Mani Pulite portò a processo gli anni Ottanta

Mani Pulite portò a processo gli anni Ottanta

Nella terza puntata di 1992, la serie di Sky su Tangentopoli, assistiamo al rapido sviluppo delle indagini di Mani Pulite. A differenza dei politici arrestati in passato, spiega il personaggio di Antonio Di Pietro, Mario Chiesa “parla” e, così facendo, permette agli inquirenti di estendere le indagini. Come si è passati, in pochi mesi, dall’arresto di Chiesa – un personaggio importante del Psi milanese, ma comunque soltanto un ambizioso politico locale – allo scandalo nazionale che metterà in crisi la Prima Repubblica?

Casi recenti come quello di Filippo Penati a Sesto San Giovanni, o casi più lontani nel tempo come l’arresto di Luigi Odasso, per certi versi simile a quello di Mario Chiesa, dimostrano che un’indagine su fatti di corruzione locali, per quanto complessi e gravi, può benissimo restare confinata all’ambito locale. 1 Nel caso di Mani Pulite, e in generale delle inchieste sulla corruzione di quel periodo, chiaramente non fu così. Perché?

Il motivo per cui l’inchiesta di Mani Pulite si allargò tanto rapidamente, finendo per travolgere un’intera classe politica, è che il sistema di corruzione, clientelismo e finanziamento illecito dei partiti scoperto dai magistrati milanesi si era sviluppato indisturbato per decenni, tanto a livello locale quanto a livello nazionale.

Chiesa e gli imprenditori milanesi a lui collegati rappresentarono il filo di una matassa intricatissima, cresciuta nel corso degli anni, che il pool di Mani Pulite iniziò a dipanare. Anche le altre procure italiane che, come descritto qui, indagarono sulla corruzione nello stesso periodo, rivelarono intrecci sospetti e ben consolidati fra politica locale e nazionale.

Per illustrare questi due aspetti – l’intreccio fra dimensione locale e nazionale ed il radicamento nel tempo dei fenomeni di corruttela – utilizzo le richieste di autorizzazione a procedere ricevute dalla Camera dei Deputati nell’undicesima legislatura (1992-1994). Come spiegato qui, prima di indagare su di un parlamentare, un magistrato doveva inviare al parlamento una richiesta di autorizzazione a procedere, corredata da documenti sulle indagini in corso.

A partire da questi documenti, liberamente disponibili online (sul sito della Camera), due ricercatori dell’Università di Milano, Andrea Ceron e Marco Mainenti, hanno ricavato la data in cui sarebbe stato commesso il reato e la posizione occupata dal parlamentare all’epoca del presunto reato.2 Nell’utilizzare questi dati, considero solamente i cosiddetti “reati di Tangentopoli”, secondo la classificazione di Luca Ricolfi, cioè corruzione, concussione, peculato, abuso d’ufficio e finanziamento illecito.3

La “cronologia” dei reati di Tangentopoli, ricostruita nel grafico sottostante, rivela che la corruzione e il finanziamento illecito scoperti nel periodo 1992-1994 risalivano a vari anni prima, se non addirittura ai primi anni Ottanta. Dei reati contestati ai deputati dell’undicesima legislatura, il 50% erano riferibili ad anni precedenti il 1989. Un quinto risaliva a prima del 1986.

Del resto, era risaputo che da anni i partiti italiani si finanziavano in modo irregolare, illegale, se non attraverso vere e proprie tangenti. Craxi, stando ad una sua famosa deposizione nel processo Enimont, lo cominciò a capire «quando portava i pantaloni alla zuava».

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Le indagini del pool di Mani Pulite e delle altre procure italiane lo dimostrarono.

Nota: I dati si riferiscono alle richieste di autorizzazione a procedere contenenti almeno uno dei cosiddetti reati di Tangentopoli (corruzione, concussione, peculato, abuso d’ufficio, e finanziamento illecito). Ogni osservazione corrisponde ad una richiesta di autorizzazione. L’anno del reato si riferisce alla data in cui, secondo i documenti giudiziari allegati, l’indagato avrebbe commesso per la prima volta il reato. Esempio: 61 richieste si riferiscono a presunti reati commessi nel 1989, 85 a reati commessi nel 1990, e così via. Fonte: Atti della Camera dei Deputati, undicesima legislatura.

