Salvini si svende con Forza Italia, la Lega esplode

Salvini si svende con Forza Italia, la Lega esplode

Matteo Salvini rischia tutto. Per il segretario leghista l’accordo siglato con Forza Italia in vista delle Regionali di maggio rappresenta un azzardo non indifferente. Stavolta il leader padano ha puntato forte sul Veneto. In cambio del sostegno forzista alla riconferma del governatore Luca Zaia, il Carroccio cede quasi ovunque. In Liguria il leghista Edoardo Rixi è stato ritirato per fare posto all’europarlamentare berlusconiano Giovanni Toti. Una scelta che sul territorio sta scatenando la rivolta della base e della classe dirigente, segno di una strategia politica altalenante e controversa per alcuni padani difficile da digerire. In Campania il neonato movimento “Noi con Salvini” si è addirittura censurato. Alle elezioni non si presenterà, per agevolare la corsa del candidato di centrodestra Stefano Caldoro. 

Al centro delle polemiche finisce la spinosa vicenda ligure. Edoardo Rixi è stato prima presentato da Salvini come l’esponente leghista adatto per la Presidenza della regione, poi sacrificato sull’altare dell’intesa con Forza Italia. Certo, a via Bellerio assicurano che fin dal mese di febbraio Giancarlo Giorgetti aveva avvertito il candidato in pectore di una possibile esclusione già a metà febbraio. Ma nelle ultime ore la situazione sembra sfuggita di mano al leader del Carroccio. Una strategia pensata male e organizzata ancora peggio. «Se gli alleati ci chiedono di fare un passo indietro per vincere, lo facciamo» ha provato a smorzare le polemiche Salvini con realismo. Peccato che nel frattempo, appresa la notizia del passo indietro di Rixi, buona parte dei militanti liguri abbia manifestato apertamente il proprio dissenso. Sul web c’è chi parla di “autogol clamoroso” e chi assicura che non voterà mai per l’alleato forzista. E la prima gaffe del neo candidato Toti – in un’intervista tv ha scambiato il comune piemontese di Novi Ligure per una località della Liguria – non ha aiutato a rasserenare il clima.  

Se restano dubbi sull’esito della vicenda ligure, a Roma Salvini può dire di aver vinto la scommessa. La fuoriuscita dei sei parlamentari tosiani dai gruppi leghisti di Camera e Senato non sembra aver creato troppe difficoltà al partito. A Montecitorio il Carroccio ha già colmato in parte le defezioni, con il recente ingresso di Barbara Saltamartini. Un passato in Alleanza Nazionale e nel Nuovo Centrodestra, approdata al progetto leghista dopo un breve periodo di decantazione nel gruppo misto. L’ingresso della Saltamartini è destinato a far crescere il consenso di Salvini nella Capitale. Personaggio di riferimento della destra capitolina, la deputata porta in dote alcuni consiglieri municipali di diversi quartieri. Anche per questo nei prossimi mesi il leader leghista dovrebbe tornare a Roma per una manifestazione pubblica. Un tour nelle circoscrizioni della Città Eterna dove saranno presentati i nuovi aderenti al progetto “Noi con Salvini”. «Alla Garbatella un volantinaggio lo vengo a fare volentieri», ha assicurato il leader padano ai referenti romani, scatenando la reazione dei centri sociali già attivi nel quartiere storicamente di sinistra.

Eppure l’ingresso di Barbara Saltamartini sembra aver creato qualche malumore nel gruppo dirigente del Carroccio, dove a pesare è una classe dirigente totalmente sdraiata su Salvini, un vuoto non ancora riempito che crea problemi da mesi. Tra i parlamentari padani non tutti hanno digerito l’arrivo di un’esponente politica già esperta e ben radicata sul territorio. Non solo storicamente lontana dal progetto leghista, ma proveniente proprio dal Nuovo Centrodestra dell’avversario Alfano. E così nella Capitale gli osservatori più attenti hanno già registrato i primi sgarbi. Un esempio? L’assenza del capogruppo Gian Marco Centinaio alla conferenza di presentazione della nuova deputata leghista. 

Da Sud a Nord, a Milano si segue con ansia l’avvicinarsi delle Regionali. Scommesse a parte, nei mesi scorsi Salvini si è mosso bene. Dopo un periodo difficile per il Carroccio, le feste sul territorio sono tornate a popolarsi di militanti. I media, poi, continuano a seguire il segretario ovunque: segno di una strategia mediatica ben pensata. A lasciare qualche perplessità dentro il partito, semmai, è stato il repentino riavvicinamento con Silvio Berlusconi. Non è un caso, fa notare qualcuno a via Bellerio, che subito dopo la chiusura dell’accordo con il Cavaliere il leader leghista si sia affrettato a sminuire la portata dell’intesa. Come ha spiegato Salvini durante una visita organizzata in fretta e furia in un campo rom di Milano, l’asse con Forza Italia resta limitato alle amministrative. «A livello politico, se si votasse domattina la Lega andrebbe da sola».

Inevitabilmente, dal Veneto alla Liguria il Carroccio ribolle. Anche Salvini è consapevole che le prossime Regionali saranno decisive per il suo futuro.  Una vittoria di Alessandra Moretti nella corsa per Palazzo Balbi rappresenterebbe una pietra tombale sull’attuale segreteria federale. Soprattutto dopo l’espulsione di un leghista come Flavio Tosi – ora candidato in Veneto contro Zaia – che negli anni ha conquistato consensi. E non solo nella sua Verona. Anzi, per qualcuno il primo vero errore strategico di Salvini è stato proprio quello. Tra i leghisti lombardi vicini al governatore Roberto Maroni qualcuno è convinto che sia stata proprio l’espulsione del sindaco scaligero a influire pesantemente sui sondaggi. Un tempo in ascesa, oggi non più.

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