Ci saranno reduci di Futuro e Libertà e componenti di Fratelli d’Italia. Ex parlamentari del Movimento Sociale, di Alleanza Nazionale, del Popolo della Libertà. Dopo le ultime delusioni, molti sono scomparsi dalla scena. Sono la rappresentazione vivente della diaspora che ha frammentato la destra italiana negli ultimi anni. Si incontreranno tutti insieme, ancora una volta. L’appuntamento è per domani a Palazzo Wedekind, nel centro di Roma. Un seminario organizzato da una ventina di associazioni d’area con l’ambizioso obiettivo di ricostruire un progetto politico unitario. Sullo sfondo, i nodi ancora irrisolti legati al patrimonio della fondazione Alleanza Nazionale.
Tra i partecipanti spiccano alcuni dirigenti politici che hanno smesso di frequentare il Palazzo da un po’ di tempo. Ma non solo. Ci saranno Mario Landolfi, Roberto Menia, Pasquale Viespoli. Ci sarà Gianni Alemanno, tra i protagonisti dell’iniziativa. E con loro il primo cittadino di Ascoli Piceno Guido Castelli, oggi in Forza Italia, che molti considerano il volto nuovo in grado di rappresentare questo progetto. Uno dei pochi sindaci ad aver arginato con successo l’avvento del renzismo e dei grillini. Il nome dell’iniziativa non fa mistero delle aspettative. «Nuova, vera, unita: un progetto per la destra italiana». A Piazza Colonna sarà presentato un appello alle forze politiche assenti, ma si proverà anche a stringere un accordo per stabilire le regole della riunificazione. Basta recriminazioni con il passato. Per riunificare la destra si riparte da zero. Gli organizzatori hanno già chiesto di annullare «ogni rendita di posizione», superando «la logica dei partiti personali e dei cerchi magici».
Sullo sfondo resta l’intricata vicenda della Fondazione di Alleanza Nazionale
Resta l’intricata vicenda della Fondazione Alleanza Nazionale. Ai primi di ottobre è stata convocata l’assemblea generale di tutti gli iscritti. Per i protagonisti della destra italiana sarà quello il momento del vero confronto: in ballo c’è il destino di un’area politica. Alcuni preferiscono conservare il carattere di testimonianza della fondazione. Espressione culturale di una stagione politica ormai tramontata. Altri sognano la rinascita di un vero e proprio partito. Una nuova Alleanza Nazionale in grado di opporsi al centrosinistra rapportandosi alla pari con la Lega di Matteo Salvini. È un percorso difficile, che non può prescindere dalle piccole lotte di potere e le storiche rivalità tra correnti. Un progetto reso complicato dalle diverse aspirazioni dei protagonisti, ma anche da questioni più concrete.
MESSAGGIO PROMOZIONALE
È il caso del simbolo di Alleanza Nazionale: la Fondazione ne ha concesso l’utilizzo a Fratelli d’Italia, l’unica realtà presente in Parlamento. Ma se dovesse nascere un nuovo partito cosa succederebbe? E poi ci sono le disponibilità economiche della Fondazione. «Sono almeno duecento milioni – racconta uno dei dirigenti politici attesi a Roma – Ci sono molti immobili di proprietà, ma anche denaro che potrebbe essere utilizzato per dar vita a un nuovo partito politico». Eppure non tutti sembrano d’accordo a finanziare la nuova avventura. Al netto delle differenze di vedute, il tema resta sempre lo stesso. I reduci di Alleanza Nazionale sono davvero pronti a mettere da parte i vecchi rancori e tornare insieme?
Chi progetta il nuovo partito ricorda la nascita della Fondazione. Un organismo creato alla vigilia dell’ingresso nel Popolo della Libertà proprio per tutelare le tradizioni politiche di Alleanza Nazionale. Fallita l’esperienza insieme a Forza Italia, oggi molti sognano di ripartire da lì. Per creare un nuovo movimento, ampio e inclusivo, tanti protagonisti della diaspora postmissina chiedono più o meno apertamente il superamento di Fratelli d’Italia. Al centro delle critiche finisce la scelta strategica di un legame troppo stretto con Matteo Salvini. Tanti reduci di Alleanza Nazionale temono il rischio di essere fagocitati dalla Lega Nord. Anche perché è proprio cavalcando temi cari alla destra che il leader padano ha visto crescere il suo consenso.
Mentre si apre il dibattito sul futuro della Fondazione, torna a farsi sentire Gianfranco Fini
C’è poi una questione numerica. La storia recente dimostra che in Italia un partito di destra unitario può raccogliere un consenso importante. Alle Politiche del 2006, ultima apparizione di Alleanza Nazionale, si era arrivati al 12 per cento. Conquistando quasi cinque milioni di voti. È possibile tornare a parlare a quegli elettori? Gli organizzatori del convegno di Palazzo Wedekind sono convinti di sì. «Vogliamo costruire una Destra di identità e di governo – spiegano – che riesca a colmare il vuoto che esiste tra il populismo moralistico grillino, gli equivoci padani e della Lega e l’area del centrisimo liberale e popolare».
Mentre si apre il dibattito sul futuro della Fondazione, torna a farsi sentire Gianfranco Fini. L’erede di Giorgio Almirante che nel 1994 traghettò il MSI nel progetto di Alleanza Nazionale oggi presiede un think tank d’area: Liberadestra. Anche lui, come gli ex colleghi di partito, attende interessato l’assemblea generale di ottobre. Per dar vita a un nuovo soggetto e conquistare il consenso degli elettori, ha spiegato sul sito della sua associazione, «servono idee forti e proposte nuove capaci di alimentare speranze concrete». È un percorso lungo, che Fini vuole seguire in prima persona. «Gli amici di Liberadestra iscritti alla Fondazione An – scrive – faranno sentire la loro voce».