Secondo David Landes, storico dell’economia di Harvard, la vera rivoluzione nella storia dell’uomo non è stata l’invenzione del vapore, e nemmeno dell’elettricità. Il vero cambiamento è cominciato con l’orologio. Tutto ha origine da lì: lo sviluppo dell’occidente, l’industrializzazione, il capitalismo, gli imperi dipendono dal tic tac delle lancette. La teoria è molto sensata (e non è nemmeno originalissima): il tempo viene configurato, misurato e definito in modi accurati e uniformi, uguali ovunque e in ogni periodo dell’anno. A questo elemento può essere agganciato il tipo di lavoro industriale (cioè regolare, fissato, normato) e quello dell’educazione, dell’istruzione e dell’esercito. È un punto fondamentale.
L’orologio meccanico non ha più bisogno di pesi, ma di molle: può diventare minuscolo e portatile, sia nelle case che addosso alle persone. E così si pongono le basi per la “disciplina del tempo” piuttosto che dell’ “obbedienza al tempo”. Così si è inventata la puntualità. Viene da dentro, e non da fuori. E da qui è nata una civiltà che presta attenzione al passaggio del tempo, e quindi alla produttività e alla performance”.
Il tempo, del resto, è denaro.
Tutte queste idee si trovano anche qui, in questo bel video intitolato: Una breve storia del tempo: come la tecnologia ci ha cambiato in modi inaspettati. Si comincia dal 1650, quando Christian Huygens inventò il pendolo, che per tre secoli rimase lo strumento più accurato per la misurazione del tempo. E si arriva all’oggi, periodo in cui, con gli orologi atomici, si può ottenere una precisione maggiore di quella che rispetta la Terra stessa.