Turismo emotivo, l’app che disegna il percorso in base ai sentimenti

Turismo emotivo, l’app che disegna il percorso in base ai sentimenti

Stendhal, gran viaggiatore, avrebbe forse convenuto con l’idea che anche le città sono opere d’arte: e dopotutto la sindrome che porta il suo nome è anche conosciuta come quella “di Firenze”. Sull’esperienza dei luoghi come accensione emotiva scommette una iniziativa digitale chiamata AppTripper, che si propone come un servizio di turismo emozionale: cioè offre l’opportunità di seguire itinerari di bellezza e di sorpresa in un gruppo di località d’arte italiane ed europee, anche per brevissime permanenze (tre ore, per esempio) e senza per forza dover pagare un biglietto (anzi, la maggior parte delle proposte sono free ticket).

AppTripper si propone come un servizio di turismo emozionale: offre l’opportunità di seguire itinerari di bellezza in località d’arte 

Ma intanto fervono intanto i lavori nello staff per approntare una commessa prestigiosa: l’allestimento del museo di Giorgio Armani, la cui presentazione coincide con l’avvio dell’Expo. Ottocento abiti di collezione, i disegni, i bozzetti, l’archivio fotografico, tutta la storia creativa e imprenditoriale di un marchio leggendario della moda raccolta nel Silos in zona Tortona: «Siamo in forte crescita nel settore espositivo. Comunque non è la nostra prima esperienza con musei, abbiamo già avuto l’onore di collaborare con gli Uffizi di Firenze, e vorremmo incrementare la collaborazione con il settore pubblico, provando a innovare sul piano dell’offerta della nostra immensa ricchezza culturale».

L’impresa, made in Sud con sede legale in Abruzzo, a Sulmona (città nota per la neve, i confetti e il carcere di massima sicurezza), e mente creativa a Napoli, è capeggiata da Sebastiano Deva, sempre in giro per l’Italia «inseguendo il mio destino» di “amministratore artista”, come si definisce. Studi universitari nel campo della filosofia estetica, primi passi lavorativi in diverse istituzioni culturali sia a Napoli che all’estero, poi l’idea di lanciarsi nell’imprenditoria, coniugando le necessità dei numeri in bilancio con la passione più grande che si fa progetto: la scommessa sul patrimonio artistico.

Sebastiano Deva: ««L’arte è stata il motore della nostra avventura, solo dopo è venuto il pensiero di come sviluppare tecnologicamente l’applicazione» 

Ci spiega Deva: «L’arte è stata il motore della nostra avventura, solo dopo è venuto il pensiero di come sviluppare tecnologicamente l’applicazione e come agganciare il progetto a un circuito turistico». AppTripper finora copre 16 città: Napoli, Firenze, Torino, Milano, Roma, Palermo, Perugia, Genova, Venezia, Barcellona, Parigi, Londra, Istanbul, Monaco di Baviera, Praga e Bruxelles. L’obiettivo è arrivare a 100 nel mondo alla fine del 2016. Queste città vengono mappate dai collaboratori creativi del sito, considerando le loro bellezze e attrazioni, ossia tutto quanto possa rientrare nel concetto vasto di patrimonio artistico: per cui non solo musei o siti istituzionali, ma anche giardini, parchi, angoli resi noti da un libro o da un quadro, e così via.

Sebastiano Deva, fondatore di App Tripper

L’utente sceglie l’itinerario che intende seguire alla luce di chiavi emozionali offerte dal sito, come amore, gioia, malinconia, rabbia, estasi

L’utente sceglie l’itinerario che intende seguire, e lo può fare alla luce di chiavi emozionali offerte dal sito, che corrispondono a otto emozioni, quelle offerte dall’impatto dell’arte con la personalità dello spettatore: amore, meraviglia, sorpresa, gioia, malinconia, paura, rabbia, estasi. Predisposto il percorso, non resta che mettersi in cammino, avendo sempre la possibilità di deviare e piacevolmente sbandare, tanto la geolocalizzazione assiste sempre per ritrovare la diritta via.

L’esperienza urbana dell’arte si trasforma così in esperienza turistica. È fondamentale in questo senso la traccia, la testimonianza dell’utente, perché la nuova versione dell’applicazione punta proprio a un sempre maggiore coinvolgimento di chi si avvale di AppTripper: può contribuire con materiale personale, dalla classica fotografia al video, fino al suggerimento di una musica appropriata o un contenuto letterario. Socializzazione, in pratica.

«Siamo attivi da soli sette mesi e abbiamo avuto dei grandi riscontri: 25 mila utenti, l’attenzione della Silicon Valley, mezzo milione di euro di finanziamento»

AppTripper ha vissuto un rapidissimo boom: «Siamo attivi da soli sette mesi, dopo più di un anno di studio, e abbiamo avuto dei grandi riscontri: 25 mila utenti, l’attenzione della Silicon Valley, la possibilità di poter subito lavorare con un investimento di una società finanziaria abruzzese che ci ha dato mezzo milione di euro. Quest’anno sarà cruciale, per capire se dopo il boom avremo la possibilità di consolidare il business o se è stato solo un piacevole gioco. Ma io sono ottimista e con me tutti i 28 collaboratori che abbiamo sparsi in mezza Europa, tutti italiani, età media 30 anni».

Allo studio c’è l’offerta di servizi premium, come audio guide innovative e un centro commerciale virtuale dove acquistare prodotti da negozi digitali aggregati alla piattaforma

Allo studio, l’offerta di alcuni servizi premium, come una innovativa proposta di audio guide e la creazione di un centro commerciale virtuale dove acquistare prodotti da negozi digitali aggregati alla piattaforma.

Sul fronte dell’innovazione in ambito museale, il capitolo Armani non è l’unica novità: assolutamente sperimentale è un progetto legato a Napoli, alla Riviera di Chiaia. «Sono molto contento – spiega Deva – che nella mia città, cui sono visceralmente legato, abbiamo avuto la possibilità di incrociare un imprenditore illuminato come Giovanni Lombardi, che ha acquistato Palazzo San Teodoro, una dimora nobiliare settecentesca, e ce l’ha affidata con l’idea di farne un’attrazione. Abbiamo pensato di creare una esperienza immersiva, grazie alle tecnologie visuali, che consentono di rivivere l’ambiente del XVIII secolo, con il mobilio di allora, gli affreschi, le colonne. Sarà un’atmosfera incantata, che ricostruisce la Napoli d’allora, per la quale ci siamo ispirati alla Scuola di Posillipo. Apriremo il 30 giugno».

«Quest’esperienza di assoluta avanguardia – aggiunge Deva – vuole provare anche ad essere un messaggio a Napoli, che possiede molti tesori e che dovrebbe capire il potere inutilizzato che ha nelle mani. La città è peraltro una delle poche che non vive deficit di creatività: a Napoli si fanno tante cose, di alto livello, in molti campi. La sfida vera sarebbe abbattere i compartimenti stagni che dividono i diversi ambiti, e magari cominciare a liberarsi della pervasività della politica, che specialmente qui si dimostra non all’altezza del compito di sviluppo che dovrebbe avere».

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