Come la pensano gli italiani lo si può comprendere anche dalle lettere ai giornali. C’è un sito, in Italia, che, quotidianamente, pubblica le lettere più interessanti, www.carodirettore.eu, nato per iniziativa dell’Azienda di soggiorno e turismo di Bolzano. Linkiesta ne propone qualcuna, rimandando al sito i lettori che vorranno avere un panorama ancora più vasto di ciò che gli italiani scrivono ai giornali, quotidiani e periodici.
La Repubblica, 14 marzo
Ma c’è la responsabilità di aver reso peggiore l’Italia
La sentenza di assoluzione della Cassazione sul caso “Ruby” ci riporta alla stanchezza e al disagio per un personaggio che meriterebbe l’oblio. Qualsiasi assoluzione Berlusconi possa avere dalle odiate “toghe rosse”, non potrà scrollarsi di dosso la responsabilità per aver contribuito a rendere peggiore questo Paese. Non mi riferisco (tanto) alla sua attività “politica”: ma ai suoi ammiccamenti che rimandano alla triste, e purtroppo tipica, furbizia italiana (penso ai personaggi di Alberto Sordi), all’aver solleticato l’individualismo più sfrenato, il disprezzo delle regole, senza dimenticare le sue tv che han contribuito ad abituare moltitudini all’idea del successo facile, alla volgarità dei comportamenti. Ci vorranno decenni per tornare ad una diffusa sobrietà. Ammesso che gli italiani conservino memoria di questi anni.
Luigi Guida, Barletta, [email protected]
Corriere della Sera, 14 marzo
Ma è democrazia lanciare vernice alla polizia?
I soliti “bravi ragazzi” sono scesi in strada a far danni e per scontrarsi con la polizia. E hanno parlato anche di democrazia. Per loro, forse, la democrazia è tirare vernice alle forze dell’ordine?
Fabio Todini, Roma
Escludiamo dagli atti parlamentari i termini inglesi
Poiché la nostra lingua ufficiale è l’italiano, tutti gli organi dello Stato sono obbligati a utilizzarlo. Pertanto i presidenti della Camera e del Senato dovrebbero escludere dagli atti parlamentari tutti i termini inglesi come, per esempio, il raccapricciante Jobs act o il patetico governance.
Bruno Telleschi, [email protected]
Syriza mostra tutti i suoi limiti. Anche di ingenuità
Caro Romano, il persistere delle difficoltà tra Grecia e Ue spinge ad alcune considerazioni. La prima è che la decisione di Tsipras di fare un governo in alleanza con il partito nazionalista Greci Indipendenti di destra (anziché con il nuovo partito di centrosinistra To potamì che avrebbe potuto rassicurare i governi europei), comincia a mostrare le prime crepe. La minaccia formulata dal ministro della Difesa (nazionalista e non comunista) di consentire l’invasione in Europa di migranti e terroristi non è il massimo per migliorare il clima delle trattative.La seconda è che Syriza, il partito di Tsipras, sta mostrando i limiti che spesso hanno i nuovi partiti senza esperienze precedenti di governo. L’idea del ministro dell’Economia di arruolare turisti e studenti per denunciare gli esercizi commerciali che vendono senza fattura è una ingenuità che se fosse stata proposta dal governo Renzi lo avrebbe subissato di ridicolo. Inoltre il suo ventilato pensiero di un referendum sull’euro ha buttato benzina sul fuoco di chi diffidava delle reali intenzioni del governo greco. Tutto ciò dovrebbe fare riflettere chi in Italia ha pensato a una Lista Tsipras per risolvere i problemi e chi finge di non capire che quando si è all’opposizione tutto sembra semplice da risolvere, ma quando si è al governo tutto si complica dovendo affrontare lobby potenti e cattive abitudini difficili da estirpare. Che ne pensa?
