«Lancio un grido di allarme alle Pmi: devono adottare delle regole di governance che assicurino il passaggio generazionale. In Veneto molte imprese negli ultimi anni hanno chiuso non solo per la crisi, ma per il problema della successione». Riccardo Illy parla dal palco di un’iniziativa della società di consulenza Governance Consulting, nell’Aula Carlo de Carli del Politecnico di Milano. Si stanno per assegnare i premi “Ambrogio Lorenzetti” alle aziende che hanno saputo modernizzare e rendere più efficienti i consigli di amministrazione.
Davanti alla platea di manager e imprenditori il presidente del gruppo Illy non risparmia le critiche a chi gestisce le aziende italiane, soprattutto quelle piccole a conduzione familiare. Al di là dei blocchi alla crescita che vengono dall’esterno, a partire da una produzione legislativa “pletorica e contraddittoria”, ha detto l’ex sindaco di Trieste ed ex parlamentare, «rimane aspetto culturale: la difficoltà del passaggio da un’impresa padronale a un’impresa manageriale. Molte imprese hanno solo l’imprenditore, magari affiancato da un solo manager». Se a queso «socio-imprenditore-manager» non subentra un figlio o una figlia capace, si può arrivare dritti alla chiusura. «È un motivo per indurre le Pmi a rivedere la governance, cominciando col suddividere il ruolo degli amministratori da quello dei manager».
È poi arrivata l’ora di superare quella che Claudio Demattè definiva “Impresa povera, famiglia ricca”: un modello che frenato l’entrata di nuovi soci, le esportazioni e l’innovazione
È poi arrivata l’ora di superare il meccanismo che Claudio Demattè, fondatore della Sda Bocconi e uno dei grandi economisti aziendali del dopoguerra, definiva “Impresa povera, famiglia ricca”. «L’impresa veniva tenuta indebitata per pagare poche tasse – ha detto Illy -. Questo modello ha costituito un freno per l’entrata di nuovi soci, per le esportazioni e per l’innovazione. Anche perché buona parte di quegli imprenditori self-made hanno un titolo di studio basso. Hanno messo in piedi imprese straordinarie, che però hanno difficoltà a parlare con università».
C’è però una nota positiva, data proprio dalle giovani generazioni: «L’ingresso di manager esterni è facilitato proprio dall’ingresso in azienda dei figli, che spesso hanno una laurea e capiscono che è necessario fare questi cambiamenti. È importante che la nuova dirigenza arrivi prima del passaggio generazionale».
Bisogna pensare da grandi, «perché lo sviluppo di modalità di governance da grandi imprese nelle Pmi faciliterebbe la crescita economica nel nostro Paese». Il modello da seguire sarebbe quello anglosassone, che prevede un numero elevato di consiglieri indipendenti.
Riccardo Illy ha citato come esempio la holing della sua famiglia, che raggruppa quattro aziende. «Nella nostra società ci sono nove componenti: solo quattro sono componenti della famiglia, degli altri ognuno ha una specifica competenza, come comunicazione, finanza, ricerca e sviluppo. Ciascuno – ha aggiunto – ha una delega a ragionare più in profondità e a rapportarsi con il management. Non per gestire le risorse, ma con il compito specifico di portare il proprio punto di vista nel campo in cui ha ricevuto l’incarico».
La ricerca: nei cda quote rosa ma formazione carente
Nel corso della premiazione sono inoltre stati presentati i risultati della ricerca condotta da GC Governance Consulting, “L’attività di consiglieri di amministrazione”.
I risultati dell’indagine:
«Il quadro che emerge dalle risposte ricevute dal panel di riferimento è indicativo di una situazione in trasformazione – commenta Stefano Modena, vice presidente di GC Governance Consulting -. Possiamo di fatto dare per assodato che i consiglieri di amministrazione abbiano chiaro come sia un loro preciso dovere prepararsi adeguatamente alle riunioni per sostenere le proprie idee, anche se divergono da quelle dei colleghi. La sensibilità ai temi di governance appare ottima, con una larghissima maggioranza di consiglieri che sostiene di contribuire attivamente al suo miglioramento». Passi avanti notevoli ci sono stati negli ultimi anni anche per quanto riguarda la presenza di donne nei consigli di amministrazione, a seguito della legge sulle quote rosa.
Modena, GC Governance Consulting: «Sulla remunerazione degli ad c’è poca sensibilità. Oltre ad una questione di equità si tratta di non sottrarre all’azienda le risorse per la crescita e lo sviluppo»
Tuttavia i problemi ci sono, primo tra tutti quello degli stipendi degli amministratori delegati. «Per quanto concerne la remunerazione, in particolare degli amministratori delegati, si è rilevata una minore sensibilità – sottolinea Modena -. Questi, infatti, devono essere adeguatamente compensati senza però eccedere i parametri di mercato, neanche quando appartengono al gruppo di controllo. Oltre ad una questione di equità si tratta di non sottrarre all’azienda le risorse per la crescita e lo sviluppo».
Altri aspetti problematici sono il confronto con la governance dei concorrenti, ancora troppo limitato, la formazione carente dei consiglieri e la compliance, ossia i sistemi di controllo, sulla quale c’è «ancora parecchio da fare al fine di estenderla ad una parte significativa delle aziende».
I verdetti del premio Ambrogio Lorenzetti
Durante la cerimonia del premio “Ambrogio Lorenzetti” sono stati assegnati 15 riconoscimenti tra le numerose aziende e consiglieri selezionati per la fase finale. Tutti i premiati:
Categoria Società quotate:
1° Classificato, ex aequo: Anima Holding e Banzai
3° Classificato: Damiani
Società non quotate:
1° Classificato: Thun
2° Classificato, ex aequo: Buongiorno/B-Ventures e Sapio Produzione Idrogeno Ossigeno
Partecipate dalla Pubblica Amministrazione:
1° classificato: Fondazione La Triennale di Milano
2° classificato: Poste Vita
3° classificato: Azienda Trasporti Verona
Categoria Start up:
1° classificato: MadeInItaly Ventures
2° classificato: Effetto Cinema
3° classificato: Noxamet
Consiglieri di Amministrazione
1° classificato: Paola Schwizer
2° classificato: Gianluca Cimini
3° classificato: Lucia Calvosa
Il dettaglio delle motivazioni e della composizione della giuria: