Se chi uccide in tribunale diventa un eroe della Rete

Se chi uccide in tribunale diventa un eroe della Rete

Può un uomo di 57 anni entrare in Tribunale a Milano con una pistola in tasca, eludere la sorveglianza con un tesserino falso e — poco dopo durante l’udienza — sparare in aula uccidendo due persone, ferendone altre e uccidere ancora mentre fugge dal palazzo? Purtroppo la risposta la conosciamo. Può quest’uomo, tale Claudio Giardiello, essere preso ad esempio da una comunità per il suo gesto folle, essere elevato quasi al grado di eroe nazionale, o ancora considerato vittima indifesa dello Stato italiano? Forse in questo caso la risposta non è nota a tutti, ma anche stavolta è positiva.

Poche ore dopo la strage del 9 Aprile al palazzo di Giustizia di Milano, su Facebook hanno cominciato a proliferare le pagine a sostegno di Claudio Giardiello

Già poche ore dopo la strage del 9 Aprile al palazzo di Giustizia di Milano, su Facebook cominciavano a proliferare le pagine a sostegno di Giardiello. Una tra le prime è “Claudio Giardiello vittima dello stato” che al momento conta 346 mi piace e il primo post (lo riportiamo integralmente) recita così: “Claudio Giardiello sicuramente ha fatto un gesto estremo spinto dal’esasperazione e da uno stato che pensa solo a strozzarti con tasse assurde spingendoti al fallimento. Non voglio giustificarlo ma fermiamoci un’attimo a pensare quanti Claudio Giardiello ci sono pronti ad esplodere con situazioni simili, tagliuzzati da uno stato che pensa solo ad incassare spingendoti alla bancarotta togliendoti tutto quello che possiedi e poi tenta pure di metterti in gabbia”.

E un secondo post qualche ora dopo: “Quanti suicidi di imprenditori strozzati avvengono ogni giorno? Quanti poveri cristi vengono perseguitati da uno stato parassita e succhia sangue? Quante famiglie ridotte sul lastrico da una tassazione stile pizzo? Vero è che il gesto risulta eccessivo. Vero è che magari lui aveva qualche colpa. Vero è che il giudice applica le leggi, ma cerchiamo di usare un po di buon senso, tutti speriamo che le cose migliorino ma ce ne stiamo in silenzio sperando che gli altri facciano qualcosa, credete che la soluzione per l’Italia è strozzare gli imprenditori e le famiglie portandoli al suicidio? Questa tragedia era inevitabile, solo questione di tempo e se le cose non cambiano si ripeterà. Ora tutti i moralisti si nascondono dietro questa tragedia dimenticando che l’Italia è ormai al tracollo e che non smuovendo le coscienze con questi episodi violenti le cose peggioreranno”.

Può sembrare una suggestione ma le dinamiche sembrano quelle di un tribunale. Virtuale stavolta. C’è chi accusa, chi difende e chi giudica

Come spesso capita in Rete, e in particolare sui social network, basta buttare l’amo della provocazione e aspettare che qualcuno abbocchi o cada nel tranello dello scontro botta e risposta. Può sembrare una suggestione ma le dinamiche sembrano quelle di un tribunale. Virtuale stavolta. C’è chi accusa, chi difende e chi giudica. Nei commenti, in coda al primo post, c’è chi sostiene che “Claudio Giardiello è imputato per bancarotta fraudolenta: vuol dire che non pagava i fornitori, non pagava i dipendenti, non pagava le tasse (che vabé, a voi non fotte una minchia). Questo vittimismo è del tutto gratuito, immotivato, e, diciamolo, da gente ignorante” e chi risponde senza esitare: “Ma scusa credo che abbia fatto questo perché le tasse lo hanno soppresso carissimo e sicuramente tu non hai un’attività per capire come gira ??”.

Più passa il tempo e più le pagine con il nome di Giardiello aumentano, fino ad ora se ne contano circa dieci: si va da “Claudio Giardiello libero” a “Solidarietà per Claudio Giardiello”, passando per “Io sto con Claudio Giardiello?”, “Claudio Giardiello criminale o eroe?” “Io sono Claudio Giardiello” fino ad arrivare, per fortuna a “Claudio Giardiello è un assassino” e ancora “Claudio Giardiello eroe o vittima? Ma stiamo scherzando?”. Quest’ultima pagina invita tutti gli utenti a segnalare le pagine che inneggiano al killer, anche se conta soltanto 7 mi piace.

Certo a leggere alcune descrizioni all’interno delle pagine che mano a mano vengono create viene da chiedersi se ci si possa davvero occupare e preoccupare di fenomeni come questi o molto semplicemente lasciare che cadano nel dimenticatoio. Per fare un esempio chi ha creato la pagina “Claudio Giardiello libero”, descrive così l’accaduto: “Se tutti gli imprenditori farebbero come lui allora si che lo stato abbasserebbe le tasse… merita il massino rispetto ha fatto quello che tanti sognano”. Non serve dire altro.

Su Twitter, per via della sua struttura, più che delle pagine apposite o dei commenti a corredo dei diversi post è più facile trovare delle impressioni a caldo, che a volte si tramutano in veri e propri slogan. Immediata la connessione con Expo2015, anche semplicemente perché pare che la società che gestisce la sicurezza all’interno del tribunale, sia la stessa che si occuperà di vigilare durante l’esposizione universale dal prossimo primo maggio.

Sul sito di microblogging sono in tanti che si interrogano sulle misure di sicurezza messe in atto dal palazzo di giustizia di Milano: “Non posso portare una crema idratante in aereo ma una pistola in tribunale si?”; e ancora “Mentre per un’ora si cercava Giardiello al 3º piano, questo è uscito indisturbato dal tribunale Milano e in motorino è arrivato a Vimercate”. C’è chi teme di doverne pagare le conseguenze in prima persona: “E ora questo #Giardiello ce lo dobbiamo prendere a carico per chissà quanti anni”, o chi si spinge ancora più in là “Ma quale magistratura, l’attacco è al sistema”. Anche questa è la Rete.

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