«Volevamo realizzare qualcosa che a Milano non c’è. Abbiamo deciso di rischiare. Qualcuno lo ha già definito un bar a ore, ma a me non piace. Preferisco definirlo un coffice». Alberto, milanese di 27 anni, ex insegnante di snowboard, ne parla con tutto l’entusiasmo di chi ha appena deciso di cimentarsi in una nuova avventura. Insieme alla moglie Irene, 25 anni, ha dato vita a “Coffice” uno spazio di condivisione a metà strada tra un ufficio e un bar. Con una particolarità: qui il vero protagonista è il tempo. O meglio paghi solo quello. «Rispetto ai tradizionali spazi di coworking — racconta Alberto — noi offriamo un buffet in cui si può prendere di tutto, senza costi aggiuntivi, compreso cappuccino e caffè illimitati. Chi si siede ai nostri tavoli paga solo il tempo che passa a condividere i servizi che offriamo».
«Per via del nostro lavoro, eravamo costretti a viaggiare parecchio. Sentivamo l’esigenza di un po’ di stabilità. Ma soprattutto abbiamo deciso di essere una famiglia unita»
L’apertura di un nuovo locale a Milano non è certo una novità. Una coppia di giovani che decide di investire sul proprio futuro, e di farlo in Italia, forse sì. Alberto e Irene hanno deciso di rischiare, di fermarsi un po’dopo una vita sempre in viaggio: «Per via del nostro lavoro, io sono insegnante di sci — spiega Irene — eravamo costretti a viaggiare parecchio. Sentivamo l’esigenza di un po’ di stabilità. Ma soprattutto abbiamo deciso di essere una famiglia unita». Sì perché in fondo la molla che ha fatto scattare la voglia di realizzare “Coffice” è stata Bianca, la bambina che i due hanno avuto da poco meno di un anno. «Io sono di Milano, Irene di Mantova — racconta Alberto — abbiamo deciso che il nostro futuro dovrà essere qui. Ultimamente abbiamo vissuto a Parigi, ma da tempo sentivamo l’esigenza di tornare in Italia. Certo non è stata una scelta semplice, investire in Italia per tanti rappresenta ancora un rischio elevato, ma a noi è sembrata la scelta giusta. Se non fossimo pienamente convinti di quello che stiamo facendo, forse oggi non saremmo qui a raccontarlo. In ogni caso ci vogliono almeno un paio di anni per capire se la cosa funziona o meno. Ce la metteremo tutta per andare molto oltre».
Gli interni di Coffice (tratta dalla pagina Facebook)
La condivisione sembra essere stata la vera linfa vitale di questo progetto, a cui hanno partecipato amici, conoscenti e persino parenti: «mia suocera si è occupata dell’allestimento degli interni — racconta con tono scherzoso Alberto — e l’architetto che ha realizzato il progetto è un nostro amico. Così come tanti amici ci hanno aiutato nel passaparola anche tramite social network». Nella strategia di crescita del progetto grande spazio è stato dato alla parte virtuale, tramite la realizzazione di una pagina Facebook, Instagram e di un sito. «Ci abbiamo lavorato tanto, assieme allo studio di grafica che abbiamo scelto per la realizzazione delle pagine social e del sito — continua Alberto — convinti che una realtà come la nostra non potesse fare a meno di canali come questi. Oltretutto, anche se è ancora solo un’idea, pensiamo di realizzare un’applicazione per rendere fruibile al meglio il servizio ai nostri utenti».
L’idea nasce da realtà come Ziferblat fondato in Russia nel 2011, e che si è diffuso come catena di coworking a tempo in tutto il mondo. «La nostra idea prende spunto anche da Ziferblat — sottolinea Alberto — vogliamo ricreare realtà di questo tipo anche in qui a Milano. Quello che deve essere chiaro, e dovremmo essere noi qui bravi a indirizzare Coffice in quella direzione, è che le dinamiche dovranno essere quelle di un luogo in ci si può prendere del tempo per lavorare ad un progetto in totale tranquillità. Pensiamo che i nostri clienti abbiano un profilo giovane, tendenzialmente da i 20 ai 35 anni, siano studenti universitari o lavoratori che sentono l’esigenza di svolgere le loro attività in un ambiante familiare e non troppo costoso».
Ecco perché negli spazi di “Coffice” oltre a disporre di una connessione ad alta velocità, si potranno prendere libri dallo spazio “book sharing”, condividendo con altri il proprio, ma anche seguire corsi professionalizzanti che via via verranno attivati. «Ai nostri clienti, al momento dell’ingresso nel locale, verrà consegnata una tessera senza nome che calcolerà il tempo di permanenza e quindi il prezzo da pagare all’uscita. Per gli abbonati inoltre è previsto un sistema di riconoscimento basato sulle impronte digitali».
E il futuro? «Oggi (7 aprile, ndr) è il nostro primo giorno di lavoro come titolari di “Coffice” — conclude Alberto, per parlare di futuro è ancora un po’ presto. Certo abbiamo molte idee: vorremmo mettere a disposizione dei nostri clienti dei device portatili, diventare un punto di riferimento per lavoratori e studenti e magari espanderci qui a Milano con un altro “Coffice”».