Una firma di tutto riposoL’enigma degli effetti degli 80 euro di Renzi

Da Pina Picierno a Ignazio Visco

Quali sono gli effetti del bonus degli 80 euro sui consumi? L’attenzione data a questo tema è proporzionale all’ammontare di risorse che il governo Renzi ha destinato a questo provvedimento: all’incirca 10 miliardi di euro all’anno.

Il punto più elevato della propaganda intorno agli effetti salvifici degli 80 euro è naturalmente rappresentato dalla famosa dichiarazione televisiva dell’europarlamentare del PD Pina Picierno, la quale nel maggio del 2014 sostenne che – secondo il Censis – grazie agli 80 euro i consumi sarebbero aumentati del 15%. Dal momento che i consumi italiani sono all’incirca 1200 miliardi di euro, un aumento del 15% sarebbe pari a 180 miliardi di euro.

10 miliardi di bonus che si tramutano in 180 miliardi di consumi in più sono qualcosa di fantasmagorico

Diciamocelo: 10 miliardi di bonus che si tramutano in 180 miliardi di consumi in più sono qualcosa di fantasmagorico, ipergalattico, anche un po’ elettorale. La sparata dell’aumento dei consumi del 15% mi costrinse allora a introdurre il nuovo concetto statistico di #piciernile: il 15% di aumento inventato da Pina Picierno.

Ecco il tweet di allora:

https://twitter.com/ricpuglisi/status/464388775062560768

Tornando a discorsi più seri, il tema dell’effetto degli 80 euro sui consumi è tornato alla ribalta nei giorni scorsi quando – nelle sue Considerazioni Finali – il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha menzionato alcuni risultati preliminari derivanti dall’Indagine sui Bilanci delle Famiglie relativa al 2014, secondo cui il bonus stesso sarebbe stato consumato in media al 90%, ovvero si sarebbe trasformato quasi integralmente in consumi.

In un bel pezzo pubblicato ieri su Lavoce.info, Luigi Guiso confronta questo risultato menzionato da Visco con i risultati di un’altra analisi presentata in un incontro presso l’Inps, secondo cui l’aumento del consumo dei lavoratori dipendenti è stato generalizzato dopo l’introduzione del bonus, ma ha soprattutto caratterizzato chi guadagna più di 26.000 euro, cioè chi non è beneficiario del bonus. Dunque secondo lo studio fatto dall’Inps, gli 80 euro sembrano avere prodotto un effetto trascurabile sui consumi.

Guiso solleva due questioni importanti. La prima riguarda il modo in cui è verosimilmente costruita la stima di Bankitalia: dal momento che i dati provengono da un sondaggio effettuato su un campione di famiglie, può senz’altro accadere che le famiglie forniscano risposte distorte a proposito dell’utilizzo degli 80 euro. Ad esempio potrebbero accentuare la risposta sull’ammontare del bonus consumato in quanto da loro si aspetta una risposta “consumistica” di questo tipo. Potrebbero anche sottostimare l’ammontare consumato, per una qualche forma di pudore.

Secondo l’Inps, gli 80 euro sembrano avere prodotto un effetto trascurabile sui consumi

Il secondo tema sollevato da Guiso, che sul punto riprende un suo pezzo precedente, riguarda il metodo corretto per stimare gli effetti degli 80 euro: l’idea è di utilizzare i dati Istat sui consumi effettivi delle singole famiglie (cioè del campione analizzato da Istat) e di verificare tramite il codice fiscale se queste famiglie hanno ricevuto o meno il bonus degli 80 euro e in quale misura. In questo modo è possibile effettuare una cosiddetta analisi difference in differences (“differenza nelle differenze”), cioè confrontare la variazione nei consumi prima e dopo l’introduzione del bonus per chi lo ha ricevuto e per chi non lo ha ricevuto.

Per quale ragione bisogna ricomprendere nell’analisi anche coloro che non hanno ricevuto il bonus? La ragione è presto detta: confrontando l’evoluzione temporale nei consumi tra i due gruppi si può eliminare l’effetto del ciclo economico, ad esempio una fase recessiva che abbassa il consumo di entrambi i gruppi. Gli 80 euro avrebbero un effetto positivo sui consumi se il calo per chi li ha ricevuti è significativamente minore rispetto a chi non li ha ricevuti.

Siamo dunque giunti al test definitivo sugli 80 euro? Non proprio. La destinazione di 10 miliardi di euro per finanziare questo bonus è solo una tra le molte possibili. Quei 10 miliardi avrebbero potuto essere utilizzati per ridurre in maniera consistente l’Irap, oppure per introdurre un reddito minimo garantito, oppure per riportare l’Imu all’incirca al livello dell’Ici.

Com’è giusto che sia, il governo impone la sua agenda attraverso le sue scelte di politica economica, ma è un grave errore da parte dell’opinione pubblica focalizzarsi sui soli effetti degli 80 euro – peraltro dubbi – senza ragionare parallelamente sugli effetti di provvedimenti alternativi.

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