Portineria MilanoAdesso Renzi ha bisogno dei grillini e di Civati per vincere a Venezia

Adesso Renzi ha bisogno dei grillini e di Civati per vincere a Venezia

«Venezia è come mangiare un’intera scatola di cioccolatini al liquore in una sola volta», diceva lo scrittore americano Truman Capote. E come dargli torto, in vista del ballottaggio del 14 giugno tra il candidato di centrosinistra Felice Casson e quello di centrodestra Luigi Brugnaro. Perché il Partito Democratico di Matteo Renzi da queste parti, dopo la sconfitta in Liguria con Stefania Paita, rischia di ubriacarsi e perdere una delle città simbolo del centrosinistra, dove è ancora caldo lo scandalo del Mose di Venezia che fece fuori l’ex sindaco Giorgio Orsoni.

Casson, profilo indipendente nel Pd, magistrato anticorruzione, per spuntarla contro un Brugnaro pronto a chiedere una mano alle truppe cammellate che in Regione hanno eletto il leghista Luca Zaia, si ritrova di fronte a un’empasse. La  strada è una: il Pd ha bisogno di chiamare a raccolta il voto del Movimento Cinque Stelle e ritrovare quelli persi lungo la strada anche a causa della pesante sconfitta di Alessandra Moretti in Regione. E chissà, magari Renzi dovrebbe chiedere un aiuto pure a Pippo Civati, appena fuoriuscito dal Pd e che da queste parti, alle primarie di centrosinistra del 2013 arrivò secondo e ha avuto sempre un ottimo rapporto con Casson. Per Renzi sembra la legge del contrappasso: ha snobbato più volte i pentastellati e non ha fatto nulla per trattenere il nuovo leader di “Possibile”. E ora ha bisogno di loro.

La situazione è critica. Lo sa bene Beppe Caccia dei comitati di sostegno a Casson. «Il Movimento Cinque Stelle deve scegliere da che parte stare. O appoggiare Casson, oppure affidare la città nelle mani di un neo-Berlusconi con venti anni di ritardo con pesanti conflitti di interesse che non farà altro che cementificare la città, o aggiungere nuovi devastanti scavi in Laguna per le Grandi Navi». Secondo Caccia non c’è bisogno di un Renzi che venga in trasferta in Laguna. «Per aiutare Casson gli basterebbe restare a palazzo Chigi e, con un decreto, modificare i criteri del patto di stabilità a un città penalizzata da Roma». Su quest’ultimo punto ci potrebbero essere già alcune novità nei prossimi giorni: lo stesso Casson è a Roma per discutere con il governo della questione.

«ll Movimento Cinque Stelle deve scegliere da che parte stare. Se vuole appoggiare Casson oppure affidare la città nelle mani di un neo Berlusconi con venti anni di ritardo con pesanti conflitti di interesse»

Di fatto, il candidato di centrosinistra parte con un minimo di vantaggio rispetto a Brugnaro. In città il magistrato non ha subito l’effetto Alessandra Moretti, che ha trascinato in basso il Partito Democratico. Il Pd da queste parti arriva al 16%, di un punto sotto la lista civica per il candidato sindaco. Non a caso, nella città lagunare, il magistrato veneziano prende più della sfidante di Zaia in Regione. Allo stesso tempo però la lista civica del candidato di centrodestra è al 20%, rispetto al 17% del suo sfidante, ma è il risultato dello svuotamento di Forza Italia che si attesta a un misero 3%. Le incognite intorno a cui gravita il ballottaggio restano due: il 12% di Davide Scano del Movimento Cinque Stelle e l’11% di Gian Angelo Bellati della Lega Nord. I primi, al momento, non si scompongono. I rapporti con Casson restano tesi. Nelle ultime settimane le polemiche sono state all’ordine del giorno. I grillini, Scano stesso, hanno denunciato presunti brogli elettorali da parte della lista Casson. 

Ma il pm del caso Gladio e delle prime Tangentopoli venete è sempre stato disposto al dialogo. Non a caso alcuni elettori grillini a questa tornata hanno votato per il candidato di centrosinistra. E nei prossimi giorni potrebbero esserci novità in vista. Dal punto di vista della comunicazione servirebbe un intervento dello stesso Beppe Grillo o – al massimo – del direttorio pentastellato. Del resto, lasciare la città nelle mani di Brugnaro potrebbe rappresentare una vera sconfitta. Dall’altro lato, appare ormai assodato l’apporto della Lega Nord a Brugnaro. Come anche quello di Francesca Zaccariotto.

Infine c’è il fattore Civati. Pippo è uscito dal gruppo da qualche settimana. Ma è sempre stato un grande sostenitore di Casson – e non a caso fu lo stesso magistrato a sostenerlo alle ultime primarie contro Renzi, arrivando secondo, prima di Gianni Cuperlo. Ma l’incastro è complesso: il Pd da queste parti ha bisogno di conquistare anche i voti del centrodestra, quelli dei berlusconiani che sono rimasti folgorati dal Rottamatore nell’ultimo anno di governo. Civati, però, potrebbe dare una mano anche nel dialogo con M5s. Insomma, le incognite sono tante e di fronte rimane solo un cubo di Rubik, da ricomporre presto, su cui si giocano i destini di una delle città più belle e importanti in Italia. 

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