Come la pensano gli italiani lo si può comprendere anche dalle lettere ai giornali. C’è un sito, in Italia, che, quotidianamente, pubblica le lettere più interessanti, www.carodirettore.eu, nato per iniziativa dell’Azienda di soggiorno e turismo di Bolzano. Linkiesta ne propone qualcuna, rimandando al sito i lettori che vorranno avere un panorama ancora più vasto di ciò che gli italiani scrivono ai giornali, quotidiani e periodici.
La Repubblica 7 marzo
Eutanasia: quel terribile precedente di Alfred Hoche
Non dubito della buona fede di chi sostiene l’eutanasia e del sincero desiderio di veder risolto un problema complesso. Cito però un precedente. Nel 1920 apparve in Germania il saggio L’autorizzazione all’eliminazione delle vite non più degne di essere vissute . Autori Alfred Hoche (psichiatra) e Karl Binding (giurista). I due svilupparono l’idea di “eutanasia” sociale. Il malato incurabile, secondo loro, era da considerarsi non soltanto portatore di sofferenze personali ma anche di sofferenze sociali ed economiche, ragion per cui lo Stato doveva farsi carico del problema che questi malati rappresentavano. Niente di nuovo ma, come forse ricorderà, le cose non finirono nel migliore dei modi. Ogni qual volta si sono privilegiate le leggi positive, in base a problemi utilitaristici, le cose sono finite male. Quando si rompe il contenitore del diritto naturale, che non prevede che si ammazzino le persone, i risultati sono penosi. Purtroppo sembra che le lezioni del passato siano state inutili; stiamo ripercorrendo quello che è accaduto nel secolo scorso; speriamo di non doverne ripercorrere anche l’epilogo.
Dina Nerozzi, dinanerozzi@hotmail.com
Questa volta la Boldrini ha proprio ragione
Laura Boldrini stavolta merita attenzione. Ritengo infatti che la sua battaglia per restituire dignità ed identità al ruolo femminile non sia “una sterile polemica femminista” — come affermano certi detrattori — bensì un modo per riportare a galla e finalmente cancellare una tendenza di dominio maschilista che nei secoli ha identificato e stabilito la funzione pubblica nel genere maschile.
Paolo D’Arpini, Bologna
Se gli alberi cadono è colpa del dio profitto
L’ondata di maltempo che sta devastando l’Italia è l’ennesima prova che, a causa dell’inquinamento e della deforestazione selvaggia, il clima è cambiato e sta producendo i suoi terribili effetti come predetto anni fa da scienziati indipendenti. Il guaio è che quello che stiamo vivendo è solo l’anticipo di fenomeni che si ripeteranno con sempre maggiore forza e frequenza. Si dovrebbe correre ai ripari finché siamo in tempo, la soluzione è facile e impossibile nello stesso tempo: facile perché basterebbe ridurre considerevolmente le emissioni inquinanti e contemporaneamente fermare la deforestazione. Impossibile perché ciò comporterebbe la perdita di miliardi per le multinazionali dei settori interessati. Quindi, a meno di miracoli, dovremo rassegnarci a un crescendo di disastri immolando la salute del Pianeta sull’altare dell’unica vera divinità che domina il mondo: il profitto.
Mauro Chiostri, mauro.chiostri@virgilio.it
Corriere della Sera 7 marzo
Togliamo Cadorna dai nomi delle strade e delle piazze
Mio nonno ha combattuto sull’Ortigara, e mi ha raccontato gli assalti dal basso in alto, petti nudi contro le mitragliatrici. Ho visitato più volte quelle trincee. Ho visto il punto esatto da cui i nostri reparti partivano, e le postazioni nemiche che dovevano conquistare. Solo un comandante folle, in totale disprezzo dei suoi soldati, può dare ordini del genere. Ho fatto nascere una discussione sui giornali delle Tre Venezie, per far togliere il nome di Cadorna dalle strade e dalle piazze. La prima città ad aderire è stata Udine, ha convocato subito un consiglio comunale, che a stragrande maggioranza ha sostituito il nome di piazzale Cadorna con piazzale Unità d’Italia. È un gesto importante, perché Udine è la città nella quale Cadorna aveva posto il suo comando. Non è stata una spesa enorme: pochi euro, ma una vergogna di meno.
Ferdinando Camon, Padova
Finalmente riconosciuta la gravità dei reati ambientali
Finalmente l’Italia riconosce la gravità dei reati ambientali e si dota di una normativa adeguata per l’effettiva tutela dell’ambiente. Il disegno di legge approvato al Senato prevede non più semplici contravvenzioni, ma la reclusione sino a 15 anni per chiunque cagiona una disastro ambientale. Davvero un bel segnale per un Paese che in passato non ha mostrato grande sensibilità su questo tema.
Gabriele Salini, gabriele.salini@gmail.com
La Stampa 7 marzo
Con la bici in città migliora la salute di tutti
La bicicletta è una delle soluzioni alla congestione delle città. Di certo non l’unica, ma forse nelle città di media e piccola dimensione la principale. Onore quindi a chi, pedalando e facendo fatica, fa risparmiare in salute a tutti gli altri cittadini. Mettiamola così: ogni chilometro che percorre un ciclista (non solo il corridore, ma anche la signora con la borsa della spesa) è un etto in meno di anidride carbonica. Che non è un veleno, ma toglie spazio all’ossigeno, e apre la strada ad altri veleni.
