I turisti italiani hanno paura dell’Isis, la Tunisia è rimasta sola

Tour operator in allarme

Quattrocentomila posti di lavoro a rischio. Quasi un milione, considerando l’intero indotto legato al turismo. A pochi giorni dall’ultimo attentato in Tunisia, dall’altra parte del Mediterraneo si fanno i conti con la strage di Sousse. Anche dal punto di vista economico il bilancio è drammatico. Il secondo attacco jihadista in pochi mesi rischia di mettere in ginocchio il settore. Non è una questione secondaria: l’industria delle vacanze tunisina vale il 7 per centro del Pil locale. Senza contare le ripercussioni mediatiche. Dopo la strage al museo del Bardo e quella dell’hotel Riu Imperial Marhaba, ad essere colpita è l’immagine stessa del Paese. Era una delle mete turistiche più ambite, rischia di diventare la prima linea dello scontro con il terrorismo internazionale. 

Per il momento i tour operator italiani non hanno sospeso le prenotazioni. Chi ha programmato una vacanza in Tunisia non è obbligato a cambiare destinazione, chi vuole partire può ancora farlo. Ma potrebbe essere solo questione di tempo. A fare la differenza sarà la posizione adottata dalla Farnesina. Fino a questo momento, nonostante diverse raccomandazioni, non è stato ancora emesso uno “sconsiglio”. È l’avviso di maggiore allerta previsto sul sito di informazioni viaggiaresicuri.it. Insomma, il ministero degli Esteri richiama alla prudenza i viaggiatori diretti verso il paese nordafricano, senza sconsigliare ufficialmente le partenze. «Ma c’è una buona possibilità che presto la situazione possa cambiare» racconta un dirigente di uno dei principali operatori del settore. «E a quel punto noi saremo costretti a chiudere tutte le operazioni con la Tunisia». 

Ma potrebbe essere solo questione di tempo. A fare la differenza sarà la posizione adottata dalla Farnesina. «A quel punto saremmo costretti a chiudere tutte le operazioni con la Tunisia»

Per l’economia tunisina sarebbe un dramma, l’ennesimo. Già all’inizio dell’anno i tour operator avevano registrato un netto rallentamento delle richieste di viaggio verso quel Paese. Colpa della strage parigina di Charlie Hebdo, soprattutto. Ma anche dei rinnovati timori verso il terrorismo islamico, legati alla crescente preoccupazione per il Califfato nero. «Già da mesi la Tunisia aveva un numero esiguo di richieste, molto più basso dei picchi di qualche anno fa». Il primo vero crollo di prenotazioni, però, è arrivato a marzo. Dopo la strage al museo del Bardo di Tunisi costata la vita ventuno persone, tra cui quattro italiani. È stato allora che le grandi compagnie di crociera – Costa e Msc su tutte – hanno deciso di cancellare qualsiasi scalo sulle coste tunisine. Una scelta che ha avuto un impatto non indifferente sull’economia turistica locale, a vantaggio di altre zone del Mediterraneo. Al posto del Nordafrica – dove attraccavano tutto l’anno – la navi da crociera hanno cambiato direzione verso la Sicilia, le Baleari e Malta. A seconda della stagione. 

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MESSAGGIO PROMOZIONALE

Eppure nelle ultime settimane ci si era illusi di una ripresa. «Un paio di mesi dopo il primo attacco al museo del Bardo – raccontano all’Ente nazionale tunisino per il turismo – gli italiani avevano ricominciato ad andare in Tunisia». Certo, si erano moltiplicate le telefonate di chi chiedeva informazioni sulla sicurezza del Paese. Eppure con l’avvicinarsi dell’estate c’era la convinzione di poter limitare i danni a una stagione già in grande affanno. I vacanzieri erano tornati sulle coste nordafricane. «E non è un caso se l’albergo di Sousse scelto dall’attentatore fosse pieno di turisti». Adesso l’ultima tragedia jihadista rischia di colpire definitivamente il settore. «Siamo davvero preoccupati» rivelano all’Ente nazionale del turismo. «La situazione è gravissima» ha confermato la ministra Selma Elloumi Rekik al Corriere. Anche le misure prese in queste ore potrebbero essere inutili. Da mercoledì prossimo entreranno in azione mille agenti dedicati esclusivamente a proteggere turisti. Un corpo armato che sarà dislocato sulle spiagge, nei musei e intorno agli alberghi. 

Le prenotazioni cancellate riguardano soprattutto la zona dell’ultimo attentato, il golfo di Hammamet. Tour operator prudenti, ma non ottimisti: «È ancora presto per i primi bilanci»

I tour operator italiani non sembrano troppo ottimisti. Qualcuno cerca di nascondere i timori. Raccontano che le prenotazioni cancellate riguardano soprattutto la zona dell’ultimo attentato, il golfo di Hammamet. Alla fine chi ha programmato una vacanza in un’altra regione partirà ugualmente. «In questo Paese noi abbiamo un solo resort, a Djerba» raccontano dal Club Med. «È una località distante almeno 300 chilometri da Sousse. Qui la situazione è calma e tranquilla, finora non abbiamo registrato alcuna cancellazione». Chi ha legami commerciali più stretti con la Tunisia preferisce non commentare. «Sono passati solo pochi giorni dalla tragedia, è ancora presto per i primi bilanci». Fin dalle prime ore dopo l’attentato, Eden Viaggi ha messo a disposizione dei suoi clienti un numero di telefono attivo 24 ore. Un servizio di assistenza per chi aveva già prenotato una vacanza nella zona colpita dall’attentato. Dall’altra parte del Mediterraneo c’è chi attende con ansia la decisione dei turisti italiani. L’ombra lunga della jihad ha già colpito dove meno ci si aspettava.

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