Dovete armarvi di santa pazienza per leggere quest’articolo, non è roba per chi passa il tempo a scorrere freneticamente il dito sullo schermo dello smartphone, bisogna leggere, pensare, valutare. È una storia un po’ patetica, la mia, è la storia di un cittadino che “vorrebbe” partecipare, proporre, “sentirsi”, anche, parte di un processo decisionale condiviso, ma che passa per un “rompiballe”, “frustrato”, “uno che non ha niente di meglio cui pensare”.
I fatti. A novembre 2013 la linea metropolitana 4 è ai nastri di partenza, l’assessore Maran e le imprese coinvolte convocano una riunione informativa con la cittadinanza all’Auditorium Valvassori Peroni. Probabilmente pensano di trovarsi di fronte degli indigeni con orecchino al naso e sveglia al collo, facili da comperare con un sacchetto di perline colorate, invece li accolgono cittadini informati e portatori di domande precise e argomentate: la figuraccia è inevitabile.
Quello che la gente si porta a casa è riassunto dal bell’articolo di Adalberto Belfiore, che vi invito a leggere, dal quale ho estratto questa parte: «Malgrado la quasi totale assenza di risposte sulle questioni di fondo (qualità del nuovo quadro urbano, stato reale dei finanziamenti, stima dell’effetto complessivo ecc.) nessuno, o quasi, a differenza di quanto succede in Val di Susa, ha messo in discussione l’utilità dell’opera. Ma sono i problemi concreti durante i 5 o 6 anni dei lavori (se tutto andrà bene) e anche dopo di quelli che preoccupano di più la cittadinanza e ai quali è indispensabile dare risposte. Non a caso le critiche si sono dirette contro il metodo adottato dal Comune: scarsa o nulla comunicazione, solo con contenuti tecnici, hanno detto in molti, decisioni prese dall’alto e calate nella vita della gente». Chiaro, no?
Poi il 22 gennaio 2014 (più di un anno fa) in via Pannonia si appoggia dolcemente una coltre di materiale bianco: non si tratta di neve, è polvere che proviene dagli scavi per la M4. Titoloni dei giornali, interviste, sdegno dell’assessore Maran, fuochi d’artificio, pim! Pum! Pam! Quello che esce da tutto questo clamore è la promessa (fatta da Maran) — di un presidio fisso della Polizia Municipale — della messa in opera di una centralina per il controllo polveri all’interno del cantiere — della diffusione dei risultati delle analisi — del fatto che le imprese verranno denunciate. Tutto giusto (a mio avviso) se nonché, dopo alcune generiche rassicurazioni (a mezzo stampa) sul fatto che le polveri “non erano nocive in simili quantità”, su tutto è calato il silenzio.
Ma come? E “Libertà & Partecipazione” del programma elettorale del 2011 dove sono finite? E il «Prenderò degli impegni di fattibilità — dice Pisapia — Il primo è quello di rendere l’aria che si respira a Milano più pulita, non solo in senso atmosferico. Mi riferisco anche all’aria politica e per questo prometto più trasparenza» è stato bello che seppellito? Ma magari, mi dico, è solo perché i vari settori coinvolti non si parlano. Così mi armo di Santa Pazienza e scrivo, scrivo, scrivo e monitoro, monitoro, monitoro (con una webcam puntata all’ingresso del cantiere). Risultati: il presidio fisso non si è mai visto (monitorato dal 23 gennaio al marzo 2014); i risultati della centralina per il controllo dell’aria non sono accessibili; i risultati delle analisi (dopo quattro richieste: Comune che dice di rivolgersi all’ASL, ASL che dice di rivolgersi all’ARPA, ARPA che dice di rivolgersi di nuovo al Comune. Comune che mi dice che devo rivolgermi agli uffici dell’EXPO (sic!) in via Rovello) non sono mai stati resi pubblici, anzi è stato fatto “ostruzionismo attivo” per impedire a un cittadino di entrarne in possesso.