Lorenzo Picunio
La Repubblica 8 marzo
Goethe ha scritto la più bella elegia per la donna
Dalle Affinità elettive ( Johann Wolfgang von Goethe), letto alle soglie della maturità, trassi un ritaglio che mi aveva colpito. Riletto oggi — ormai vestito di tempo — trovo che rappresenti la più bella elegia per la donna: un omaggio doveroso che sarebbe carino riproporre l’8 marzo: giorno della loro festa: «Le donne sono destinate a stare tutta la vita sole e ad agire da sole. Ogni donna esclude l’altra, per natura: giacché a ciascuna si richiede quello che è compito dell’intero suo sesso. Per gli uomini è diverso. Un uomo cerca l’altro; se non lo trovasse lo fabbricherebbe. Una donna potrebbe vivere un’eternità senza pensare a procurarsi una sua simile».
Pompeo Agostini, Roma, pompeo.agostini@tiscali.it
La settimana corta a scuola fa comodo soprattutto agli adulti
Nella scuola media di Modena frequentata da mia nipote è stato avviato un processo di modifica dell’orario scolastico passando da 5 ore giornaliere su sei giorni settimanali a 6 ore per cinque giorni (dalle 8 alle 14). La questione della settimana corta a scuola è ormai diffusa a livello nazionale. Molti istituti l’hanno scelta. Stupisce vedere come il legislatore abbia dato mano libera alle scuole su una materia così delicata. Decidere se una ragazzino (età 10-13) debba stare a scuola 5 o 6 giorni alla settimana per 5 o 6 ore consecutive di lezione non mi pare sia questione che possa essere affrontata da un manipolo di insegnanti. Tenere a scuola i ragazzini sei ore e lasciarli a casa il sabato fa comodo a tanti. Le loro esigenze, i loro tempi di apprendimento vengono subordinati alle necessità degli adulti: più facile organizzare gli orari scolastici tenendo conto di un solo giorno libero per tutti i docenti; più comodo per le famiglie non doversi alzare presto anche al sabato.
Lettera firmata, Modena
Messaggero 8 marzo
Libia, Europa troppo timida
Europa se ci sei batti un colpo. Molti si lamentano per l’indifferenza europea nei confronti delle poche forze medio orientali(l’Egitto di Al Sisi e il governo di Tobruk di Al-Thani) che combattono l’Isis in Libia e, ancor peggio, la formazione Ansar al Sharia i cui miliziani controllano quasi l’80% delle città. Niente aiuto dall’Europao riguardo anche solo a mezzi e munizioni pur sapendo che il pericolo incombe alle porte. Il Sud Europa, Italia in primis, è rimasta in braghe di tela riguardo agli immigrati rispediti al mittente dalla Ue in quanto di “proprietà” del porto di approdo (mare “solo nostrum”) come se per albergare in centro Europa al barcone dovessero sostituire un volo di linea. E poi ci lamentiamo degli antieuropeisti. La migliore Europa risiede nell’isola della sterlina ove Paul Collier nel suo pregevole Exodus mostra un volto pragmatico di un vero laburismo.
Arcadio Damiani, Pescara
Corriere della Sera 8 marzo
Dovrebbe esserci una legge sulla calamità burocratica
La legge dovrebbe prevedere il reato di calamità burocratica. Un esempio recentissimo di calamità ci proviene dal modo in cui i burosauri hanno messo in pratica il principio legislativo secondo cui la concessione di agevolazioni fiscali e benefici assistenziali è condizionato dalla presentazione del modello Isee (indicatore situazione economica equivalente). I nostri (politici e superburocrati) sono riusciti nell’impresa di paralizzare tutto con grave danno per i Caf e naturalmente per i richiedenti il modello : alle condizioni attuali pochissimi potranno entrarne in possesso. Con aprile la situazione entrerà nel collasso più totale allorché i Caf dovranno fronteggiare l’esercito 730. La concomitanza Isee/730 genererà esondazione per «merito» di gravi negligenze dei nostri amministratori che appunto dovrebbero rispondere di tutti disagi provocati.
Franco Bellini, Udine
Corriere della Sera 9 marzo
Le mosse di Draghi aiutano, più di tutti, la Germania
Questa settimana la Bce inizia a comprare titoli di stato per un valore di 60 miliardi di euro al mese. Si tratta di una bella azione ideata da Draghi, ma molto contrastata dalla Germania, per aiutare i Paesi più deboli. Temo però che questa azione avvantaggerà invece proprio i Paesi più forti e specialmente la Germania. Le banche italiane infatti non avranno alcun interesse di privarsi dei titoli di stato che garantiscono loro una sicura rendita, per investire sull’economia italiana, con tutti i rischi che ne conseguono. Le banche tedesche invece si priveranno volentieri dei loro titoli di stato a rendita zero per finanziare l’economia che è in forte ripresa.
Virgilio Avato, virgilioavato@ virgilio.it
Voglio una festa per l’uomo non papà
Ieri è stata celebrata come ogni anno la festa della donna. Evviva! Ma a nessuno è venuta in mente una festa dell’uomo? Io non ho figli, quindi non sono papà e non sarò mai nonno. Potrei cambiare sesso, ma sulla soglia dei settanta anni non mi pare un’ottima idea. Ergo, rivendico una festa per l’uomo-non papà.
Ettore Giovannetti, presquile@supereva.it
Jobs act: chiamiamolo contratto a precarietà decrescente
Entra in vigore il Jobs act. Spero che il nuovo contratto di lavoro porti tante nuove stabili assunzioni. Ma credo non sia corretto definirlo «contratto a tutele crescenti», io lo chiamerei piuttosto «contratto a precarietà decrescente».
Paolo Novaresio, Torino