Non ci sono solo le spese pazze di Norberto Achille nello scandalo che sta rivoltando come un calzino Ferrovie Nord Milano, la holding lombarda quotata in borsa finita nel mirino della magistratura. Fonti ben informate assicurano che l’uso disinvolto della carta di credito aziendale da parte dell’ingegnere laureato al Politecnico potrebbe essere la punta di un iceberg per scoprire un sistema di clientelismo politico rodato da diversi anni. Tutto ruota intorno alla figura di Carlo Alberto Belloni, ormai ex presidente del collegio sindacale di Fnm, indagato per favoreggiamento, perché non avrebbe vigilato sui presunti comportamenti illeciti di Achille. Ma la domanda che si pongono gli addetti ai lavori è se non abbia sorvegliato anche altre questioni che sono state oggetto in questi mesi degli audit dell’Organismo di Vigilanza dell’azienda, proprio come per le spese pazze di Achille. In particolare presto i fari si potrebbero accendere sulle cosiddette assunzioni per chiamata diretta in favore di alcuni collaboratori o persone vicine a politici di centrodestra, nazionale e lombardo.
Presto i fari si potrebbero accendere sulle cosiddette assunzioni per chiamata diretta in favore di alcuni collaboratori o persone vicine a politici di centrodestra, nazionale e lombardo
Del resto, l’inchiesta nasce – si legge tra le carte della procura che ha chiesto l’interdizione dai pubblici uffici di Achille – perché due funzionari si presentarono a metà febbraio dai carabinieri per denunciare «rilevanti criticità con riferimento alle spese aziendali, ed in particolare la presenza di numerosi rimborsi per spese non autorizzate né autorizzabili riconducibili all’Ufficio di Presidenza». Questione che era esplosa in azienda tanto che Belloni aveva chiesto «che il contenuto del “report” venisse “ammorbidito”, per la preoccupazione, espressa dal medesimo, che “viene la Guardia di Finanza gli facciamo trovare le porte aperte e tutto già scritto”. I due funzionari aggiungevano che all’esito di quella concitata discussione era prevalsa la posizione di Belloni, convenendo i presenti di modificare il report in senso più mite “omettendone alcune parti ed escludendo gli allegati che riportano ì dettagli delle varie spese». Linkiesta ha potuto visionare un altro audit dove lo stesso Organismo di Vigilanza metteva in guardia l’azienda e il direttore delle risorse umane Alfredo Mosini: tra le assunzioni attuate in deroga alle disposizioni si sottolineava che “per 3 posizioni è opportuno osservare che si tratta di assunzioni di risorse che hanno maturato precedenti esperienze lavorative con esponenti politici di rilievo”.
E qui va fatto un inciso. Perché Mosini non è un personaggio pubblico qualunque. Socialista, fu assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Milano durante la stagione di Mani Pulite e fu tra i primi a collaborare con l’ex pm Antonio Di Pietro. Non solo. Mosini ha ricevuto pure una condanna a tre anni nel 2003 per il filone sulle mense di Tangentopoli. I tre casi indicati dall’audit riservato sono quelli di Emanuele Bottini, assunto con un contratto di 12 mesi a tempo determinato presso il sevizio comunicazione e relazioni esterne, Andrea di Rienzo, assunto a tempo indeterminato presso il servizio marketing territoriale e accessibilità stazioni di Ferrovienord e Giorgia Sclosa, assunta a tempo determinato di 12 mesi presso il servizio comunicazione e relazioni esterne.
L’inchiesta nasce perché due funzionari si presentarono a metà febbraio dai carabinieri per denunciare «rilevanti criticità con riferimento alle spese aziendali, ed in particolare la presenza di numerosi rimborsi per spese non autorizzate né autorizzabili riconducibili all’Ufficio di Presidenza»
Viene anche sottolineato come in merito a tali assunzioni «non sono stati attivati i flussi informativi adeguati e che su tutte le 16 assunzioni a chiamata diretta esaminate i singoli soggetti abbiano fatto ricorso all’autocertificazione riguardo l’assenza di carichi pendenti con la legge». Di questi 16 in cinque casi l’autocertificazione è arrivata addirittura due mesi dopo l’inserimento in azienda. Quindici giorni dopo la relazione del controllo di vigilanza di Ferrovie Nord al presidente al direttore generale e al responsabile delle risorse umane, il consigliere del Movimento 5 Stelle Stefano Buffagni ha presentato una interpellanza su persone che si trovano in struttura Ferrovie Nord assunti ma «privi di qualifiche da giustificare il ruolo di riferimento».
Nella lista di Buffagni ci sono uomini importanti di Fnm come Michele Passamani, «oggi responsabile relazioni esterne e comunicazione Fnm, curriculum vitae non pervenuto», puntualizza Buffagni. Passamani è stato consigliere e capogruppo di Forza Italia a Monza. La segretaria di Passamani, Giorgia Sclosa, è stata assistente di presidenza di una concessionaria pubblicitaria de Il Giornale di Daniela Santanchè. C’è poi Emanuele Bottini, già evidenziato nell’audit e già consigliere comunale di Busto Garolfo, Marco Marsico, attualmente assunto in Trenord e già assistente dell’ex consigliere regionale Renzo Azzi, e Gioacchino Caianiello, “titolare di una consulenza pagata 9mila euro al mese da una controllata Fnm” si legge nell’interpellanza di Buffagni “già coordinatore del Popolo della Libertà nella provincia di Varese, aveva subito condanne penali (rimediate condanne in primo grado per estorsione e peculato, ndr), anche con riferimento a reati contro la Pubblica Amministrazione”. A questi si aggiungono lo stesso Belloni già presidente onorario dell’associazione Agorà – liberi e forti, “vicino all’ex ministro Mariastella Gelmini e Daniela Massara, impiegata alla comunicazione Fnm e compagna», si legge nell’interpellanza dei grillini, «di Cristiano Puglisi, fondatore del club Forza Silvio” e del disciolto club Forza Italia Regina Teodolinda. Insomma, i pareri dell’audit interno dell’azienda e quello del consigliere regionale del Movimento 5 Stelle non sembrano così differenti, e due settimane dopo scoppia il bubbone con le indagini a carico dei vertici di Ferrovie Nord Milano.