Cinque milioni di giornate di volontariato in due anni. Da febbraio chi è in cassa integrazione o usufruisce di una misura di sostegno al reddito potrà decidere di fare il volontario per aiutare cittadini e compaesani. Una sorta di servizio civile senza età per chi ha perso il lavoro o non riesce a trovarlo. E l’assicurazione la paga lo Stato. Le competenze acquisite verranno certificate e potranno così essere sfruttate per cercare un altro lavoro. L’iniziativa si chiama #Diamociunamano ed è frutto di un protocollo tra il ministero del Lavoro, il Forum nazionale del terzo settore e l’Anci.
In pratica, lavoratori in cassa integrazione, con indennità di mobilità o disoccupati che usufruiscono di sussidi (compresi Aspi e mini Aspi) saranno invitati a svolgere un’attività volontaria di utilità sociale. Associazioni, fondazioni del terzo settore o i comuni stessi proporranno i progetti da realizzare attraverso il portale del ministero Cliclavoro, e sempre attraverso il portale i cittadini potranno vedere quali sono i progetti attivi ai quali prendere parte. Poi saranno gli enti locali ad attestare l’utilità del volontariato per la comunità.
Una volta avuta la convalida, le organizzazioni di volontariato inviano una richiesta di attivazione dell’assicurazione all’Inail. L’Inail verifica che il nome indicato riceva effettivamente una misura di sostegno al reddito e poi, tramite posta elettronica certificata, comunica l’attivazione della copertura assicurativa. Per pagare l’assicurazione il ministero del Lavoro ha costituito un fondo di 4 milioni 400mila euro per ognuno dei due anni. Il Fondo, istituito dal decreto legge 90 del 2014, ha avuto anche il via libera dalla Corte dei conti. Secondo quanto riporta il Redattore sociale, si stima che potranno essere coinvolte circa 19mila persone all’anno.
I settori in cui i nuovi volontari potranno essere occupati vanno dall’accoglienza di soggetti svantaggiati alla protezione civile, dalla tutela del patrimonio artistico al turismo. Il ministero del Lavoro monitorerà le attività di volontariato per evitare che i volontari possano sostituire i dipendenti dei Comuni. La differenza, rispetto ai lavori socialmente utili del pacchetto Treu, è che in questo caso si tratta di volontariato e non c’è un’assunzione temporanea da parte del Comune per progetti di pubblica utilità. La finalità, però, è la stessa: la partecipazione delle persone che usufruiscono di ammortizzatori sociali all’interno di progetti in cui ci guadagnano tutti, riqualificandole per un nuovo lavoro. Anche perché la spesa per le politiche passive del lavoro in Italia supera i 23 miliardi di euro all’anno (dati 2013) e le richieste per la cassa in deroga (cioè quella pagata con i soldi dei contribuenti) nell’ultimo anno sono aumentate del 36 per cento (dati Inps).