I dati parlano chiaro: la regione d’Europa con meno disoccupazione è quella di Praga, con un tasso di disoccupazioe del 2,5%. Quella in cui è più alta, invece, è l’Andalusia, con il 34% di disoccupazione.
Sono statistiche elaborate dall’Eurostat su dati nazionali. Tra le prime dieci posizioni, dopo Praga, figurano solo regioni tedesche, con un tasso che si aggira appena sotto il 3%. Tra le ultime dieci si trovano invece regioni greche (Attica e Macedonia greca, con il 27,3 e il 27,6%) e, a seguire, solo regioni spagnole. Per queste ultime il quadro, come è evidente, è molto preoccupante.
Meno evidente, però, è che anche la posizione di Praga non è così vantaggiosa come sembra. Se in Spagna la disoccupazione è troppa, a Praga è troppo poca. Possibile? Lo spiega bene il giornale ceco Lidové noviny, che evita i facili trionfalismi del primato: gli effetti del 2,5% di disoccupazione possono essere “devastanti allo stesso modo”.
In primo luogo, “tutto è dovuto da una centralizzazione della ricchezza del Paese in una sola regione, cosa che non avviene nella maggior parte degli altri Paesi occidentali”. Il resto della Repubblica Ceca, di conseguenza, ha tassi di disoccupazione più elevati.
“Perché l’economia riesca a mantenere una crescita del 2,5% quest’anno, il numero di persone attive dovrà aumentare dell’1%. Per una crescita più alta, serviranno ancora più persone. Dove le si troverà?”. Insomma, tutti lavorano, ma il problema è che non basta. E questo rischia di bloccare l’economia in un momento cruciale della sua storia. Ma adesso almeno, se qualcuno cerca lavoro e non ha problemi con la Pilsener, la destinazione la conosce.