Bisogna partire da La Spezia, comune di quasi 100mila abitanti affacciato sul mar ligure, per capire la rete di potere e lo spessore di Raffaella Paita, la piddina uscita vincitrice dalla primarie per scegliere il candidato governatore in Liguria. Si scrive Paita ma oltre a sinistra si legge soprattutto vecchia Democrazia Cristiana, sistema di potere vicino agli appalti infrastrutturali, all’autorità portuale di Genova e ai gangli del tessuto economico politico ligure. E si leggono soprattutto i problemi di una regione che negli ultimi anni ha dovuto affrontare le infiltrazioni della ‘ndrangheta, il dissesto idrogeologico su cui pesano le ultime inondazioni o gli scandali della “casta politica”. Basti pensare che da queste parti, nel 2011, fu arrestato Franco Pronzato, ex consigliere di Pier Luigi Bersani quando era ministro ai Trasporti, in una vicenda di appalti di Enac, ente che regola le attività di trasporto aereo in Italia.
Bisogna partire da La Spezia, comune di quasi 100mila abitanti affacciato sul mar ligure, per capire la rete di potere e lo spessore di Raffaella Paita, la piddina uscita vincitrice dalla primarie per scegliere il candidato governatore in Liguria
Sulla rottamatrice di Sergio Cofferati, considerata già nuova governatrice in pectore pesa però soprattutto il nome del marito, Luigi Merlo, ex Dc di lungo corso da queste parti, già assessore regionale ai Trasporti, presidente dell’Autorità Portuale genovese e tutt’ora presidente del consiglio di territorio nord-ovest per Unicredit. E’ un incarico, quest’ultimo, che chi mastica la politica ligure definisce più importante di quello del sindaco, con più poteri in carico e meno controlli. Forte di questo binomio, come dell’accordo con alcuni ex bersaniani come Renzo Guccinelli, Baita vince fuori dal capoluogo dove al contrario è la Cgil ad aver mosso le truppe a favore dell’ex segretario Cofferati. Allo stesso tempo però questa donna nata nel 1974 regala dispiaceri anche ai renziani, fra cui Andrea Orlando, il ministro di Grazia e Giustizia, spezzino, che aveva appoggiato però la candidatura di Cofferati.
In sostanza Paita regala molti mal di pancia al centrosinistra, come al centrodestra. Claudio Burlando, attuale presidente di regione, gongola. Perché se sulla sua candidatura pesa l’ombra delle primarie truccate – al seggio di Bolzaneto – ci sarebbero stati dei rom in coda per votare mentre a La Spezia gruppi non piccoli di cinesi in almeno due seggi – nel centrodestra sanno già di non avere speranze di vittoria per il rinnovo della giunta regionale. Non a caso da più parti diversi ex esponenti di Forza Italia avrebbero appoggiato il candidato Pd in vista magari di una candidatura in consiglio regionale.
A quanto pare Claudio Scajola – ex potente ministro ora ai domiciliari per il caso Matacena che vanta ancora un certo consenso in regionale – non si sarebbe interessato più di tanto alla sfida. Cosa che non permette di dire agli analisti di politica di parlare già di un esperimento riuscito di Partito della Nazione, il soggetto politico agognato da Renzi per superare la minoranza del Pd e seppellire per sempre il centrodestra. Però ci sono Massimo Saso, esponente Ncd, già indagato per voto di scambio o Franco Orsi, ex senatore Pdl che abbandonò la cerimonia del 25 aprile con Oscar Luigi Scalfaro, tra i sostenitori della neo eletta, tanto basta per polemiche che potrebbero trascinarsi ancora a lungo. Non è sbagliato dire che tra i candidati a queste ultime primarie Raffaella Paita sia sicuramente la più vicina all’establishment del sistema di potere ligure. I ben informati sostengono che sia «una testa di legno di Burlando», e i fatti faticano a non supportare questa tesi.
E quello stesso sistema di potere ligure negli ultimi decenni ha dimostrato di essere permeabile alle infiltrazioni e alle colonizzazioni della criminalità organizzata. Tra appalti, pressioni sulla politica ed entrature istituzionali, imprese in odor di mafia hanno trovato nella Liguria terra fertile.
Il suo è uno degli assessorati “sensibili”, cioè quello alle Infrastrutture, a cui è arrivata nel corso di una fulminea carriera sostituendo il marito, Luigi Merlo, già assessore nella stessa giunta Burlando che attualmente governa la Liguria.
Il suo è uno degli assessorati “sensibili”, cioè quello alle Infrastrutture, a cui è arrivata nel corso di una fulminea carriera sostituendo il marito, Luigi Merlo, già assessore nella stessa giunta Burlando che attualmente governa la Liguria
Per lei sul territorio in questi mesi si sono dati da fare diversi volti e nomi di quella imprenditoria che è finita sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori e dentro le inchieste che hanno toccato i gangli del potere ligure. Merlo è finito nell’informativa della Guardia di Finanza riguardante l’operazione Pandora del 2009.
L’indagine aveva puntato i riflettori legami della famiglia Mamone, massoni, titolari delle Eco.Ge. società di bonifiche industriali oggi in liquidazione, con amministratori pubblici e personaggi legate alle cosche di ‘ndrangheta. Ai tempi nei brogliacci delle intercettazioni il nome di Merlo finisce nero su bianco durante le consultazioni elettorale per la provincia di La Spezia: Merlo chiede a Gino Mamone di far votare Andrea Stretti, oggi assessore alla Sanità del Comune di La Spezia.
Merlo, va specificato, non è mai stato indagato e Mamone uscì indenne dal processo scaturito dall’operazione Pandora, anche se per lui le porte del carcere si sono aperte in seguito all’inchiesta sugli appalti Amiu (la società che in Liguria si occupa della raccolta dei rifiuti) che ha portato in carcere un gruppo di imprenditori e un alto dirigente di Amiu, Corrado Grondona.
Nella stessa indagine in una delle intercettazioni Gino Mamone, parlando col fratello e una terza persona sfida: “Burlandino – dice intercettato – stia attento o vado a parlare ai giudici”. Per il pm Calleri, Mamone “progetta di minacciare Burlando […] al fine di indurre Burlando ad intervenire in suo aiuto, verosimilmente procurandogli altri appalti”. L’intercettazione è del 21 marzo 2013. E se vale la proprietà transitiva, non è escluso che la minaccia oggi si estenda anche a Paita
Dalle colonne del Corriere della Sera intanto Merlo si difende con una replica: «la telefonata e l’sms inviato a Mamone nei primi mesi del 2007, quando non potevo certo ipotizzare suoi coinvolgimenti in vicende giudiziarie, è uno dei tanti che inviai a conoscenti a pochi giorni del voto alla Spezia». E ancora, sul conflitto d’interesse con la moglie «presenterò le mie dimissioni irrevocabili da presidente dell’Autorità Portuale di Genova il giorno seguente al suo insediamento; la seconda che non ricoprirò alcun incarico pubblico nel territorio ligure».