Angelo Tirelli, Milano
Avvenire, 14 marzo
Solidali con la Grecia acquistando un libro
Gentile direttore, sono un insegnante toscano di latino e di greco e le scrivo per proporre a lei e ai suoi lettori una campagna di solidarietà “Un libro per la Grecia”. Si tratta di promuovere l’acquisto da librerie greche on line di un libro di qualsiasi genere come piccolo segno di solidarietà nei confronti dell’economia di quel Paese, a cui la nostra civiltà occidentale deve molto.
Paolo Zanieri
La Repubblica, 15 marzo
Libertà d’espressione sì ma sino a quando non è di danno a qualcuno
Dopo gli attentati a Parigi, si è aperto non solo in Francia un dibattito sulla libertà di espressione. «È giusto censurare i discorsi che istigano al disprezzo?» ci si chiedeva su Repubblica qualche giorno fa. Molti sostengono che sia ingiusto censurare un’opinione; perfino l’antisemitismo e altre forme d’intolleranza avrebbero diritto ad uno spazio. La libertà è un concetto da affrontare con lo spirito con cui, nel 1859, John Stuart Mill scrisse il Saggio sulla libertà. La risposta a tante domande è nascosta in quel saggio in cui si sostiene che, nel nome della libertà, tutte le opinioni vanno ascoltate, anche se si tratta di quella di un solo uomo contro la schiacciante maggioranza di tutti gli altri. Però, aggiunge il filosofo, la libertà cessa di essere tale quando nel suo nome si provoca danno ad altri. Ne consegue che insultare, istigare alla violenza o, peggio, dare sostegno a un reato non può essere identificato con una espressione di libertà.
Marco Paci, [email protected]
Corriere della Sera, 15 marzo
Lo stupro va sempre denunciato. E quel che dice Madonna è dannoso
Capisco che, essendo in tour promozionale per il suo nuovo disco, Madonna cerchi in tutti i modi di far parlare di sé e di apparire sui media. Ma dichiarare l’inutilità di denunciare uno stupro subito è cinico e dannoso. È sicuramente umiliante per una donna vivere certe esperienze, ma se non trova il coraggio di denunciare il suo aguzzino gli consentirà di continuare a perpetrare altri abomini rassicurato dall’omertà delle vittime.
Mauro Chiostri, [email protected]
Corriere della Sera, 16 marzo
Un ricatto la richiesta greca alla Germania sui danni di guerra
Sebbene la questione delle riparazioni di guerra alla Grecia da parte della Germania sia vista come un tentativo di ricatto e sconfini nella polemica sterile, la minaccia di sequestro di beni tedeschi a riparazione di un massacro della Wehrmacht a Distomo nel 1944 e delle distruzioni provocate da quattro anni di occupazione, sta provocando irritazione e qualche preoccupazione nei palazzi della politica berlinese.
Alessandro Prandi, [email protected]
L’Agenzia delle entrate mi sanziona per il credito di imposta da essa liquidato
L’Agenzia delle Entrate mi comunica che l’anno scorso avrei percepito un credito d’imposta di ben 65 euro superiore al dovuto (da restituire con sanzione, ovviamente). «Può essere che il commercialista abbia sbagliato», mi dico; ma poi ricordo che lo stesso credito me lo aveva liquidato proprio l’Agenzia dopo la verifica delle carte fiscali! Non so se ridere o piangere: intanto devo pagare.
Davide Berti, Milano
Il Messaggero, 16 marzo
Se la Bce cambiasse, come vuole la Grecia, sarebbe una manna per l’Italia
Il ministro greco Yanis Varoufakis ha proposto di porre la Bei (Banca europea degli investimenti) al centro dell’azione di alleggerimento monetario (Quantitative easing), facendole emettere titoli, dell’ordine di 1.000 miliardi di euro, da far acquistare dalla Bce, con l’obiettivo di realizzare investimenti di interesse europeo. I critici della proposta sostengono che ciò non rientrerebbe nei compiti istituzionali della Bce, tenuta a vigilare sulla stabilità dei prezzi dell’Eurozona. Ma come sostiene Varoufakis lo statuto della Bce potrebbe essere modificato per consentirle di essere funzionale agli obiettivi che l’Unione europea si è data con i trattati sottoscritti dai Paesi membri, volti a intensificare la solidarietà tra i loro popoli e a promuoverne il progresso economico e sociale. E per un Pese come l’Italia, dove da troppi anni sono scarsi gli investimenti, la proposta di Varoufakis potrebbe essere vincente.
