Operazione post Expo: solo aree a perdere?

Operazione post Expo: solo aree a perdere?

Il dopo Expo era stato pensato come un’operazione immobiliare che avrebbe dovuto garantire ai proprietari delle aree, privati e pubblici, una plusvalenza di centinaia di milioni. Il fallimento della gara pubblica per la prevendita delle aree edificabili (in attesa che si concludesse l’esposizione) chiusa nel dicembre del 2014, ha sancito la fine della prospettiva immobiliare per gli enti pubblici. Non per i privati che avendo venduto al “pubblico” le aree di loro proprietà, dopo la variante urbanistica, hanno già realizzato una plusvalenza di decine di milioni. Anche la fondazione Fiera Milano ha lucrato una cospicua rendita avendo venduto ad Arexpo parte delle sue aree, comprate per 15 milioni, a 66 milioni (dati desunti da fonti giornalistiche). Ma la Fiera presenta una natura alterna tra pubblica e privata, secondo le situazioni. Tali plusvalenze gravano ora sugli altri enti pubblici che si sono indebitati per comprare le aree edificabili.

La situazione finanziaria che emerge dai dati riportati dalla stampa è la seguente. Arexpo è indebitata con le banche per 160 milioni. Quasi 120 sono serviti per pagare le aree; 49,6 alla famiglia Cabassi e 66 alla Fondazione Fiera Milano. Arexpo poi ha l’impegno di pagare a Expo 2015 Spa 75 milioni per l’attrezzatura dell’area (con i quali si supererebbe la disponibilità ottenuta con il prestito di 160 milioni).

Le questioni di fondo che vanno a tutt’oggi poste sono le seguenti. Che ruolo territoriale assegnare al polo di Expo e che funzioni insediare. Quali sono le strategie e le condizioni di fattibilità economica: vendere le aree o governare il nuovo polo metropolitano come bene pubblico e fattore di sviluppo. A chi affidare la regia politica dell’operazione. A chi affidare la conduzione imprenditoriale dell’operazione. Si è riaperto dunque il dibattito sul che fare dopo Expo. L’associazione “Vivi e progetta un’altra Milano” ha organizzato un convegno sul tema: “EXPOST aree dopo Expo 2015, quale destinazione?” (Palazzo Marino, Sala Alessi, 17 marzo 2015). Al convegno non erano presenti gli attori ovvero i rappresentanti di Arexpo, del Comune di Milano, della Regione, del Comune di Rho, e della Provincia – Città metropolitana di Milano (?).

Le note che seguono sono dunque un tentativo di fare il punto e delineare strategie alternative prendendo spunto dal convegno. Il prezzo di cessione delle aree sarà stabilito dal bando ma se l’obbiettivo finanziario resta lo stesso (restituzione immediata del debito e valorizzazione immobiliare delle aree) l’ordine di grandezza dovrà essere lo stesso del primo bando, cioè circa 300 milioni di euro. Ma chi tra i manifestanti di interesse suddetti può e intenderà pagare quelle aree come aree edificabili a valori di mercato pre-crisi? Il rischio è un nuovo fallimento del bando. L’alternativa è una strategia a guida pubblica.

Che ruolo assegnare al polo Expo e che funzioni insediare – Le idee del convegno. Su questi temi i relatori, dopo la critica alla scelta del sito e all’impostazione immobiliare di Expo, hanno sviluppato diverse considerazioni sulle funzioni da insediare. Alcuni interventi hanno delineato temi strategici. Mantenere e sviluppare il tema di Expo, “Nutrire il pianeta, energie per la vita” (Basilio Rizzo). Creare un polo per la ricerca e lo sviluppo di imprese innovative. Costruire relazioni tra il polo Expo e il territorio metropolitano tali da contrastare il processo di periferizzazione (Vittorio Gregotti). Altri interventi hanno o commentato le proposte in campo o fatto nuove proposte precise. Stefano Boeri ha proposto tra l’altro, di trasferire l’Ortomercato e dare una prospettiva di rinnovo urbanistico all’area liberata.

È stata poi rilevata l’urgenza di decidere un uso transitorio dell’area per non ritrovarsi, al termine dell’esposizione, un’enorme area ad altissima accessibilità ma abbandonata per molti mesi o anni (Luca Beltrami Gadola). A tale proposito si deve ricordare la proposta del presidente della Triennale Claudio De Albertis di usare i padiglioni Expo per una mostra straordinaria di architettura. È stato quindi proposto di conservare i padiglioni adatti al riuso anziché abbatterli (a spese delle Nazioni assegnatarie) chiedendo al BIE di modificare la clausola del contratto che ne impone assurdamente la demolizione.

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