I dati sulla posizione dei deputati all’epoca del reato mostrano come la dimensione locale delle inchieste di Tangentopoli si intrecciasse a quella nazionale. Dal grafico sottostante risulta che quasi un terzo delle richieste di autorizzazione a procedere si riferiva a reati che sarebbero stati commessi quando il deputato occupava una carica politica locale, per esempio come sindaco o consigliere regionale.

Fu il caso di Paolo Pillitteri e Carlo Tognoli, fra i primi parlamentari per i quali il pool di Mani Pulite richiese l’autorizzazione a procedere, che furono indagati in quanto sindaci di Milano negli anni Ottanta. Nel 60% dei casi, invece, il deputato era accusato di avere commesso un reato quando già occupava un seggio di Montecitorio.

Talvolta, politica locale e nazionale si mescolavano nel flusso dei contributi illeciti e delle tangenti, quando parte del denaro versato dall’imprenditore locale veniva smistato ai livelli più alti della gerarchia del partito. Trovandosi a gestire i flussi di denaro – più o meno leciti – provenienti dalle sezioni locali, i tesorieri di partito furono particolarmente esposti all’attenzione dei magistrati di tutta Italia. Severino Citaristi, tesoriere della Dc, fu indagato da dieci procure diverse, da quella di Aosta a quella di Palermo, passando naturalmente per Milano. Fra i partiti all’opposizione, Marcello Stefanini fu coinvolto, in quanto ex-tesoriere nazionale del Pci, nel processo per le tangenti del gruppo Ferruzzi. Primo Greganti, invece, era stato tesoriere del Pds a Torino.

Nota: I dati si riferiscono alle richieste di autorizzazione a procedere contenenti almeno uno dei cosiddetti reati di Tangentopoli (corruzione, concussione, peculato, abuso d’ufficio, e finanziamento illecito). Ogni osservazione corrisponde ad una richiesta di autorizzazione. Siccome ciascun deputato è contato tante volte quante sono le richieste che lo riguardano, il totale delle richieste è superiore al numero di deputati indagati. “Carica nazionale” si riferisce agli incarichi di parlamentare, ministro, e sottosegretario. “Carica municipale/regionale” si riferisce alle cariche di sindaco, assessore comunale o regionale, consigliere comunale o regionale. Fonte: Atti della Camera dei Deputati, undicesima legislatura.

L’intreccio fra dimensione locale e dimensione nazionale rese possibile all’inchiesta di Mani Pulite di uscire velocemente dall’ambito milanese. La natura “sistemica” della corruzione di cui parlano gli studi su Tangentopoli si riferisce al fatto che i principali protagonisti erano coinvolti nello stesso momento in molteplici “affari”, su scala locale e su scala nazionale.

Una volta crollati i silenzi e le reticenze dei primi arrestati, i magistrati risalirono dai piccoli imprenditori e dagli amministratori locali alle principali imprese italiane e ai segretari nazionali di partito, per poi scoprire, a cascata, altri illeciti a livello locale in cui questi ultimi erano coinvolti.

Ringrazio Andrea Ceron e Marco Mainenti per avermi messo a disposizione i dati usati in questo articolo.

1 Luigi Odasso, direttore generale dell’ospedale Molinette di Torino, fu arrestato in flagrante mentre riceveva una tangente da un’imprenditrice nel gennaio 2001. Per il confronto con Chiesa, vedi Donatella Della Porta e Alberto Vannucci, Mani impunite. Vecchia e nuova corruzione in Italia (Roma-Bari: Laterza, 2007), 101-3.

2 Ceron, A., & Mainenti, M. (2012). Toga Party: The Political Basis of Judicial Investigations against MPs in Italy (1983-2013). In EPSA 2013 Annual General Conference Paper (Vol. 234).

3 Luca Ricolfi, L’ultimo Parlamento (Roma: Nuova Italia Scientifica, 1993), 159. Altri reati inclusi nella definizione sono l’interesse privato in atti di ufficio e la truffa ai danni dello stato/a danno di un ente pubblico, di cui però si contano pochi casi.

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