«Non vogliamo una spaccatura ma ci aspettiamo risposte serie in un momento in cui la magistratura è sotto attacco sia da parte della politica sia da parte di quella stessa società civile che deve tutelare applicando la legge». Giovanna Napoletano, da venticinque anni magistrato, ora presidente di Corte D’Assise a Santa Maria Capua Vetere, spiega le ragioni di Magistratura Indipendente (è presidente) a meno di ventiquattr’ore dall’assemblea straordinaria dell’Anm prevista per domenica 19 aprile. Sul tavolo la responsabilità civile dei magistrati inserita nella riforma della giustizia che il governo Renzi sta portando avanti. Da mesi le correnti cercano di trovare una quadra per rispondere e far sentire la loro voce, tra chi scende a patti con la politica e chi invece vorrebbe una presa di posizione più forte.
Domenica 19 aprile è il giorno della resa dei conti
Non vogliamo una spaccatura, ma in questa assemblea straordinaria chiediamo che siano stabilite forme di protesta concrete come la cessazione dalle attività di supplenza e , in caso di assenza di risposte adeguate, l’astensione dall’attività giurisdizionale.
Cosa vuol dire?
Ci accusano di scarsa produttività, quando in realtà la magistratura è oberata da carichi di lavoro inauditi. La situazione nei tribunali è drammatica. Celebriamo udienze civili senza l’assistenza dei cancellieri, non abbiamo da anni, durante le udienze penali l’ausilio, previsto dalla legge, dell’ufficiale giudiziario, non abbiamo sufficiente personale amministrativo che curi gli adempimenti disposti. Non riusciamo a garantire la presenza di almeno un esponente delle forze dell’ordine nelle aule di giustizia. Non è accettabile.
Cosa c’entra con la responsabilità civile promossa dal governo?
C’entra, perché con l’introduzione di questa legge c’è il rischio di aumentare l’umiliazione e la stanchezza in una categoria che continua a essere delegittimata dalla politica. Non cerchiamo giustificazioni, ma le accuse che ci rivolgono sono false e demagogiche. Ogni magistrato ha sul proprio ruolo un numero esorbitante di procedimenti da trattare e non si vuole comprende dove finisce la responsabilità dei magistrati e dove inizia quella della politica che non assolve all’obbligo di garantire risorse idonee.
Poche settimane fa c’è stata la strage nel tribunale di Milano
E’ il gesto di un folle, che però avviene in un contesto di forte delegittimazione della categoria. Non dobbiamo sottovalutare la tragedia di Milano né strumentalizzarla. Ma il risultato è che la società civile attacca noi che dovremmo difenderla, un cortocircuito molto pericoloso. Arriviamo poi da vent’anni di attacchi da parte della politica, serve una presa di posizione forte.
Ma non crede che questa mancanza di fiducia nei confronti della magistratura sia anche il risultato di un anno di lotte interne, iniziate con lo scontro tra Bruti Liberati e Robledo nella procura di Milano? In molti, tra voi stessi magistrati, non ripongono più fiducia nelle correnti
Le correnti devono essere luoghi di elaborazione di idee e di confronto a garanzia di una sana dialettica. Le divergenze relative a profili organizzativi, che possono verificarsi all’interno di un ufficio, trovano altrove la loro soluzione.