Andando subito al sodo: lunedì scorso il viceministro all’Economia Enrico Morando – durante il talk show di La7 “L’Aria che Tira”- mi ha accusato ripetutamente di mentire, nel momento in cui ricordavo il fatto che il governo Renzi si sia rimangiato il taglio all’IRAP del 2014. Peccato che io stessi dicendo la pura e semplice verità.
Riassumo la faccenda: nella primavera del 2014 il debutto di politica economica del governo Renzi è consistito nel famoso bonus IRPEF degli “80 euro” e in un taglio dell’aliquota IRAP pari al 5% nel 2014 stesso, per salire al 10% negli anni successivi. In particolare, il decreto legge 66 del 2014 prevedeva che il taglio IRAP venisse finanziato attraverso un aumento della tassazione sui redditi delle attività finanziarie (azioni, obbligazioni e altro, ma non titoli di stato) dal 20 al 26%.
Il taglio IRAP è stato cancellato, ma la tassazione più alta per coprirlo è rimasta
Durante l’anno l’economia italiana è andata peggio del previsto e dunque il governo si è visto costretto a rimangiarsi – in sede di Legge di Stabilità – il taglio IRAP del 2014, prevedendo per il 2015 e anni successivi una nuova forma di taglio dell’IRAP non attraverso la riduzione dell’aliquota, ma escludendo dalla base imponibile i salari per contratti di lavoro a tempo indeterminato. Tornando alla trasmissione, il viceministro Morando mi ha accusato di dire il falso – peraltro interrompendomi dopo 20 secondi di intervento – quando ho ricordato come il taglio IRAP per il 2014 sia stato cancellato, al contrario dell’aumento della tassazione dei redditi finanziari che doveva servire per finanziarlo, che invece è strenuamente rimasto (se non è ancora chiaro, nel filmato gesticolo assai per far capire quale aumento resta e quale taglio sparisce).
In quale modo Morando ha negato la verità? Semplicemente dirottando il discorso dall’IRAP per il 2014 all’IRAP per il 2015 e anni successivi, e spiegando come funzionerà la nuova forma di taglio. Purtroppo per il viceministro Morando la matematica non è un’opinione, e il 2014 è un anno diverso dal 2015: per l’esattezza: 2015 = 2014 + 1, cioè il 2015 è l’anno successivo. Durante tutti i miei interventi in trasmissione –ripetutamente interrotti con il fine evidente di non farmi esporre compiutamente il mio pensiero – non mi sono neanche sognato di negare la nuova forma di taglio IRAP per il 2015, ma ho insistito sul 2014. E, come si suol dire, carta canta: la Relazione Tecnica alla Legge di Stabilità prevede risparmi per lo stato di 2 miliardi di euro circa nel 2014 (per l’esattezza: 2,059 miliardi, vedete qui a pagina 10)grazie al rimangiamento del taglio IRAP, mentre negli anni successivi la nuova forma di taglio IRAP costa allo stato tra i 4 e 5 miliardi di euro annui (per l’esattezza: 5,006 miliardi nel 2015; 4,368 miliardi nel 2016 e nel 2017).
Purtroppo durante la trasmissione non mi è stato permesso di fare fact checking immediato sulle accuse del viceministro Morando, mostrando sul mio tablet la pagina suddetta della Relazione Tecnica che avevo recuperato dal mio archivio di immagini. Intendiamoci: nelle faccende umane, e in particolare in politica, lo spazio delle opinioni è amplissimo, e non c’è nulla di strano nel non essere d’accordo, appunto perché si tratta di opinioni. Tuttavia anche nelle faccende umane esiste anche uno spazio non trascurabile di fatti incontrovertibili, che non possono essere negati, a meno di volere negare il principio stesso di realtà: tra questi fatti sono anche inclusi i provvedimenti legislativi votati dal Parlamento. Ed è difficile credere a un’ignoranza del viceministro sul principale atto di politica economica da parte del governo di cui fa parte, cioè la Legge di Stabilità.
A parte il coinvolgimento personale nella vicenda, trovo inammissibile che un membro del governo possa negare la verità su un tema così importante senza nessuna reazione da parte dei media e dell’opinione pubblica: è possibile che i pagatori di tasse debbano subire non solo il danno di una tassazione retroattiva ma anche la beffa di un viceministro che fa finta che nulla sia successo?
Amaramente e rabbiosamente vorrei un paese diverso.