Quando le cose vanno male, il miglior rimedio è pensare che, prima o poi, andranno bene. È il principio dell’Ecclesiaste: “c’è un tempo per piangere e un tempo per ridere / un tempo per gemere e un tempo per ballare”, tanto per capirsi.
Deve essere più o meno con questa convinzione che, nel 1937, i membri del National Industrial Council si sono ritrovati e, in piena Grande Depressione, hanno pensato che il Paese avesse bisogno di un po’ di incoraggiamento. Bastava un messaggio di fiducia, una promessa di un futuro migliore.
E allora crearono un video, un discorso motivazionale, insieme allo scrittore e sceneggiatore Lowell Thomas (sempre per capirsi, quello che ha inventato il film su Lawrence d’Arabia”) e lo hanno chiamato Frontiers of the Future. Racconta anzi – promette – come sarebbe stato il futuro dell’industria americana. “Le Frontiere del Futuro – racconta Lowell nel film – non si trovano su nessuna mappa. Ma sono nelle menti degli uomini”. E ancora: di fronte ai problemi, alle difficoltà, alla fine dei sogni – e dei posti di lavoro – una frase si pone: “finché c’è un problema da risolvere o un desiderio da realizzare, l’ingegno degli americani non riposa”. Cosa che, come mito fondativo (o meglio. Ri-fondativo) di una nazione non è male. È stato nel 1937 che gli Usa hanno cambiato verso?
Il video è questo:
Può essere divertente, a volte ingenuo: ma la promessa di auto che fanno fino a 400 km con un litro, rubini ricavati dal nocciolo di pesca e lana dal formaggio fa ancora sognare.
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