Il suo nome è Moving Picture Expert Group-1/2 Audio Layer 3, ma tutti noi lo conosciamo da anni come MP3. E anche se è ormai diventato un formato molto familiare a tutti, che ne ascoltiamo decine ogni giorno, forse ci dimentichiamo della sua vera natura. L’MP3 è infatti un algoritmo di compressione audio «in grado di ridurre drasticamente la quantità di dati richiesti per memorizzare un suono, rimanendo comunque una riproduzione accettabilmente fedele del file originale non compresso» e, alla “drastica riduzione della quantità di dati” corrisponde ovviamente una perdita di dati, ovvero di suoni.
Sapendo questi presupposti, uno studente americano della Università della Virgina, Ryan MaGuire, si è messo al lavoro su un progetto che ha chiamato “moDernisT”, con l’obiettivo di dare conto di questa perdita di dati a livello sonoro e rispondere alla legittima domanda: cosa non sentiamo di una canzone per poterla ascoltare in MP3?
Uno degli esperimenti che MaGuire ha fatto per rispondere a quella domanda è stato prendere una canzone di Suzanne Vega che intitola Tom’s diner e isolare i suoni che, nella versione MP3, sarebbero andati perduti. La canzone non è completamente casuale. Come spiega Vox, infatti, è proprio questa canzone, registrata da Suzanne Vega nel 1987, ad essere stata usata all’epoca come standard di riferimento per la qualità della compressione degli MP3.
Questo è la canzone nella sua versione originale in MP3:
Questa invece è la versione che isola soltanto i suoni che sono andati persi a causa della compressione: