Legalizzare la cannabis in Italia, alle Camere qualcosa si muove. Dopo una breve fase preparatoria, sono iniziati i lavori del primo intergruppo parlamentare. L’obiettivo è ambizioso: trovare una sintesi tra le diverse proposte e preparare un testo di legge largamente condiviso. Un provvedimento da sottoporre il prima possibile alle commissioni competenti. Il promotore dell’iniziativa è il sottosegretario Benedetto Della Vedova, ex radicale. «Ma sono qui solo in veste di senatore» ci tiene a precisare. Nei giorni scorsi è stato lui a chiamare a raccolta i colleghi più sensibili all’argomento. E all’appello hanno risposto in oltre cento, tra deputati e senatori. È un fronte rigorosamente trasversale. Tra gli aderenti spicca l’intero gruppo di Sinistra Ecologia e Libertà e il parlamentare di Forza Italia Antonio Martino. Ci sono diversi esponenti del Movimento Cinque Stelle. Il Partito democratico è rappresentato in tutte le sue componenti: assieme al renziano Roberto Giachetti ha aderito all’iniziativa anche Pippo Civati.
La prima riunione dell’intergruppo si è tenuta nella sala Berlinguer di Montecitorio. Per tutti il prossimo appuntamento è stato fissato dopo Pasqua. Al termine di una prima fase di ricognizione tra le proposte di legge presentate dall’inizio della legislatura, i parlamentari proveranno a stendere un testo «comune e largamente condiviso». A quel punto si farà pressione per chiedere la calendarizzazione del provvedimento nelle commissioni congiunte Giustizia e Affari Sociali. «E allora ci aspettiamo che le adesioni a questa iniziativa possano crescere anche tra gli altri colleghi» racconta uno dei partecipanti. Ma non c’è solo il percorso legislativo. I promotori stanno preparando una serie di iniziative che vedranno la luce nei prossimi mesi. Convegni e incontri alla presenza di ospiti internazionali per fare luce sugli effetti economici della legalizzazione della cannabis. Ma anche per aprire una riflessione pubblica sul fenomeno. «Sarà importante presentare analisi dettagliate sulle esperienze normative di paesi europei e nordamericani» racconta Della Vedova. Inutile dire che ampio spazio sarà dedicato alle nuove leggi sulle droghe leggere adottate in diverse realtà degli Usa. Stati come il Colorado, l’Oregon e più recentemente l’Alaska, dove è stata legalizzata la produzione e la vendita della marijuana anche per uso ricreativo.
Le prime impressioni sono positive. «Alla riunione di Montecitorio si sono presentati più parlamentari di quanti ne immaginavamo» racconta uno degli organizzatori. Per ora ognuno fornirà il proprio contributo utile a trovare una sintesi tra le diverse posizioni. Più avanti, se ci sarà bisogno, si procederà alla nomina di un coordinatore per seguire l’iter legislativo. La battaglia per la legalizzazione della cannabis e dei suoi derivati parte da lontano, eppure la spinta decisiva per questa iniziativa è relativamente recente. Ad accelerare l’azione dell’intergruppo parlamentare è stata l’ultima relazione annuale della Direzione Nazionale Antimafia. Un documento che denuncia apertamente «il totale fallimento dell’azione repressiva», proponendo politiche di depenalizzazione che potrebbero avere effetti positivi «in termini di deflazione del carico giudiziario, di liberazione di risorse disponibili delle forze dell’ordine e magistratura per il contrasto di altri fenomeni criminali e, infine, per il prosciugamento di un mercato che, almeno in parte, è di appannaggio di associazioni criminali agguerrite».
Il vantaggio economico per lo Stato? A sentire alcuni deputati sarebbe enorme. Lo spiegano i parlamentari di Sinistra Ecologia e Libertà, che proprio ieri hanno presentato una proposta di legge in materia. Come ha chiarito il deputato giovani Paglia, capogruppo in commissione Finanze, è possibile sostituire «un monopolio di fatto del narcotraffico, che fattura 20 miliardi l’anno, con un monopolio dello Stato che porterebbe 10 miliardi di guadagno tra accise e Iva». Il testo di legge è articolato. «Essendo la proposta più recente – racconta il primo firmatario Daniele Farina – Vuole essere un contributo per raggiungere una sintesi assieme agli altri colleghi dell’intergruppo». Si prevede che non sia punibile né vietata «la coltivazione per uso personale di cannabis fino a un numero massimo di cinque piante di sesso femminile, nonché la cessione a terzi di piccoli quantitativi destinati al consumo immediato, salvo che il destinatario sia un minore». Il progetto di Sel apre anche ai Cannabis Social Club, consentendo «la coltivazione in forma associata di cannabis in quantità proporzionata al numero degli associati». Si prevede anche un monopolio di Stato, a cui viene assoggettata «la coltivazione, la lavorazione, l’introduzione, l’importazione e la vendita della cannabis e dei prodotti derivati della stessa». Difficile anticipare l’esito dell’iniziativa, la strada in Parlamento è ancora lunga. Ma il tema rischia di diventare presto di attualità. Dopo tanto fumo, anche in Italia la legalizzazione della cannabis diventa un’ipotesi concreta.