Non è un film di denuncia, né di protesta. Al contrario, si tratta di una testimonianza: racconta come lo sport possa diventare un mezzo di emancipazione. Il documentario si intitola Into the Sea, lo ha realizzato la regista francese Marion Poizeau, e racconta il suo tentativo, lungo cinque anni, di introdurre in Iran l’uso del surf per le donne. Lo fa in nome dello sport, certo, ma anche per fornire una scappatoia alle donne, che nel Paese subiscono una forte discriminazione sociale. Il film dura 52 minuti, è stato selezionato nel 2014 al London Surf Film Festival e al Festival Internazionale del documentario Cinema-Verità di Teheran.
Insieme a lei hanno lavorato, dal 2010, la quattro volte campionessa irlandese di surf Easkey Britton e poi, dal 2013, la campionessa di snowboarding Mona Seraji e la nuotatrice Shalha Yasini, entrambre iraniane. Il luogo privilegiato per la loro attività di “proselitismo” è il Baluchistan, nel sudest del Paese, dove vive una numerosa comunità sunnita (l’Iran è a maggioranza sciita).
La presenza delle due sportive iraniane è stata fondamentale per vincere le resistenze e far crollare i tabù della popolazione locale. «Non volevamo che fossero solo due occidentali a usare il surf». La cosa ha funzionato: al gruppo si sono aggiunte alcune ragazze e perfino alcuni uomini.
E che dicono le autorità religiose locali? A sorpresa, sono favorevoli. L’unica condizione che pongono è che le donne debbano essere tutte coperte, testa compresa. È complicato, ma inevitabile. Per il futuro l’idea è di creare delle scuole di surf, che coinvolgano sia uomini che donne.