuto i suoi risultati elettorali migliori nei Land orientali del paese. Alle elezioni locali di fine agosto 2014, la NPD è arrivata appena sotto la soglia del 5 per cento e non è riuscita ad eleggere rappresentanti nel parlamento della Sassonia.

Più problematico è il rapporto con Pegida del partito anti-europeista Alternative für Deutschland. AfD si è fatto notare per le sue posizioni contro la moneta unica e ha ricevuto molta attenzione prima delle elezioni federali del settembre 2013, in cui però non è riuscita a superare lo sbarramento del 5 per cento (si è fermata al 4,7). Alle Europee dell’estate scorsa ha però superato il 7 per cento ed eletto sette europarlamentari. Sul sostegno alle “passeggiate del lunedì” la leadership del partito è divisa tra chi li reputa «alleati naturali» e chi invece vorrebbe evitare ogni contatto.

Finora Pegida non ha quindi trovato una vera e propria rappresentanza politica, e non è emerso in Germania un partito di estrema destra nazionalista – come il Front National di Marine Le Pen in Francia – o fortemente antieuropeista come l’UKIP nel Regno Unito in grado di condizionare il dibattito politico o di costituire una seria minaccia ai partiti tradizionali.

Ma all’interno della maggioranza al governo in Germania non manca chi critica Angela Merkel per il suo stile estremamente moderato e consensuale, e chiede insistentemente politiche maggiormente conservatrici anche sul fronte dell’immigrazione, nel timore di perdere voti a vantaggio dell’AfD. Alcuni parlamentari della CDU, il partito di Merkel, hanno chiesto ad esempio una legge che vieti il burqa nel paese.

«Vogliamo solo che la Germania resti tedesca»

Il leader di Pegida è un 41enne di Dresda di nome Lutz Bachmann, che ha una agenzia di grafica e pubblicitaria nella città. Nelle ultime settimane, la stampa tedesca ha parlato di sue condanne passate per reati come violazione di domicilio e possesso di droga, per cui è stato condannato a 44 mesi di carcere. Scappato in Sudafrica, è stato poi estradato in Germania due anni più tardi.

Intervistato dal Financial Times ai primi di dicembre, Bachmann è sembrato volersi smarcare dal coinvolgimento con l’estrema destra: «A causa di politiche di asilo sbagliate, i francesi e gli olandesi votano partiti di estrema destra, e questi partiti diventano sempre più forti. Dicono che siamo nazisti. Al contrario: è esattamente quello a cui ci opponiamo».

Ha aggiunto che in Germania dovrebbe essere introdotto un «dovere di integrarsi» e si è detto a favore di politiche sull’immigrazione come quelle del Canada e della Svizzera, che incentivano solo l’arrivo di immigrati qualificati. Durante i suoi discorsi alle manifestazioni di Pegida, Bachmann dice che «la Germania non è una terra di immigrazione» e che «vogliamo solo che la Germania resti tedesca».

L’opposizione a Pegida

La scorsa settimana, nonostante le pressioni che vengono dal suo partito, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha indirizzato a Pegida critiche durissime in un intervento televisivo. «Dico a tutti quelli che vanno a dimostrazioni simili: non seguite quelli che le hanno indette, perché troppo spesso hanno nei loro cuori pregiudizio, freddezza, perfino odio».

Uno degli slogan più diffusi alle manifestazioni è Wir sind das Volk, «Noi siamo il popolo»: una delle frasi-simbolo dell’opposizione al regime comunista della DDR. Merkel, che ha vissuto per 35 anni sotto il comunismo orientale tedesco, ha detto che quella frase inizialmente pensata per unire è oggi uno strumento di divisione. «Quello che vogliono dire davvero è “tu non sei uno di noi”, a causa del tuo colore della pelle o della tua religione».

Gli oppositori alle iniziative di Pegida hanno organizzato contromanifestazioni che hanno richiamato spesso diverse centinaia di persone, addirittura dodicimila la scorsa settimana a Monaco. Molti sentono che il paese è a rischio di perdere la sua immagine di accoglienza e tolleranza, così faticosamente costruita negli ultimi decenni. Più concretamente, il presidente della Confederazione dei datori di lavoro tedeschi Ingo Kramer ha detto che la Germania «ha bisogno» di immigrazione per il mercato del lavoro e per il sistema sociale, visto l’invecchiamento della popolazione.

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