Ascanio De Sanctis, Roma
La Stampa, 16 marzo
Torino capitale della pubblicità, sui bus, delle onoranze funebri
Mi sta bene che Torino sia conosciuta anche come “Città Magica”, singolare coincidenza di due vertici dei triangoli del Bene e del Male, passi anche il fatto che Torino sia una città dove le attenzioni verso il mondo del mistero e dell’aldilà siano storicamente più fervide che in altri luoghi, ma io non ho mai visto in nessun’altra città d’Italia né tantomeno in molte altre città europee una pubblicità così folta ed abbondante di onoranze funebri come sui nostri mezzi pubblici della Gtt. Capisco che alla fine la spuntino sempre le dannate regole del business e del denaro, ma allietare un po’ di più gli sguardi dei nostri concittadini con messaggi più allegri e gioviali su cose che facciano parte del nostro vivere quotidiano invece che spiattellare a tutto spiano supporto ad un evento naturalmente sicuro ma di per sé triste, non aiuterebbe forse ad accrescere le quote di “pensiero positivo” che in questa nostra città già tempestata dalla crisi servirebbero per rendere le nostre giornate un po’ più allegre? Almeno quando si incrocia un bus…
Donato Salzo
La Repubblica, 17 marzo
Essere per il divorzio non significa essere contro la famiglia. Anzi
Sono a favore del divorzio breve (consensuale in assenza di figli), nel rispetto dell’autodeterminazione dei soggetti. È assurdo pensare che tre anni di intervallo forzato aumentino la possibilità di ripensamento o funzionino da deterrente allo scioglimento. Anzi, spesso questa forzatura alza la conflittualità dei separati, impedisce di elaborare il distacco e ricostruire affetti alternativi. Aleggia sulle decisioni «biologiche» (nascita, sesso, morte) un’oppressione della comunità sui singoli, come se riconoscendo diritti a questi ultimi si ponesse in pericolo la sopravvivenza della collettività. Credo che sia invece vero il contrario: solo se i soggetti si sentono rispettati nei propri bisogni, sviluppano una relazione solidale verso il gruppo. Anche qui, come in altri temi «biologici» ci vorrà tempo per far capire che essere per il divorzio non significa essere contro la famiglia. Così come essere favorevoli all’aborto ospedaliero non è una dichiarazione di guerra alla vita, ma solo una riduzione del danno della clandestinità. Liberare dalla condanna culturale bisogni negati è un impegno duro, come tutte le affermazioni di nuovi diritti che si scontrano con l’inerzia della tradizione.
Massimo Marnetto, [email protected]
Sanità: tagliando l’inutile ci sarebbero i fondi per una “finanziaria”
Vorrei aggiungere qualche osservazione all’articolo del 13 marzo scorso “Troppi esami inutili, 13 miliardi sprecati e rischi per la salute”. La Sanità italiana risulta fra le migliori del mondo. Questo sostanzialmente perché il nostro sistema sanitario è equo e universale. Ma la sostenibilità sanitaria è un problema di scottante attualità in tutti i Paesi del mondo. Vengono prescritti troppi esami inutili. Anzi, non solo inutili, ma anche potenzialmente dannosi. In Svezia, dove ha sede il Karolinska Institutet, una delle più grandi e prestigiose università mediche in Europa, si eseguono circa un sesto degli esami di Laboratorio eseguiti in Italia. Se in Italia si riducesse di solo un terzo la prescrizione degli esami di Laboratorio avremmo i fondi per una “finanziaria”. Per rendere sostenibile e migliorare la nostra sanità è indispensabile una stretta collaborazione fra professionisti e manager, tra chi pensa alla salute e chi pensa ai soldi.
