Enrico Zanetti non ha dubbi. Il sottosegretario all’Economia che per primo ha sollevato l’attenzione sull’ultima norma “salva-Berlusconi” è convinto: il decreto delegato sul fisco non doveva essere fermato. Troppo importanti le esigenze di imprese e contribuenti, che da tempo attendono le misure contenute nel provvedimento. Avanti con la riforma, ma non con la norma in questione. L’articolo 19-bis che prevede la depenalizzazione dell’evasione fiscale «quando l’importo delle imposte sui redditi evase non è superiore al tre per cento del reddito imponibile dichiarato», deve essere bloccato. E non perché secondo qualcuno potrebbe favorire l’ex Cavaliere. «A noi di Berlusconi non ci frega niente», conferma Zanetti. Ma per una questione di principio. Del resto la riforma «seppure migliorabile, resta una buona riforma». Un intervento positivo, «perché la demagogia fiscale del penale a tutti i costi, a questo Paese ha fatto solo danno» spiega il sottosegretario. Il “Salva-Berlusconi”? «Sarei curioso di sapere chi ha inserito quella norma nel testo – racconta ancora Zanetti -. Ma ora basta retroscena. Spero che il presidente Renzi ci ripensi e al prossimo Consiglio dei ministri il provvedimento possa riprendere il suo percorso». Anche perché attendere fino all’elezione del Quirinale potrebbe essere pericoloso.
Sottosegretario, i termini per esercitare la delega scadono il 26 marzo. Il governo non rischia di far saltare la riforma?
Non la vivrei così. I tempi ci sono, anche se il rischio esiste. Per quanto mi riguarda era meglio non fermare l’intero provvedimento. Io sarei andato avanti, precisando però che la franchigia del 3 per cento non può funzionare per le frodi documentali.
Insomma, eliminando la norma “Salva-Berlusconi”. Quindi ha sbagliato il premier?
Guardi, a caldo ci sta voler fermare tutto. Ora, però, mi auguro che si faccia una riflessione. Viste le polemiche sollevate, quella di Renzi è stata una reazione corretta. Forse un po’ troppo radicale. Personalmente spero che il provvedimento possa riprendere il suo percorso già dal prossimo Consiglio dei ministri. Diversamente i tempi si accorciano. E allora bisognerà correre parecchio.
Non ci sono solo le polemiche sulla norma “Salva-Berlusconi”. Al centro di alcune critiche è finito l’intero impianto del decreto. Oggi l’ex ministro Vincenzo Visco parla di una generale depenalizzazione dei reati tributari.
È una lettura negativa che non condivido affatto. Il decreto è certamente migliorabile, ma al netto di questo scivolone è un buon decreto. Nel provvedimento ci sono misure importanti, molto attese. Vede, la demagogia fiscale del penale a tutti i costi ha fatto male a questo Paese. Peraltro Visco ha avuto diverso tempo per incidere sul sistema fiscale italiano. E se oggi stiamo a questo punto, forse è perché non ha raggiunto risultati particolarmente brillanti.
E allora quali sono gli aspetti positivi di questa riforma?
Due, in particolare. Per quanto riguarda la disciplina dell’abuso di diritto, il provvedimento offre una migliore configurazione normativa a una fattispecie particolarmente complessa. Un intervento indirizzato verso una maggior certezza del diritto. E poi vi è un’importante revisione del sistema sanzionatorio per circoscrivere maggiormente i casi in cui il fenomeno dell’evasione assurge a rilevanza penale. È un intervento positivo: l’esperienza degli ultimi anni dimostra che con soglie troppo basse sul penale si ottiene un ingolfamento delle procure a cui non corrisponde un aumento delle condanne. Di fatto, finora si sono costruiti i presupposti alla creazione del classico inferno in terra per i contribuenti onesti, ma al tempo stesso del paradiso per chi sa che alla fine le condanne non arrivano mai. Ecco perché abbiamo chiesto di concentrare l’attenzione sulle frodi. E, per quanto riguarda le dichiarazioni infedeli, su soglie più significative.
Torniamo alla norma più discussa. Lei si è fatto un’idea su chi può aver inserito quell’articolo nel testo?
Dovrebbe rispondere uno dei presenti al Consiglio dei ministri del 24 dicembre scorso. Come cittadino e sottosegretario anche io sono curioso di conoscere quel nome. Certo, è opportuno che venga fatta chiarezza. Ma francamente per noi di Scelta Civica è più importante la scena, non il retroscena.
Ma è normale che un decreto venga cambiato all’ultimo minuto? Non è uno smacco per il ministero dell’Economia e per chi ci ha lavorato in queste settimane?
Guardi, è abbastanza normale che in sede di Consiglio dei ministri vengano apportate modifiche alle bozze dei testi che arrivano. Anzi, ci sono almeno altri tre cambiamenti importanti inseriti all’ultimo, oltre all’articolo che ha scatenato tutto questo putiferio. Al di là delle attenzioni morbose, seppure comprensibili, è tutto assolutamente normale. Certo, ci sarebbe un deficit di autorevolezza del Tesoro se in Cdm si fosse proceduto ugualmente nonostante il disaccordo del ministro Padoan. Ma non credo sia andata così.
Dalle norme ad personam a quelle contra personam. Se è scorretto inserire in un decreto una norma pro Berlusconi, adesso non è altrettanto scorretto bloccare l’intero provvedimento solo perché forse un articolo può favorire anche l’ex Cavaliere?
Ripeto, io questo decreto non l’avrei bloccato, avrei fermato solo la norma in questione. Ma unicamente per questioni di principio. Che poi sia a favore o contro Silvio Berlusconi non mi interessa. Questo lo scriva, a noi di Scelta Civica di Berlusconi non ci frega una mazza.
E a voi di Scelta Civica, da osservatori esterni, questa vicenda non ha fatto pensare al Patto del Nazareno? Forse se all’epoca ci fosse stata più chiarezza, adesso nessuno potrebbe favoleggiare su presunti scambi di favori.
Il patto del Nazareno sconfina ormai nella leggenda metropolitana. E ormai per ogni vicenda che riguarda Berlusconi si scatenano tutti i retropensieri. Ripeto ancora: qualcuno ha legittimamente inserito quella norma, che io però non condivido affatto. Per assicurare maggior chiarezza possibile all’azione del governo, ma anche per venire incontro alle esigenze di imprese e contribuenti che attendono da tempo queste misure, io non avrei bloccato l’intero provvedimento, ma solo la norma in questione. Adesso spero in un ripensamento del presidente del Consiglio.