Un dirigente medico del Ssn
La Stampa, 17 marzo
Caro Elton John non dimenticarti che la libertà di pensiero è sacra
Alle frasi di Dolce e Gabbana contro i figli nati dall’inseminazione artificiale, e a favore della famiglia tradizionale, sono seguite forti polemiche. Elton John è stato il capofila di questi attacchi e colui che per primo ha invitato al boicottaggio delle creazioni D&G. Quello che ritengo dovrebbe stupire è che un artista intelligente come Elton John, che nei decenni passati ha tanto sofferto per poter esprimere liberamente il proprio pensiero e la propria omosessualità, oggi si ritrovi ad aggredire chi ha esternato una propria convinzione su quello stesso tema. Sembra che tutti si siano già dimenticati di quello che è successo a Parigi il 7 gennaio e che, soprattutto, questi stessi si siano dimenticati la veemenza con cui difesero la libertà di espressione; non mi sorprenderei se tra quelli che hanno scritto e twittato a favore della libertà di satira di Charlie Hebdo ci fossero molti di coloro che oggi non accettano che i due stilisti non la pensino allo stesso modo in fatto di adozioni gay, e che osino pure dirlo apertamente. Per quanto riguarda poi il merito della questione, trovo condivisibile l’idea che dietro un figlio nato grazie a un processo chimico si nasconda spesso un certo egoismo. Mi sembra cioè che dietro un figlio nato dalla provetta spesso si celi l’istanza di soddisfare l’espressione del sentimento paterno, più che il desiderio di amare; in tutto il mondo ci sono invece milioni di poveri bambini senza padre né madre che chiedono solo di essere accolti ed amati.
Matteo Bennati, Pisa
Bambini sintetici? Un’inutile cattiveria
Sono moltissimi nel mondo, e anche nel nostro Paese, i bambini figli di genitori omosessuali (ne conosco due meravigliosi). Dire a questi bambini – e magari suggerire a qualche loro compagno maleducato come prenderli in giro – che sono «figli della chimica, bambini sintetici», come hanno fatto Domenico Dolce e Stefano Gabbana, è una stupida inutilissima cattiveria. Ed è una falsità. Perché parlare di chimica e non di amore? Tra l’altro, i figli dei genitori omosessuali sono sempre fortemente desiderati, il che non sempre accade con i figli di genitori eterosessuali. Altra «religiosa» sciocchezza: «Non abbiamo inventato mica noi la famiglia. L’ha resa icona la Sacra famiglia». Ora, se c’è una famiglia anomala, atipica, è proprio quella di Gesù: Giuseppe, anziano secondo la tradizione, sposa una ragazzina di tredici anni, e il bambino non nasce dall’unione di un uomo e di una donna. Elton John si è più che giustamente risentito, e Giorgio Mulé, il direttore di Panorama, gli ha scritto «di provare ad accettare le idee diverse. È un buon esercizio di democrazia, ed è pure facile». In realtà, quando le idee diverse sono offensive e ti toccano i figli, non è per niente facile accettarle.
Attilio Doni
ItaliaOggi, 17 marzo
Chi è l’omofobo tra Dolce&Gabbana ed Elton John?
Vorrei capire: ma nella polemica tra Dolce&Gabbana ed Elton John sui figli da madre surrogata (più crudamente utero in affitto: femministe, dove siete?) chi è l’omofobo?
Antonino D’Anna
Corriere della Sera, 17 marzo
E se la Grecia chiedesse anche a noi i danni di guerra?
Leggo di una brutta aria che circola in Grecia: chiede i danni per l’occupazione da parte delle truppe tedesche. L’Italia, che ha dichiarato guerra ad Atene il 28 ottobre 1940 e ha issato la sua bandiera sul Partenone sino al 1943, ha delle responsabilità e può essere chiamata all’appello? Il nostro credito con la Grecia è di circa un miliardo di euro e chi è disperato si attacca a tutto.
Luciano Cantaluppi, Torino